La Corte conclude che gli elementi e le informazioni portati a Sua conoscenza non stabiliscono l’esistenza di alcun legame di sovranità tra il territorio del Sahara Occidentale e il Regno del Marocco

Corte Internazionale di Giustizia

L'Aia, 16 ottobre 1975

lunedì 21 luglio 2008

Oujda: il ghetto occulto


Oujda è una fermata d'obbligo per i migranti subsahariani che vogliono raggiungere la Spagna. La maggioranza risiede nel campus dell'università, dove il rettore ha proibito l'accesso alla polizia marocchina. Senza cibo, acqua né mezzi di igiene, aspettano lì un'opportunità per saltare a Melilla.

Questo è quanto si leggeva oggi nel settimanale spagnolo Interviú e che forse ci dovrebbe far riflettere riguardo la situazione di ricatto che vive l'intera popolazione del regime Makhzeniano, come vediamo, senza esclusioni.

“Siete giornalisti? Spagnoli? Vi devo chiedere di accompagnarmi". L'interlocutore era il decano della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Oujda, Mehuimi Mohamed. Alle sue spalle, vari agenti della polizia politica marocchina davano carattere di arresto alle sue parole. La rete di spie nel ghetto di Oujda ha denunciato la presenza di due giornalisti spagnoli tra gli immigranti nascosti nell'università. Da mesi, il rettore dell'Università di Oujda sistema gli immigranti nel loro viaggio verso la Spagna. Nelle installazioni pubbliche aspettano l’opportunità per attraversare in barca o tentare il salto allo steccato di Melilla. Il decano ha proibito l'accesso della polizia al campus per questioni umanitarie. Il recinto era popolato per più di 200 subsahariani. È il gran segreto del Marocco nelle sue conversazioni con la Spagna. Gli immigranti si nascondono a scarsa distanza dal palazzo dove José Luis Rodríguez Zapatero si riunì due settimane fa col monarca Mohamed VI per rinforzare lacci di cooperazione. La volontà del Marocco di occultare quello che lì succede si è tradotto per i due giornalisti spagnoli in più di sei ore di arresto ed interrogatori e la pretesa di eliminare tutte le prove grafiche del reportage che furono recuperate posteriormente grazie all'informatica.

Espandi...

mercoledì 16 luglio 2008

Soldi italiani per i sahrawi

Algeri, 15 lug. (Apcom) - L'Italia ha donato un milione di euro in aiuti ai rifugiati del popolo sahrawi che vivono in Algeria. Il contributo risponde a un appello rivolto a giugno ai paesi donatori dal Programma alimentare mondiale (Pam), ha annunciato l'Ambasciata italiana ad Algeri in un comunicato.

Il Pam, che da anni si occupa dei rifugiati sahrawi, ha lanciato l'appello ai donatori internazionali per rafforzare gli aiuti ed evitare i rischi di una penuria nei campi di Tindouf, nell'estremo sud-ovest algerino. Fonti della Farnesina hanno precisato che si tratta di un aiuto "a carattere umanitario", che il ministero versa di norma quasi ogni anno.

Espandi...

lunedì 7 luglio 2008

Ifni, l'inferno.

Una delle donne torturate selvaggiamente dalla polizia marocchina a Ifni [Reuters]

Se da una parte i movimenti italiani di appoggio al sahrawi ci congratuliamo dal supporto che alcune delle nostre autorità locali offrono ad un popolo che soffre da 33 anni l'esilio più infame, dall'altra dobbiamo rammentare la nula copertura di altri tragici eventi --come gli accaduti un mese fa a Sidi Ifni, Morocco-- da parte dei nostri media.

Triste è notare che, al contrario di Le Monde, El País, ecc. Il Corriere, La Repubblica e La Stampa non si sono accorti di nulla.

Ci sono informazioni allarmanti riguardo l'attuazione della polizia durante la manifestazione che un migliaio di disoccupati di questa cittadina di 20.000 abitanti del sud del Marocco hanno indetto 30 giorni fa.

Il direttore di Al Jazeera a Rabat, Hassan Rachidi, ha visto annullato l'accreditamento di stampa per il suo canale, e si trova adesso sotto processo per aver detto quanto non si poteva dire: ci sono stati più morti, diverse donne hanno riportato episodi di violenze sessuali, e le solite detenzioni arbitrarie si sono saldate con centinaia di denunce di tortura. Sarà un segno che 50 avvocati si siano mossi per diffendere Rachidi dal regime Makhzeinano a titolo volontario?

La nostra stampa era come al solito troppo impegnata nella morbosa --e forse redditizia-- cronaca come per buttare un occhio sul mondo (fatto salvo Lloret de Mar e l'Eurocopa).

Per rimanere a casa non possiamo che notare che l'ultimo riferimento dal giornale torinese al regno incantato non si faceva eco del clima di repressione che Amnesty, OMCT, ed altre prestigiose organizzazioni internazionali denunciano proprio in questi giorni. Ecco cosa scrivevano (o semplicemente traducevano) gli omini di Giulio Anselmi in questo periodo. Sommersi tra tonno e buchi di golf si sono persi questo. Se non fosse da piangere ci verrebbe da ridere.

Nel nostro piccolo invieremo questo link alle redazioni per ricordargli il loro dovere.

Espandi...

domenica 6 luglio 2008

La libertà è essere felici

Sabbar, desaparecido per 10 anni, arrestato e torturato più volte, è appena uscito, dopo 2 anni, dalla tristemente celebre carcere nera di El Aaiún.

La liberazione di Brahim Sabbar raccontata da Marco Belloni per PeaceReporter

Espandi...

OMCT denuncia repressione contro i sahrawi che difendono i Diritti umani

L'Organizzazione Mondiale Contro la Tortura (OMCT) ha criticato nell'ultima relazione annuale la repressione sistematica perpetrata dalle autorità marocchine sui sostenitori sahrawi che difendono i Diritti umani nei territori occupati del Sahara Occidentale.

L'OMCT ha segnalato in questa relazione che continua "l'uso della forza contro gli attivisti sahrawi nel Sahara Occidentale", sottolineando che "la maggior parte di questi attivisti sono stati oggetto di detenzioni arbitrarie."
La relazione annuale --elaborata dall'Osservatorio per la protezione dei sahrawi che difendono i Diritti umani nel Sahara Occidentale, la Federazione Internazionale dei Diritti umani e la OMCT-- ha indicato che le forze marocchine reprimono brutalmente le manifestazioni pacifiche e le concentrazioni di sahrawi che difendono i Diritti umani nei territori occupati del Sahara Occidentale.

Espandi...

sabato 28 giugno 2008

Consiglio regionale lombardo, sì a risoluzione sostegno popolo saharawi

La Repubblica: Approvata dal consiglio regionale una risoluzione presentata dal capogruppo Sveva Dalmasso (Per la Lombardia) a sostegno del popolo Saharawi. Il documento invita la Giunta lombarda ad appoggiare e promuovere campagne informative sulla situazione del Sahara Occidentale e prevedere interventi a favore del popolo Saharawi, contribuendo, "nei limiti delle proprie competenze costituzionali in tema di relazioni internazionali, a che il problema del popolo Sahrawi trovi soluzione nel rispetto delle risoluzioni adottate in sede Onu".

Espandi...

mercoledì 25 giugno 2008

REPRESSIONE IN MAROCCO

Il prossimo 30 giugno, giornata di lutto nella città di Sidi Ifni (Marocco).

I cittadini di Sidi Ifni hanno indetto per il prossimo lunedì una giornata di lutto nella città , in segno di solidarietà con le vittime di un intervento brutale delle forze di sicurezza marocchine inviate al posto per disperdere un sit-in pacifico organizzato a inizio giugno. L’episodio si è saldato con 8 morti, decine di feriti e più di 140 persone arrestate, indicano fonti di questa città.

Questo annuncio si produce più di 3 settimane dopo questi avvenimenti nei quali parteciparono migliaia di abitanti della città di Sidi Ifni che hanno ascoltato l'appello delle forze politiche e sindacali di percorrere le strade della città per chiedere il miglioramento della sua situazione socioeconomica.

La città di Sidi Ifni si trova letteralmente sotto assedio dal principio di questo mese, visto che le autorità marocchine mantengono un sequestro mediatico e militare, "col fine di mantenere la città isolata dal mondo esterno", si dispiacevano le stesse fonti.

Le forze di sicurezza marocchine che dominano la città hanno proibito alla stampa, specialmente alla televisione marocchina, di entrare per informare all'opinione pubblica marocchina ed internazionale sulla realtà di quanto accadeva in questa città del sud del Marocco.

Espandi...

sabato 21 giugno 2008

Daddach menato di nuovo

Brutale percossa all'attivista Saharawi di diritti umani, SIDI MOHAMED DADDACH da parte di poliziotti marocchini in borghese in El Aaiun (Sahara Occidentale), per le sue attività di difensore dei diritti umani, e del diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi.




L'Osservatorio dei Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati di Badajoz è stato informato per la propria vittima di questo atroce atto. L'attivista saharawi, residente in El Aaiun Occupato, Sidi Mohamed Daddach, si dedica alla difesa dei Diritti Umani nel Sahara Occidentale, è Presidente del Comitato Saharawi di Appoggio all'Autodeterminazione nel Sahara Occidentale e Premio Rafto di Diritti dell'Uomo nel 2002. Dadach che è anche collaboratore e traduttore delle Missioni di Osservazione di questo Osservatorio, ha subito la mattina del martedì 17 Giugno, una brutale bastonata per strada, dopo essere uscito dal domicilio della famiglia saharawi Ahl Sbaai, in El Aaiun, dove si erano riuniti per ricevere l'attivista saharawi e difensore dei diritti umani Brahim Sabbar, alla sua liberazione per il Regime marocchino dopo compiere una condanna di due anni nel “Carcere Nero” di El Aaiun, come conseguenza delle sue attività nella difesa dei Diritti Umani.

Sidi Mohamed Daddach era uscito martedì scorso alle 7 del mattino per andare, come molti saharawi, al suddetto domicilio a salutare e congratulare all'attivista Brahim Sabbar per il suo ritorno in libertà. Alle ore 9 mentre usciva dalla casa, l'attendevano molti agenti di polizia marocchini, inviati dal noto torturatore El Bahri Hamid, e diretti dall'ufficiale Aziz Tuhima. Alla chiamata di uno degli agenti e mentre si girava, Daddach ha ricevuto un forte colpo nella testa che lo ha lasciato sdraiato per terra, dopodiché circa 15 agenti hanno cominciato ad aggredirlo con calci, pugni, e colpi di manganello in tutto il corpo, includendo il suo viso e la testa fino a fargli perdere la coscienza. Una volta recuperata la coscienza, dopo una ventina di minuti, hanno cominciato ad insultarlo, umiliarlo, e perquisirlo di forma vessatoria. Gli insulti che gli proferivano, e le urla che riceveva, si riferivano alla sua attività come traduttore negli ultimi processi celebrati a Rabat e Marrakech con le Missioni di Osservatori ai processi contro attivisti, minacciandolo affinché smettesse di accompagnare le Missioni ai processi e le sue attività per il rispetto dei Diritti Umani e la libertà nel Sahara Occidentale. Dopo è stato perseguitato da un altro agente di sicurezza marocchina che gli ha buttato una pietra sulla schiena mentre continuava ad insultarlo fino ad arrivare all’Avenida de Smara di El Aaiun (corso principale della città, NdT.). Era da lunedì scorso che le cosiddette forze dell’ordine marocchine, gli intimorivano e minacciavano che gli avrebbero dato una bastonata che non avrebbe mai dimenticato.


Lo scorso 3 Giugno, questo Osservatorio ha potuto costatare come nel corso dell'ultima sessione del processo contro Enaama Asfari (attivista e membro di CORELSO, Comitato per il Rispetto delle Libertà e dei diritti dell’uomo nel Sahara occidentale), l’imputato ha dovuto dichiarare in biancheria intima davanti al tribunale marocchino perché la polizia che lo custodiva gli ha obbligato a togliersi la Darraa saharawi e i pantaloni, mentre agenti in borghese intimorivano gli accompagnatori saharawi della Missione di Osservazione, dovendo intervenire a loro difesa i Giuristi che agivano come osservatori nel processo. Uno di quelli accompagnatori minacciati in sede giudiziale, era Daddach, che adesso è stato brutalmente picchiato.

Questo Osservatorio dei Diritti Umani dell'Illustre Ordine degli Avvocati di Badajoz, condanna pertanto energicamente questo atto selvaggio di violazione dei diritti umani, la repressione esercitata sugli attivisti e il traduttore, collaboratore di questo Osservatorio, Sidi Mohamed Daddach, Presidente del Comitato Saharawi di Appoggio all'Autodeterminazione nel Sahara Occidentale, ed esigiamo alle Autorità Marocchine che investighino questa azione brutale, e perseguano i suoi autori, come rispetto dei numerosi Trattati Internazionali sottoscritti per il Regno del Marocco, e gli Accordi Internazionali che obbligano al rispetto della popolazione saharawi, ultimo territorio ancora a decolonizzare dell'Africa.

Esortiamo al governo Spagnolo, all'Unione Europea e le Nazioni Unite, affinché vigilino e difendano la popolazione civile saharawi, abbandonata a sua sorte nei Territori Occupati del Sahara Occidentale, dalle flagranti violazioni dei diritti umani commesse dagli occupatori, e che premano al regime di Rabat affinché permetta al popolo saharawi il legittimo esercizio del diritto all'autodeterminazione, la cui legittima richiesta è causa principale di queste violazioni da parte del Marocco.

Espandi...

mercoledì 18 giugno 2008

Un responsabile marocchino riconosce crimini di guerra nel Sahara


Uld Errachid rivela crimini di guerra da parte di ufficiali dell'Esercito marocchino contro civili saharawi


ALI LMRABET. Corrispondente El Mundo

RABAT – “Ci sono delle persone […] si tratta di tre o quattro ufficiali dell'Esercito, che hanno commesso quelli che possono essere chiamati crimini di guerra contro prigionieri al di fuori dell'ambito della guerra" e "molti civili furono lanciati al vuoto da elicotteri o sepolti vivi" semplicemente per essere saharawi.
Chi rompe un tabù affermando che vari ufficiali marocchini hanno commesso gravi crimini di guerra nel Sahara Occidentale non è né un distaccato dirigente Polisario né un attivista saharawi pro indipendenza. Colui che accusa alte cariche dell’Esercito marocchino è Jalihenna Uld Errachid, l'attuale presidente del CORCAS (Consiglio Reale Consultivo per gli Affari del Sahara).

Uld Errachid è un'eminente saharawi chierato dalla parte marocchina --varie volte ministro nei governi di Hasan II-- ed uno dei negoziatori nelle recenti trattative con l'indipendentista Fronte Polisario a Manhasset, USA.
Jalihenna Uld Errachid non fece pubblicamente queste dichiarazioni, bensì a porte chiuse, all'interno delle sedute dell'Istanza per l'Equità e la Riconciliazione, un organismo creato dal re Mohamed VI per chiarire le gravi violazioni dei Diritti umani perpetrati durante il lungo regno di suo padre Hassan II.
La sua testimonianza, che fu registrata e trascritta nel 2005, non doveva essere messa a conoscenza del pubblico, ma un quotidiano di Casablanca, Allo Yarida All'Ula, decise di pubblicarlo integralmente, mentre annunciava contemporaneamente di possedere altre registrazioni dello stesso stampo di alte personalità marocchine che testimoniarono davanti alla stessa Istanza.
Queste gravi accuse riguardanti il conflitto del Sahara Occidentale, un tema sensibile in Marocco, non furono confermate, come abitudine, da organi di stampa affini al regime, ma anzi il presidente del Consiglio Consultivo dei Diritti umani (CCDH), un organismo ufficiale, si affrettò ad avviare richiesta per il divieto di pubblicazione del resto dei documenti al giornale Allo Yarida All'Ula.
Effettivemente la pubblicazione di questi documenti sia un vero colpo basso per il Marocco. Dal marzo 2007 l'Udienza Nazionale della Spagna ha chiesto al giudice Baltasar Garzón di indagare sulle accuse di "crimini internazionali" commessi per "32 dirigenti e militari marocchini" nel Sahara Occidentale dal 1975.
Queste accuse sono contenute in una denuncia presentata il 14 settembre 2006 da varie associazioni spagnole di Diritti umani davanti all'Udienza Nazionale, che stimano in 542 il numero di saharawi desaparecidos dal 1975.
Garzón, mediante una commissione rogatoria, ha promosso il quesito alle autorità giudiziarie marocchine per sapere se quei fatti sono stati indagati o se esiste qualche procedimento penale in corso contro i denunciati: per il momento non ha ricevuto nessuna risposta.
A Rabat, si teme che vari dei nomi citati nella querela --molti di loro continuano ad occupare alte cariche nell'Esercito-- siano gli stessi dei quali parla Jalihenna Uld Errachid. Del resto, Ali Anouzla, il direttore di Allo Yarida All'Ula, ha annunciato che il suo quotidiano continuerà a pubblicare le trascrizioni.

Espandi...

Lettera del Presidente del Sud Africa

Una settimana fa pubblicavo una tanto bella quanto rara notizia: il presidente dell'Algeria poneva 3 conditio sine qua non all'ingresso del suo paese nel progetto di Unione Mediterranea auspicato da Sarkozy et al. Avevo allora in mente di pubblicare un altro esercizio di onestà politica, e dunque mi sembra oggi doveroso dare il giusto rilievo ad una delle più sincere lettere mai viste in ambito diplomatico. Godetevela!

___________________________________________________
Presidente della Repubblica del Sud Africa 1 agosto 2004

Sua Maestà Re Mohamed VI
Rabat
Regno del Marocco.

Vostra Maestà,

Ho l'onore di trasmettervi i saluti del nostro governo e i miei personali, ben certi dei nostri punti di vista a proposito del conflitto del Sahara Occidental.

La vostra maestà si ricorderà che alcuni anni fà il nostro presidente di allora, Nelson Mandela, aveva annunciato la decisione del nostro governo di riconoscere e stabilire relazioni diplomatiche con la Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD) in conformità con le decisioni dell'OUA .

Il vostro defunto padre, sua maestà Re Hassan II, aveva chiesto al Presidente Mandela di non dar seguito a questa decisione. Il Segretario generale delle Nazioni Unite di allora, Botrus Botrus Ghali, e altri leader mondiali avevano fatto giungere una richiesta simile al presidente Mandela.

Questo punto di vista ci è stato comunicato anche quando siamo saliti alla presidenza del nostro paese. Le argomentazioni avanzate erano che bisognava dare una possibilità di riuscita ai negoziati in corso sotto gli auspici del Consiglio sicurezza dell'ONU e del Segretario generale dell'ONU. Si c'è detto che il nostro riconoscimento della RASD avrebbe minato seriamente i negoziati in corso.

Abbiamo rispettato e stimato i punti di viste espressi dal re e dal governo del Marocco, dai capi di altri paesi con cui intratteniamo relazioni amichevoli e le Nazioni Unite.

In conseguenza a queste richieste dopo 10 anni dalla nostra liberazione non abbiamo riconosciuto la RASD, resistendo alle pressioni del Fronte Polisario e di alcuni Stati membri dell'OUA, ora UA, che ci chiedevano di rispettare la decisione dell'OUA e dell'UA di riconoscere il RASD.

Durante questo periodo, abbiamo cercato senza tregua di convincere il Fronte Polisario di fare il massimo per contribuire alla conclusione dei negoziati condotti dall'ONU, conformemente alle decisioni dell'ONU, ivi compreso il "Piano di pace per l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale."

Abbiamo regolarmente informato la direzione del Fronte Polisario della nostra determinazione ad ascoltare con attenzione i pareri e le domande dei capi di stato, di cui abbiamo apprezzato i pareri. Non abbiamo nascosto il fatto che questi si erano espressi contro lil riconoscimento della RASD.

Abbiamo detto al Fronte Polisario che eravamo convinti che il rispetto di questa consegna era il migliore contributo che potevamo dare al successo del piano di pace e di altre proposte che portassero ad un referendum che desse al popolo del Sahara Occidentale la possibilità di esercitare il suo diritto all'autodeterminazione.

Ci siamo dunque molto turbati leggendo il rapporto del 23 aprile 2004 del Segretario generale dell'ONU M. Kofi Annan sul Sahara Occidental che afferma:

"a mio avviso e del mio Inviato personale, la risposta finale del Marocco al Piano di pace esigerebbe che le parti interessate accettino di trattare un regolamento della questione del Sahara Occidentale, fondata sull'autonomia nel quadro della sovranità marocchina ". Il problema della sovranità è, con tutta evidenza, il problema fondamentale che ha diviso le parti durante tutti questi anni . Il Marocco non accetta il Piano di regolamentazione che aveva sottoscritto per numerosi anni. Bisogna ricordare che se il Marocco aveva accettato il progetto di accordo-quadro, rifiuta l'esame di ogni proposta che tenda a dividere il Territorio e non accetta adesso nemmeno gli elementi essenziali del Piano di pace".

Naturalmente, a questo riguardo, abbiamo appreso della risposta del 09 aprile 2004 data dal regno del Marocco alla proposta dell'inviato personale del Segretario generale dell'ONU di allora, M. James Baker, intitolata "Piano di pace per l'autodeterminazione del Sahara Occidentale", come comunicato dal vostro ministro degli Esteri e della cooperazione, M. Mohamed Benaissa.

Come vostra maestà sa, questa risposta contiene le seguenti affermazioni categoriche:

"per quanto riguarda il Regno del Marocco la soluzione è quella dell'autonomia, e non è negoziabile," "Il Marocco si rifiuta di negoziare con chiunque metta in discussione la sua sovranita e integrità territoriale e quindi il Marocco non inizierà negoziati con chiunque metta in discussione la sua sovranità e l'integrità del suo territorio."

Maestà, vi rendete conto del fatto che quando il SG dell'ONU Kofi Annan nei suoi commenti alla risposta del vostro governo dice che "Ora, se la risposta finale del Marocco al Piano di pace denota una volontà di proseguire l'azione per giungere ad una soluzione politico del conflitto, denota anche senza equivoci che la "soluzione politica dell'autonomia non può che essere definitiva ", ciò ha delle incidenze nefaste sull'autodeterminazione, come prevista nella risoluzione 1429 (2002) ".

Siete certo informati della risoluzione 1541 (2004) del Consiglio di sicurezza dell'ONU che è stata adottata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza, in seguito alla discussione sul rapporto del SG dell'ONU del 23 aprile 2004.

In questa risoluzione, il Consiglio di sicurezza ha reiterato il suo impegno ad aiutare "a giungere ad un regolamentazione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile che permetta l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale nel quadro di soluzioni conformi agli scopi e ai principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite."

Siamo interamente d'accordo col Consiglio di sicurezza che la questione del Sahara Occidentale deve essere risolta sulla base di questo impegno.

Dal 1985, quando il segretario generale delle Nazioni Unite, in cooperazione con l'organizzazione dell'unità africana (OUA), ha deciso una missione di mediazione per giungere "alle proposte di regolamentazione" che sono state approvate dal Consiglio di sicurezza nel1990, l'Africa ed il resto della comunità internazionale hanno cercato una soluzione che dia al popolo del Sahara Occidentale la possibilità di scegliere liberamente tra l'indipendenza e l'integrazioni al Marocco.

Di conseguenza, quando abbiamo rimandato il riconoscimento della RASD era nella convinzione che tutti due, il Marocco ed il Fronte Polisario, lavorerassero col SG dell'ONU ed il Consiglio di sicurezza per mettersi di accordo sulle modalità di un processo che permetteresse al popolo del Sahara Occidentale di esercitare il suo diritto all'autodeterminazione, confermemente ai principi ed agli scopi della Carta delle Nazioni Unite e ai relativi documenti dell'OUA e dell'UA.

Tuttavia, la risposta al piano di pace dell'ONU del governo del Marocco del 9 aprile cerca senza equivoci di privare il popolo del Sahara Occidentale del suo diritto all'autodeterminazione, in contraddizione col diritto internazionale fondamentale ed inviolabile e degli impegni precenti presi solennemente dal governo del Marocco.

Per quanto che riguarda questa ultima considerazione, sono convinto che il SG dell'ONU ed il suo Inviato personale abbiano raggiunto la certezza che il Marocco non accetta il piano di regolamentazione al quale aveva aderito numerosi anni fà , e ugualmente ora non accetta gli elementi essenziali del piano di pace.

La risposta del 9 Aprile del vostro governo propone una idea di "autodeterminazione" del Sahara Occidentaleche che dovrebbe essere esercitata dal popolo secondo parametri fissati dal governo del Marocco. Il vostro governo definisce allora questi parametri come una soluzione di autonomia che escude a priori che l'opzione dell'indipendenza sia sottoposta alla popolazione del Sahara Occidentale.

Dovete convenire, Maestà che questo costituisce un chiaro tentativo di negare il diritto all'autodeterminazione che l'ONU e la sua Carta è tenuto a difendere e fare applicare, e che da due decenni cerca di fare applicare per il popolo saharawi.

Abbiamo espresso nel passato la nostra profonda e chiara riconoscenza per l'importante contributo che il Marocco ha dato alla nostra lotta per l'autodeterminazione, nel contesto specifico della lotta contro l'apartheid nel nostro paese. Questo ha creato una base solida per lo sviluppo delle relazioni di amicizia e di solidarietà che i nostri due paesi hanno cercato di stabilire con successo dopo la nostra liberazione nel 1994.

A questo riguardo, c'è dispiaciuto il fatto che, a causa della questione non risolta del Sahara Occidental, il Marocco non è in grado di giocare il ruolo che gli spetta per il rinnovamento del nostro continente in quanto membro attivo dell'OUA e dell'UA.

Ugualmente, per quanto riguarda una questione simile, non risolta ed importante della Palestina, abbiamo lavorato insieme sulla base che i nostri due paesi sono uniti nella loro determinazione di fare tutto ciò che è nel loro potere per garantire al popolo palestinese l'esercizio del suo diritto all'autodeterminazione ivi compreso l'indipendenza.

Queste conclusioni sono il frutto dell'esperienza che ci ha confortati durante i periodi più difficili della nostra storia, quando il Re Mohamed V e Hassan II, il governo ed il popolo del Marocco hanno preso una posizione di principio secondo cui noi ed il nostro popolo dovevamo essere sostenuti nell'esercizio del nostro diritto all'autodeterminazione.

Eravamo convinti profondamente che anche per ciò che riguarda il problema del Sahara Occidentale, indipendentemente della storia della colonizzazione di questa parte dell'Africa, il Marocco sarebbe rimasto fedele alla sua tradizione di rispetto del principio di autodeterminazione per tutti i popoli.

Abbiamo pensato che il Marocco avesse come obiettivo centrale nei negoziati condotti dall'ONU di assicurare al popolo del Sahara Occidentale il suo diritto all'autodeterminazione, rallegrandoci della possibilta che decidesse liberamente di diventare una regione del Marocco.

Con nostro dispiacere , la risposta del 9 aprile del governo del Marocco all'inviato personale del SG dell'ONU ci ha convinti che ci siamo sbagliati. Sembra chiaro adesso che il Marocco non ha assolutamente l'intenzione di rispettare il diritto del popolo del Sahara Occidentale a scegliere il suo destino.

Ha invece deciso unilateralmente, senza riferimento al popolo del Sahara Occidentale né rispetto alle risoluzioni dell'ONU e dell'UA, che tutti sono obbligati ad accettare, per una soluzione che "consiste in un'autonomia nel quadro della sovranità del Marocco."

Per chiarire questo punto, il vostro governo è andato oltre indicando che "il carattere definitivo della soluzione di autonomia non è negoziabile". Il Marocco non è disposto ad impegnarsi con nessuno in negoziati sulla sua sovranità e la sua integrità territoriale.

Ma, come sulla Palestina, il problema del Sahara Occidentale comporta ineluttabilmente il problema del territorio e della sovranità su questo territorio. Insistere affinché questi aspetti non siano parti integranti di una soluzione , significa pretendere che nessuna soluzione giusta deve essere ricercata.

I recenti sviluppi nati delle decisioni del vostro governo non ci permettono più di sperare che il risultato del nostra riconoscimento della RASD sia un elemento a favore di ciò che il Consiglio di sicurezza chiama una soluzione politica, giusta, duratura e reciprocamente accettabile che permetta l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale.

Il vicolo cieco provocato dalle posizioni del governo del Marocco ha creato una situazione tale che ritardare ancora il nostro riconoscimento della RASD avrebbe significato un abbandono del nostro sostegno al diritto del popolo del Sahara Occidentale all'autodeterminazione.

Per noi, non riconoscere la RASD in questa situazione è diventare un complice della negazione del diritto all'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidental. Ciò costituirebbe un tradimento grave ed inaccettabile della nostra stessa lotta, della solidarietà che il Marocco ci ha dato, e del nostro impegno a rispettare la Carta delle Nazioni Unite e l'atto costitutivo dell'Unione africana.

Ciò suggerirebbe che ciò che ho appena detto siano solo parole, senza obbligo per noi di rispettare solenni accordi internazionali.

Vostra maestà si rende anche conto del fatto che la recente Assemblea dell'Unione Africana ha deciso che il nostro paese ospiterà il Parlamento Panafricano. Il popolo del Sahara Occidental sarà chiamato a mandare i suoi delegati eletti in questo parlamento, come rappresentanti del popolo della RASD.

Sarebbe chiaramente insopportabile rifiutare a questi delegati l'ingresso nel nostro paese perché non li riconosciamo quali rappresentanti legittimi di un Stato africano riconosciuto dall'UA e che partecipa ai suoi lavori come Stato membro.

Nella sua risoluzione 1541 (2004), il Consiglio di sicurezza ha deciso "di prolungare il mandato della Missione delle Nazioni Unite per il referendum al Sahara occidentale (MINURSO) fino al 31 ottobre 2004". sarebbe una grande soddisfazione per noi se la tregua che dà questo rinvio potesse servire finalmente a concludere i negoziati sul Sahara Occidentale, in accordo con le precedenti decisioni internazionali che ci hanno dato la speranza che una pace giusta fosse possibile.

Alla luce degli sviluppi ai quali mi sono riferito, abbiamo cominciato delle discussioni col Fronte Polisario per concordare le modalità dell'apertura dell'ambasciata della Repubblica Araba Saharawi Democratica nel nostro paese.

Devo informare anche Vostra Maestà che continueremo a sostenere l'ONU e gli sforzi dell'UA per permettere al popolo del Sahara Occidentale di esercitare il suo diritto all'autodeterminazione, utilizzando tutti i mezzi possibili e legittimi a nostra disposizione.

Aspettando, accorderemo al Fronte Polisario tutti i diritti e privilegi che sono dovuti a tutti gli Stati membri dell'UA per adempiere i nostri obblighi verso l'UA ed i popoli dell'Africa e fornire una sede al Parlamento Panafricano.

Permettetemi, Maestà, di approfittare di questa comunicazione per ringraziarvi sinceramente del vostro messaggio di congratulazioni dopo la decisione del comitato direttore della FIFA di accettare la nostra offerta di accoglire i campionati del mondo di calcio 2010, così è nostra convinzione che il Marocco avrà la stessa opportunità in futuro.

Vogliate gradire, Maestà, l'assicurazione della nostra più alta considerazione.

Thabo Mbeki

Presidente della Repubblica de Sud Africa

Espandi...

SOS Informazione Libera


SaharaLibreTorino promuove l'iniziativa "Arrestateci tutti. Disobbedire per informare".
Il governo italiano si allinea alla politica di repressione e controllo dell'informazione,
già implementata dal governo marocchino nel Marocco e nel Sahara Occidentale
Clicca sull'immagine per aderire

Sono giorni di fuoco per l'informazione!

Sentimenti comuni di amarezza e sgomento pervadono tutti coloro che sognano la libertà.

Sahariani, Palestinesi, Italiani che siano.

Pochi giorni fa in un'azzardata tesi sottolineavo come sotto il vessillo ove compaia la fatidica combinazione BIANCOROSSOVERDE sia diventato troppo facile accostare l'idea di repressione, violenza, abbandono, potere ai forti e debolezza per i deboli.

In Italia succede in queste ore che quella situazione in cui la maggior parte degli organi di informazione lavorano al servizio dei potenti, ebbene saranno ancora più assoggettati a questa prassi per un mero vincolo legale: a questo porteranno le leggi che verranno approvate nei prossimi giorni dal nuovo governo Berlusconi.

Non siamo giornalisti, per carità, ma cerchiamo di promuovere una causa che, stranamente in Italia viene taciuta da anni. Non posso quindi che sentirmi solidale con chi si batte giornalmente per un'infomazione libera, e quanto più possibile sana.

Solidarietà a Mostapha Hurmatallah del periodico Al Watan Al, Rachid Nini direttore del giornale Al-Massae, Karim Selmaoui fotógrafo del giornale Al-Massae, Hassan Rachid direttore dell'emittente araba Al-Jazira, tutti i giornalisti marocchini, condannati o prossimi a esserlo in scontati processi, per aver pubblicato notizie o immagini scomode, non funzionali all'informazione regia.

Solidarietà a Carlos Gonzalez, regista e direttore di fotografia, simbolo di tutti quei giornalisti, fotografi e persone comuni sensibili alla repressione militare nel Sahara Occidentale, a tal punto da voler toccar con mano ciò che succede, finendo per essere puntualmente espulsi da quei territori non dopo essere stati interrogati, intimati, minacciati e quant'altro.

Solidarietà ad Antonino Monteleone, giornalista reggino il cui blog, www.antoninomonteleone.it è stato messo sotto sequestro per aver riportato notizie vere e scomode alla casta politica italiana.

Solidarietà a Marco Travaglio
Riporto un passaggio dell'articolo che questo GIORNALISTA pubblica sul suo blog voglioscendere.it

"Disobbedire se resterà l’ultima strada. Se il futuro che ci aspetta sancirà le nuove leggi del terzo governo Berlusconi, che è uguale al primo e al secondo, con buona pace di chi (non noi) si aspettava la stagione dello statista da consegnare alla Storia. Come se un miliardario di 72 anni potesse cambiare qualcosa, una virgola o un capello, delle proprie ossessioni e privilegi e prepotenze.

Dunque niente intercettazioni e niente notizie. Magistrati nella rete. Giornalisti in galera. Politici schermati dalla legge. Periferie presidiate. Campi nomadi circondati. Clandestini passibili di arresto. Carceri sempre più piene di soli poveracci: tossici, extracomunitari, gli ultimi dell’ultimo girone.

Mai più un banchiere molestato da indagini. Mai più un primario, né una clinica. Mai più un fabbricante di strade e di ponteggi pericolanti. Mai più i trafficanti di calciatori, di bond argentini e di sub prime. Mai più scalatori di banche e di assicurazioni.

Giornali e giornalisti obbligati al silenzio. Editori passibili di immediati ricatti, con perigliose battaglie legali, ritorsioni economiche, guerriglie normative senza fine. Oppure gentilmente blanditi dalle dolcezze del quieto vivere. E dal veleno di dossier (veri o falsi) ma ugualmente clandestini e clandestinamente compilati per allestire ricatti ideati da tutti gli spioni disponibili nei sottofondi della repubblica.

Chiedo venia per aver privato di un piccolo spazio o forse promosso, la causa del nostro popolo Saharawi.
Credete, mi sento sempre più solidale con quei problemi di repressione, di violenze e sotterfugi, studiati a tavolino per cancellare l'informazione libera.

a cura di FreeSahara

Espandi...

domenica 15 giugno 2008

Il Marocco ed il credito ...


Se facendo credito
ho degli amici
e li perdo per riscuotere,
per evitare i nemici
la cosa migliore è non far credito!

Questo curioso accostamento foto/mattonella era proposto in un ristorante del porto di El Aaiún.
Mohammed VI applica alla lettera questa massima nella gestione della politica estera. Sembra incredibile che lo faccia in maniera libera, agli occhi di tutto il mondo, agli occhi di istituzioni complici che permettono che succedano questi due fenomeni, paralleli e collegati:
- il Marocco non fa credito: gli accordi commerciali stipulati negli anni, hanno il guadagno come unico peso e misura.
Mohammed VI non fà sconti e se concede esplorazioni petrolifere, commercio di sabbia, installazioni militari USA (in territori che nn sono Marocco nè di diritto nè di fatto!) e via dicendo, lo fa sicuro di continuare a tenere sotto scacco la comunità internazionale
- il Marocco non sa cosa siano gli amici: Mohammed VI ha definitamente abbandonato l'idea di avere amici.
In definitiva ha capito che i nemici vanno benissimo, basta sia possibile tenerli a bada con la forza, poco importa se violando diritti umani e principi a cui nessuno crede più. I Saharawi ne sanno qualcosa, peccato non abbiano fatto nulla per meritarsi questo trattamento, anzi avendo una tradizione storica pacifica e collaborativa col Marocco.
Soprattutto Mohammed VI è forte di un'intuizione alla base di tutte le politiche diplomatiche mondiali: i falsi amici servono, e più hanno paura, più reggeranno il "buon viso a cattivo gioco".
Re Juan Carlos I di Spagna e J.L. Zapatero ne sono un esempio: un paese direttamente responsabile della tragedia del popolo Saharawi, con un ottima reputazione internazionale, che bisogno ha di perpetrare nel suo errore?
E l'Italia? L'ultima affermazione sul tema sahariano risale al 17 aprile 2007 quando l'ex Ministro degli Esteri Massimo D'Alema, in un incontro con il primo ministro algerino Abdelaziz Beljadem, si proclamava a favore del referendum di autodeterminazione, in accordo con l'azione dell'ONU.

Morale della favola: in un anno è caduto il governo da D'Alema e il Frente Polisario ha "inibito" Peter Van Walsum dalle sue funzioni di osservatore speciale del conflitto Marocco-Sahara Occidentale, quale inviato personale del Segretario Generale dell'ONU , che dichiara senza alcun pudore in data 19 maggio 2008 "Ho sentito la necessità di ribadire che l'indipendenza dell'Sahara occidentale non è un obiettivo realizzabile"

... Chi proverà a considerare il credito del popolo Saharawi ha nei confronti della comunità mondiale?

a cura di FreeSahara

Espandi...

mercoledì 11 giugno 2008

Progetti in cambio di onestà


L'Unione Mediterranea di Sarkozy potrebbe non essere tanto vicina come a lui --e alle lobbies dietro le quinte-- piacerebbe. Da quanto riporta il quotidiano indipendente “Al-Jazair News”, l'Algeria avrebbe messo ben 3 condizioni per la propria adesione al progetto di Unione Mediterranea (nessuna ha mezzo scarto):

1- Riconoscimento da parte della Francia dei crimini contro l’umanità da essa commessi durante la sua occupazione dell’Algeria dal 1830 al 1962.

2- Una soluzione giusta e definitiva del conflitto del Sahara Occidentale che riconosca il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi per mezzo di un referendum.

3- Una soluzione giusta della questione palestinese.


L'Algeria rappresenta -–col permesso del Marocco–- il primo partner economico della Francia in Nordafrica e -–col permesso di Jaques Chirac–- uno dei pochi paesi nell’area che contesta l'arroganza del Palais de l'Élysée.

L’entrata -–o post che dir si voglia–- di oggi doveva essere un’entrata sulla determinata onestà di certi governi nel non chinarsi davanti ai potenti. Si tratta, giustamente, di paesi che non hanno dimenticato gli indicibili soprusi subiti da parte delle grandi nazioni (si fa per dire). Ho trovato questa ottima notizia e non ho pubblicato quella che avevo in mente, sarà per la prossima...

Personalmente ho avuto il piacere di ascoltare dalla bocca dell’ambasciatore dell’Algeria in Madrid il fatto che, nel marzo 2003, durante la prima visita dell’Eliseo all'ex-colonia, Chirac chiese ai cameramen di ritirarsi adducendo che doveva parlare in privato con Abdelaziz Bouteflika. La risposta del presidente algerino fu netta: “non devo nascondere niente al mio popolo”, e uscì dalla sala coi giornalisti.

L'Algeria non è il paradiso sicuramente, ma sembra altrettanto chiaro che non deve prendere lezioni di etica politica dalla Francia.

Espandi...

lunedì 9 giugno 2008

La speranza Saharawi, un articolo di Damián López

Foto: Pablo_noAlmarcha

Se c’è qualcosa che mi sorprende veramente in questo mondo è la forza morale del Popolo Saharawi. Come una tempesta di sabbia di Scirocco tutti hanno scaricato la propria ira su questa causa, ma il popolo Saharawi resiste indistruttibile come una bandiera solitaria nel mezzo del deserto dell’ingiustizia.

Il quarto round di negoziati, tra il Marocco e il Sahara Occidentale, è finito senza concludersi in accordi. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha chiesto uno sforzo di "realismo" e "compromesso". Il suo Inviato Speciale per il Sahara Occidentale Peter Van Walsum, ha affermato che l’indipendenza del Sahara Occidentale non è né “realista” né “realizzabile” e che “potrebbe essere fuori dalla portata del Popolo Saharawi”. Con queste dichiarazioni il Signor Van Walsum, prendendo posizione per una delle parti, ha tradito la legalità internazionale, quindi non è più affidabile come mediatore nel conflitto.

Quale speranza rimane al Popolo Saharawi dopo 33 anni di occupazione marocchina e 17 anni dalla firma del trattato di pace che includeva un referendum di autodeterminazione? Quale speranza rimane al Popolo Saharawi dopo le violazioni dei Diritti Umani nei Territori Occupati, le detenzioni arbitrarie e illegali, l’accumulazione di prigionieri politici, le torture e le scomparse, dopo l’assoluto silenzio della Comunità Internazionale?

E cosa fa la Spagna in merito, come principale responsabile della situazione del Popolo Saharawi, da quando firmò nel 1975 gli Accordi di Madrid consegnando di fatto il Sahara Occidentale al Marocco? La Spagna, che vende armi al Marocco dal 2005, continua a rendere un patetico omaggio alla monarchia dittatoriale marocchina ed alle sue irrispettose politiche.

E cosa fa la UE a riguardo? Secondo il Commissario Europeo di Rapporti Esteri, Benita Ferrero, l’accordo di concedere al Marocco uno “Statuto Avanzato” potrebbe concludersi sotto la presidenza francese della UE. Mi chiedo se per raggiungere detto “Statuto Avanzato” sia necessario che un paese rispetti i Diritti Umani ed i Valori della UE.

Come se tutto ciò non bastasse, l’accordo di pesca firmato tra la UE e il Marocco autorizza la pesca alle imbarcazioni europee nelle acque del Sahara Occidentale occupate illegalmente. Tuttavia, le Risoluzioni ONU riaffermano la mancanza di legittimità del Marocco circa lo sfruttamento e la negoziazione di queste risorse naturali, e fanno appello al resto dei paesi perché non le utilizzino.

E quello che mi sembra ancor più triste è che la diminuzione degli aiuti umanitari per i campi profughi Saharawi (Tindouf, NdT.) abbia determinato che un bambino su cinque soffra di denutrizione acuta, secondo quanto riportato nello studio condotto dall’organizzazione Norwegian Church Aid e Medici del Mondo. Davanti a questa situazione è meglio non opinare niente, visto che gli unici responsabili siamo noi stessi.

Nonostante tutto, l’ONU riconosce il diritto del Popolo Saharawi all’autodeterminazione. Questo ci porta allo stesso punto di partenza. È riconosciuta una legalità internazionale per il referendum di autodeterminazione del Sahara Occidentale, ma nessuno nella Comunità Internazionale si adopera per far sì che questo avvenga: tutti restano inermi ad osservare passivamente come il Marocco continui a calpestare il Popolo Saharawi.

Quale speranza rimane al Popolo Saharawi? Io credo che sia la stessa di sempre, una speranza indistruttibile in loro stessi che si può capire e comprendere solo se si è Saharawi, e grazie alla quale, un giorno, il Sahara Occidentale sarà un paese libero.

A cura di Damián López López
tradotto da AX

L’articolo in versione originale è consultabile su Sahara Libre España; La Vanguardia; Indymedia e sul blog del autore: www.damianlopezlopez.blogspot.com

Espandi...

domenica 8 giugno 2008

La Stampa: PARALLELISMI INFUOCATI

Decine di gigantografie di Mohamed IV tappezzano le città del Sahara Occidentale; il fuoristrada blindato non è lì per caso.

Nel quotidiano La Stampa del 7 giugno 2008, a pagina 8 dell'inserto interno "Tuttolibri", esce l'articolo "Palestina uguale Kosovo", scritto da Angelo D'Orsi, che recensisce l'ultima opera dello storico israeliano Ilan Pappe "La Pulizia Etnica della Palestina".
Qui di seguito alcune considerazioni, che trovano la loro ragion d'essere nel parallelismo "Palestina-Sahara Occidentale" accennato nel post "SAHARALIBRETORINO: PresentAzione".
In seguito alla partecipazione di SaharaLibreTorino alla manifestazione torinese FreePalestine del 10 maggio 2008, venivano considerati i parecchi elementi che accomunano le due vicende e le rendono particolarmente affini

1_ È evidente che La Stampa sia un giornale che, rappresentando al meglio il tradizionale savoir faire sabaudo, accontenta tutti: non si sbilancia su tesi troppo forti(/provocatorie!), ma abbozza sprazzi di verità.
Non schierandosi si riesce a vendere a tutti! Questa precisa strategia editoriale spiega la scelta alquanto bizzarra fatta dal giornale che poche settimane fà si proclama aperto sostenitore di Israele, del suo governo e dello status legittimo di "Ospite d'Onore" alla Fiera del Libro, che invece ieri pubblica la recensione dello storico israeliano revisionista Pappe, per mano di Angelo D'Orsi, che in quei stessi giorni boicottava la Fiera, assieme a Gianni Vattimo e altri nomi di grosso calibro.
Spero non si voglia parlare di "pluralismo", ma anzi propongo una nuova originale definizione pdemocratica: pluriparaculismo.

2_ Mi preme aggiungere a sostegno della mia tesi, che La Stampa, era l'unica testata nazionale a ravvisare nelle sue pagine la presenza al V2-Day dello stendardo della R.A.S.D., definendolo autentico modernariato politico (sic.) A pagina 17 della stessa edizione, compariva l'articolo Marocco, il golf simbolo di un paese che cambia *
Confidiamo nel capo redattore perchè un giorno compaia la ricetta del tajine a pagina 12 e un accenno esaustivo sulla situazione del Sahara Occidentale a pagina 32!

3_ La recensione: a dispetto delle accese discussioni apparse su internet, mi preme sottolineare l'abilità di D'Orsi nell'esame attento, obbiettivo ed esaustivo dell'opera di Pappe.
Ed è proprio in questa analisi che ho trovato particolarmente calzante il parallelismo proposto circa una settimana fà.
In realtà, il titolo del pezzo di D'Orsi, svilisce la profondità delle tesi di Pappe in un riduttivo raffronto con la tragedia della sterminazione in Kosovo. Sono proprio i versi citati però a rendere l'idea di "genocidio sistematico" volto all'annientamento del popolo palestinese, accanto alla profonda analisi del "memoricidio" israeliano
Riporto alcuni passi dell'articolo:
[...]
Ricorrendo a documenti delle Nazioni Unite e di altri organi sovrannazionali, spiega il significato della «pulizia etnica», e fa una provocatoria analogia tra la Jugoslavia 1999 e la Palestina 1948. Se c'è stata pulizia etnica in Kosovo, a maggior ragione vi fu in Palestina.
[...]
...documenta implacabile Pappe, ai palestinesi è stata sottratta non soltanto una patria, nella sua forma concreta di campi coltivati, o da coltivare; ma le case, beni materiali, persino i poveri averi che essi cercavano di portare via con sé, scacciati senza complimenti da un esercito armato fino ai denti.Il catalogo dei saccheggi, delle violenze e degli inganni perpetrati ai danni dei palestinesi è spaventoso. Lo scopo era fare posto ai nuovi venuti, ai sopravvenienti: trasformare un territorio multietnico, multireligioso e multilingue in un'enclave di «purezza» ebraica.
[...]
L'azione militare «punì» quelle famiglie che non intendevano farsi sradicare, quei contadini che erano pronti a rischiare la vita pur di non abbandonare terre, animali
[...] non basta creare uno Stato; è necessaria dargli una «storia». Si trattava di dimostrare che quella terra era ebrea da sempre, e che il passaggio dei palestinesi era stato un fatto accidentale e temporaneo, occorreva inventare appunto una tradizione, distruggendone un'altra.
Il «memoricidio» è la colpa principale che Pappe imputa agli Ebrei ai danni dei Palestinesi. Una tesi forte che appare un coraggioso j'accuse verso i vincitori e un gesto generoso verso gli sconfitti. La fondazione di Israele è stata la nakba dei palestinesi, la «catastrofe» ...


4_ A supporto della analogia con la situazione del Sahara Occidentale, nel post del 4 giugno sono stati citati elementi affini, forse pièu efficaci per descrivere la situazione ad un primo approccio. Le parole di D'Orsi aiutano invece a individuare il punto focale dell'azione marocchina nei territori saharawi: è effettivamente in atto un esproprio non solo di territori, ma dell'identità di un popolo, che è constretto non solo a sopportare, ma ad accettare ed osannare l'invasore ed il suo massimo rappresentante, il Re, che popola le strade principali dei territori occupati, figurando in gigantografie inquietanti.

5_ Evidenziare l'azione militare e burocratica marocchina significa sottolineare un punto di vista di fondamentale importanza: questo blog non intende criminalizzare il popolo marocchino, ma le sue istituzioni. In effetti anche questa popolazione è vittima del proprio regime, capace di imbonire così tante persone e propagandare una condotta corretta e vincente, in realtà ingannevole e criminale.

* L'articolo, che occupa una intera pagina, riporta il reportage del corrispondente del quotidiano Le Monde a Rabat. Niente da dire, a parte la banalità nei contenuti, se non fosse che l'edizione cartacea mostrava la cartina che comprende nei confini marocchini il territorio del Sahara Occidentale. Sahara Libre Torino scrisse allora al quotidiano torinese spiegando quanto ancora sconosciuto ai redattori, allegando la corretta cartografia elaborata dalle Nazioni Unite, e chiedendo spiegazioni riguardo la provenienza di una mappa non solo falsa ma anche del tutto illegale. Alla data di pubblicazione del post nessuna risposta è arrivata, nessun errata corrige è stato pubblicato, ciò a conferma dell'azzeccato soprannome che i torinesi danno alla propria testata di riferiento: La Busiarda.
a cura di FreeSahara

Espandi...

giovedì 5 giugno 2008

OSSERVATORIO SUL MONDO ARABO




NO.14 – dal 21 al 31 maggio 2008
A CURA DI G.B.





[...]
MAROCCO
[...]

*Un fotografo spagnolo della REUTERS, che seguiva un corteo di studenti che chiedevano lavoro, a Rabat, è aggredito da sette poliziotti dei reparti ausiliari militari, che lo colpiscono a calci, pugni, bastonate, finché riesce a fuggire. Il fotografo, molto noto, ha esposto ripetutamente sue opere e tenuto conferenze, compresa una all’Università di Madrid. L’ufficio legale dell’Agenzia sta preparando una protesta formale con richiesta di danni, per i problemi fisici causati e per il sequestro di due macchine fotografiche. Il Ministero dell’Informazione nega che “in Marocco ci siano limitazioni alla libertà di movimento e di lavoro dei giornalisti”. (OBS*, REU*, SPS*, 26.05.)

*L’informazione marocchina ignora totalmente le critiche di Amnesty International, sulle violazioni dei diritti umani nel Regno e nel Sahara occupato, per dare risalto a supposte violazioni, senza prove, che accadrebbero proprio nei Campi profughi nella zona di Tinduf. (MAP*, 29.05.)

*Il Governo del Marocco, continuando nella sua ostinata negazione della realtà, denuncia la “provocazione” avvenuta a Tifariti (il Congresso del Polisario), continuando a voler considerare le zone del Sahara liberate come territorio marocchini, di cui si sarebbe volata la Sovranità, cosa che afferma di non accettare in alcun modo. (MAP* e altre testate marocchine, 30.05.)

[...]
SAHARA OCCIDENTALE

*Aperta a Tifariti, nei Territori Liberati, le celebrazioni del 35° Anniversario dell’inizio della Guerra di Liberazione. Le manifestazioni si sono aperte con un ampio discorso del Presidente della RASD, Mohamed Abdelaziz, che rifà la storia di questi decenni di lotta per il riconoscimento dei diritti del Popolo Saharawi e fa il punto della situazione attuale, quando i colloqui diretti, promossi dall’ONU, stentano ad assumere un ruolo reale, per l’ostinazione marocchina a rifiutare la sola soluzione capace di porre fine al conflitto, l’espressione della volontà popolare attraverso il Referendum per l’autodeterminazione, che da altrettanti anni il Marocco impedisce, nonostante decine di Risoluzioni ONU lo prevedano. Conclude Abdelaziz: ”Il popolo Saharawi non accetta di mercanteggiare sull’autodeterminazione” (SPS*, MOU*, 21/22.05.)

* Oltre quindici partiti politici d’Algeria, Mauritania, Senegal e Mali, presenti a Tifariti, rivolgono un appello perché sia riconosciuto il diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione e sia sostenuta la sua lotta legittima e conforme ai principi dei diritti dei popoli. Un appello analogo è firmato dai Rappresentanti degli storici movimenti di liberazione d’Algeria (FLN), Sud Africa (ANC), Angola (MPLA), Namibia (SWAPO), PAIGC (Guinea Bissau), Chama Cha (Tanzania) e Namibia, Nigeria, Palestina (SPS*, 22.05.)

*Come già in passato, il Comando dell’Esercito della RASD procede, sotto sorveglianza di una missione dell’ONU, alla distruzione di uno stock di mine anti uomo, eliminate dal terreno, secondo i principi della Convenzione di Ottawa, cui la RASD ha aderito. SPS*, BUE*, AFP*, 22.05.)

*Nuova, estemporanea uscita dell’inviato di Ban Ki-moon nel Sahara. L’ineffabile van Walsum, in un’intervista ad un giornale olandese, questa volta, sosterrebbe, secondo fonti marocchine, che Polisario ed Algeria si sforzano di far durare i negoziati il più possibile. Egli, poi, ribadisce di aver diritto di esprimere la sua opinione, secondo cui l’ipotesi dell’indipendenza è irrealistica, aggiungendo che per tutto l’anno passato si era sentito come se stessero abusando di lui. [un funzionario incaricato di portare a termine quanto stabilito da decine di Risoluzioni, se ritiene che ciò sia abusare di lui, ha il dovere morale e politico di fare una sola cosa: andarsene. G.B.] (MAP*, 27.05.)

*Il Rapporto annuale di Amnesty International sui diritti umani nel mondo prende ancora una volta in considerazione la situazione del Sahara. Il Rapporto parla degli arresti dei militanti durante le manifestazioni nei Territori occupati, le decine di loro denunce di casi di tortura e maltrattamenti. La stessa cosa vale per gli studenti saharawi nelle Università marocchine. Specificamente viene citato il caso di un giovane che ha perso un occhio per le percosse. Il Rapporto, poi, denuncia ancora le persecuzioni contro i propri attivisti che cercano di documentare le violazioni, tre dei quali sono stati condannati a pene detentive. Il Rapporto infine, denuncia le limitazioni alla libertà di stampa in Marocco e casi di repressione indiscriminata nella lotta contro il terrorismo e l’immigrazione clandestina. (SPS*, 29.05.)
[...]

AFP=A. France Presse
MAP=Maghreb Arabe Pr
REU=Agenzia Reuters

Espandi...

mercoledì 4 giugno 2008


ER GRILLO ZOPPO

Ormai me reggo su ‘na cianca sola.
- diceva un Grillo –
Quella che me manca
m’arimase attaccata alla capriola.

Quanno m’accorsi d’esse prigioniero
col laccio ar piede, in mano a un ragazzino,
nun c’ebbi che un pensiero:
de rivolà in giardino.

Er dolore fu granne…,
ma la stilla de sangue che sortì dalla ferita
brillò ner sole come una favilla.

E forse un giorno Iddio benedirà
Ogni goccia di sangue ch’è servita
Pe’ scrive la parola libertà!


Carlo Alberto Saustri detto Trilussa

a cura di FreeSahara

Espandi...

Marocco: Denunce di tortura e di processo ingiusto per un difensore dei diritti umani saharawi



Campagna di raccolta firme di Amnesty International - sezione Spagna per il caso di Ennaâma Asfari, attivista saharawi di diritti umani.

Compila i tuoi dati affinché possiamo inviare un messaggio nel tuo nome al Ministro della Giustizia del Marocco, Abdelwahed Radi, attraverso l'Ambasciata del Marocco in Spagna.

13 aprile 2008, agenti delle forze di sicurezza marocchine hanno fermato Ennaâma Asfari. Secondo le informazioni, gli agenti gli hanno bendato gli occhi e l'hanno condotto ammanettato fino ad un posto sconosciuto dove legato ad un albero, l'hanno menato mentre veniva interrogato sui suoi incontri con studenti saharawi in Marrakech. I capi d'imputazione a suo carico sarebbero: violenza contro la persona e possesso di armi bianche, accuse che lui nega.

Ai parenti non hanno notificato loro immediatamente la detenzione, come esige la legislazione marocchina. Hanno poturo visitarlo nel carcere solo il 22 aprile e, dietro la visita, hanno informato ad Amnesty International che Ennaâma Asfari aveva ematomi sotto agli occhi, marche nei polsi, segni di scottature di sigarette nelle braccia, raschiature nei gomiti, contusioni nelle cosce ed ematomi e gonfiore nei piedi.

Il 28 aprile Ennaâma Asfari fu condannato a due mesi di prigione, ad una multa di 1.700 dirhams ed a pagare un'indennità di 2.000 dirhams alla persona alla quale suppostamente attaccò.

Ennaâma Asfari è co-presidente del Comitato per il Rispetto delle Libertà ed i Diritti umani nel Sahara Occidentale, un'associazione con sede in Francia, paese nel quale Asfari risiede abitualmente.

Amnesty International chiede alle autorità marocchine che investighino in maniera immediata, esaustiva ed indipendente tutte le denunce di torture e maltrattamenti con l'intervento delle forze di sicurezza. Ugualmente chiede che rispettino il diritto delle persone a raccogliere e diffondere pacificamente informazione ed opinioni su questioni di diritti umani, comprese le relative al Sahara Occidentale.

Agisci!



Espandi...

SAHARALIBRETORINO: PresentAzione



Il team di SAHARALIBRETORINO ha partecipato, partecipa e parteciperà ad azioni sul territorio nazionale, finalizzate allo scopo di dare visibilità alla causa che il blog stesso supporta: promuovere il diritto di autodeterminazione del popolo Saharawi
L'intento di queste partecipazioni vuol essere quello di comunicare alle persone quello che sappiamo, che abbiamo visto e le esperienze provate in prima persona: il contatto diretto non dà la possibilità di raggiungere un target potenzialmente alto come un blog, ma l'esperienza empatica di trasmettere quanto crediamo in questa causa, non ha prezzo!


Ad oggi non è stato possibile programmare un calendario delle attività da affrontare, però l'intenzione è quella di sostenere attivamente la nostra causa partecipando ad eventi, che consideriamo "affini". Può infatti avere un ritorno connsiderevole far conoscere la questione del Sahara Occidentale alle persone che già posseggano o stiano sviluppando una certa sensibilità nei confronti di certe problematiche, e/o non faccia parte del popolo "tenuto in coma farmacologico dai media" (ndr. B.Grillo!)

Lo stendardo della R.A.S.D Republica Araba Saharawi Democratica, è sventolato in due eventi di grossa portata per ciò che riguarda il territorio torinese: il V2Day del 25.4.2008 e nella manifestazione FreePalestine del 10.5.2008

V2-Day:
la manifestazione di Beppe Grillo poneva una questione a noi particolarmente cara: la disinformazione e la corruzione dei media che, pubblici o privati, forniscono alla popolazione un servizio incompleto e gestito dai "poteri forti" (... che però in Italia hanno la peculiarità di essere anche "padroni").

In effetti la questione del Sahara Occientale esiste, ha un valore enorme se confrontata con altre problematiche, ma è conosciuta da molte poche persone. E questo per due motivi fondamentali:
- la comunità internazionale non vuole che se ne parli per non dover scombinare quello status quo che permette a nazioni quali gli USA, la Francia e molte altre di beneficiare delle immense risorse localizzate proprio in questi territori.
- il governo marocchino dirige le sue milizie militari e paramilitari per impedire alla popolazione Saharawi ancora presente nei territori occupati, di far sentire la sua voce, ma anzi usando sistematicamente la violenza ed il terrore per sotterrare quel sentimento di libertà ancora vivo fra quelle persone.

FreePalestine:
la manifestazione del 10 maggio 2008, ponendosi contro la partecipazione dello stato di Israele come ospite d'onore alla Fiera del Libro 2008, sosteneva la causa del popolo palestinese, ad oggi esiliato dai territori natii, e sistematicamente oppresso dalle forze militari del governo israeliano.

Il Sahara Occidentale vive a tutti gli effetti una situazione molto simile a quella palestinese, differente solo per visibilità mediatica.
Negli ultimi anni è apparso un ulteriore elemento simbolico comune ai due territori: il MURO .
L'ultimo baluardo dell'oppressione dell'occidente ricco, che nel 1989 cadendo a Berlino riconsegnava alla comunità mondiale il contatto con l'est Europa, oggi è ancora presente sia nel Sahara, sia in Palestina, e nuovi di zecca!
Nel Sahara è lungo 2720 km, di recente costruzione (anni '80) e vanta il primato di zona a più alta concentrazione di mine del pianeta. Lungo tutto il suo profilo esterno sono distribuite circa 6 milioni di mine: se mai qualcuno provasse a comunicare col mondo, scavalcato il muro, salterebbe in aria dall'emozione ...
La presenza al corteo torinese, a cui hanno aderito più di 7000 persone, è stata molto importante per chiarire anche un altro elemento comune "problematico": le bandiere della Palestina e del RASD si differenziano solo per la presenza della mezzaluna rossa nella striscia bianca di quella sahariana!

È uno strano equivoco ma appare ancor più preoccupante che bandiere ove compaia la fatidica combinazione BIANCOROSSOVERDE richiamino elementi quali il regime, oppressione e violenze, nel cui occultamento partecipino sistematicamente i più importanti media nazionali ...

L'appuntamento è alla prossima puntata!
a cura di FreeSahara

Espandi...

martedì 3 giugno 2008

Sahara occidentale: Le legittime ragioni del popolo saharawi

AUTORE: Luis PORTILLO PASQUAL DEL RIQUELME
Tradotto da Davide Bocchi, rete Tlaxcala

Questo articolo è la versione italiana attualizzata e completata di un precedente articolo, elaborato su richiesta di una rivista universitaria francese, che alla fine si è rifiutata di pubblicarlo, senza dare spiegazioni all’autore.

Sono già passati più di 32 anni da quando il Marocco ha espulso la Spagna dal Sahara Occidentale, sostituendosi ad essa, con sangue e fuoco, nel ruolo di potenza coloniale e paese occupante.

Questa manovra venne portata a termine con l’aiuto strategico e l'approvazione di Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato degli Stati Uniti, e si risolse nella tristemente celebre Marcha Verde, con la quale il Re del Marocco spinse 350.000 sudditi oltre la frontiera nord-occidentale del Sahara Spagnolo (novembre 1975). Simultaneamente, e senza pubblicità alcuna, le truppe militari marocchine penetravano nel territorio attraverso la frontiera nord-orientale [1].


Hassan II approfittò meschinamente del fatto che il dittatore spagnolo Francisco Franco stesse agonizzando (morirà il 20 novembre del 1975) ed suo fragile regime fosse estremamente debilitato dalla lunga lotta delle forze democratiche.

Davanti alla più che credibile ipotesi di un massacro di civili (i partecipanti alla Marcha Verde), e ad una minaccia certa di una guerra imminente con il Marocco, il governo spagnolo - paralizzato dall'agonia del dittatore Franco – scelse di ritirarsi ed aprire la strada alle truppe marocchine, abbandonando i saharawi (a quel tempo, cittadini spagnoli) alla loro sorte.

Dopo la Marcha Verde, l'invasione e l'occupazione del Sahara occidentale vennero formalizzate, il 14 di novembre 1975, attraverso gli illegali “Accordi Tripartiti di Madrid„ (the Madrid Agreement), in virtù dei quali la Spagna cedeva temporaneamente l’amministrazione (non la sovranità) della sua provincia africana al Marocco (i due terzi del territorio) ed alla Mauritania (il terzo rimanente, nel sud), impegnandosi ad abbandonare la sua provincia africana prima del 28 di febbraio 1976 [2].

A partire da quest’ultima data scoppierà la guerra di Marocco e Mauritania contro il Frente Polisario [3]. I militari marocchini, ebbri di delirio, perseguitarono e bombardarono la popolazione civile saharawi, tanto nei loro villaggi quanto durante la loro fuga disperata attraverso il deserto, perpetrando un orribile massacro allo scopo di eliminare un intero popolo, ed obbligando la popolazione superstite ad attraversare la frontiera con l'Algeria e rifugiarsi nella zona più arida del deserto (gli accampamenti di Tinduf), dove da allora sopravvive eroicamente la maggior parte della popolazione autoctona, che ha creato il proprio Stato in esilio: la Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) [4].

Da allora, l’ONU (tanto l'Assemblea Generale quanto il Consiglio di Sicurezza) ha adottato decine e decine di risoluzioni sul Sahara Occidentale, riconoscendo ripetutamente il diritto del Popolo saharawi alla propria auto-determinazione ed esortando il Marocco ad abbandonare un territorio che non gli appartiene e su cui non possiede alcun titolo di sovranità [5].

In Spagna, dopo la morte di Franco, i primi governi della fase della transizione alla democrazia, compresa la totalità dei partiti politici dell'opposizione, hanno sostenuto chiaramente e completamente il Popolo saharawi ed il Frente Polisario nella loro lotta contro l’invasore, appoggiando il referendum per l’auto-determinazione.

Nel 1991, dopo 16 anni di guerra, la mediazione di ONU e OUA ha ottenuto il cessate il fuoco, accordando come contropartita la celebrazione di un referendum per l’auto-determinazione, compromesso che è stato accettato dal Marocco. Ma a partire da quella data, in cui Spagna e Marocco hanno firmato un Trattato di Amicizia e Cooperazione [6], è iniziata il voltafaccia della posizione ufficiale spagnola, che continua ancora oggi e rimane inspiegabile per la maggior parte della società spagnola, ampiamente solidale con la causa saharawi [7].

Dopo vari tentativi di risolvere il conflitto, sempre affondati dalle élites governanti del Marocco [8], il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha finalmente adottato, il 30 di aprile 2007, la Risoluzione 1754, dando un ultimatum al Marocco ed al Frente POLISARIO per intavolare negoziati diretti volti ad ottenere una soluzione politica definitiva alla questione del Sahara Occidentale. Nel quadro di questa risoluzione, il Segretario Generale dell’ONU ha invitato le parti ad una tornata di trattative, nei giorni 18 e 19 giugno 2007, a Manhasset, vicino a New York. La seconda tornata ha avuto luogo il 10 e l’11 agosto. Un terzo incontro è avvenuto nel gennaio 2008. Questa volta si è parlato della possibilità di celebrarlo nella città europea di Ginevra, sede dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti dell'Uomo (ACNUDH) ed anche dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (ACNUR), gli organismi a cui tante volte hanno dovuto ricorrere i rappresentanti legittimi del popolo saharawi per denunciare i ripetuti oltraggi del regime marocchino [9]. Ma la celebrazione di queste trattative in una città europea come Ginevra avrebbe attratto l'attenzione di tutta l'Europa; e non si può scartare l’ipotesi che Rabat, Washington e Parigi abbiano esercitato pressioni affinché, alla fine, l’incontro venisse celebrato a New York, lontano dall’Europa e dall'Africa, in casa di quei potenti, influenti e multimilionari gruppi di pressione (lobbies) di cui parlano Frank Ruddy e Tomás Bárbulo nella bibliografia a cui ci si riferisce in questo articolo. Di fronte ai risultati quasi nulli di questi tre incontri, è prevista una nuova tornata per metà marzo 2008, di nuovo a Manhasset, New York.

Il lavoro attuale è nato dall’urgente necessità di confutare le argomentazioni di un articolo pubblicato dal giornale spagnolo EL PAIS, che ha confuso l'opinione pubblica spagnola ed ha fatto montare la rabbia dell’ampio movimento di solidarietà con il Popolo saharawi. Nelle righe che seguono sono confutate, punto per punto, le argomentazioni principali esposte in detto articolo, in cui si negano o si dimenticano, in maniera sibillina, i motivi legittimi della lunga lotta del popolo saharawi per liberarsi dall’oppressore e raggiungere l’indipendenza.

LA TESI MAROCCHINA

Proprio lo stesso giorno in cui il Consiglio di Sicurezza dell’ONU adottava la sua – fino ad allora - ultima risoluzione sul Sahara Occidentale (30 aprile 2007), è stato pubblicato, sulle pagine di opinione del quotidiano EL PAÍS, un articolo di Bernabé López García (BLG) intitolato “Aplazar la utopía, defender la dignidad” ("Bocciare l'utopia, difendere la dignità"), che, in sostanza, cercava di giustificare la posizione del Governo marocchino riguardo al futuro del Sahara Occidentale. L'autore argomentava che l'offerta [10] marocchina (il piano di “autonomía” presentato dal Marocco nell’aprile 2007) costituisce oggi un'opportunità storica unica affinchè il popolo saharawi ed il suo territorio del Sahara Occidentale si possano integrare al Marocco, in una regione ad autonomia limitata sotto sovranità marocchina. Per sostenere la sua argomentazione, il summenzionato autore equiparava le concessioni [11] che il PCE si trovò a fare all'inizio della nostra transizione democratica a quelle che, secondo la sua opinione, dovrebbe fare ora il Fronte Polisario, abbandonando così il proprio diritto all’autodeterminazione e all'indipendenza (perchè utopica, secondo il Sr. BLG). Secondo detto autore, se il Popolo saharawi e, in definitiva, la RASD, si piegassero ad accettare tali “concessioni”, ciò permetterebbe ai saharawi di porre fine alla diaspora, all'esilio, alle sofferenze, e di vivere con dignità. In caso contrario, concludeva BLG a mo’ di sottile e velata minaccia, il Popolo saharawi si vedrebbe obbligato a rimanere in esilio, un lungo e penoso esilio che dura da più di tre decadi.

Secondo me quest'affermazione, oltre ad essere una mera esposizione delle tesi marocchine, elude questioni fondamentali e riporta argomenti che non si adattano alla realtà, cambiandola totalmente come vado ad illustrare.

1. E' un'errore comparare la situazione della Spagna e del PCE, all'inizio della nostra transizione, con quella del Fronte Polisario e di un Marocco invasore che ha preteso annettersi de facto un territorio sul quale non possiede alcun titolo di sovranità [12]. Tra le altre differenze rilevanti (un Fronte di Liberazione Nazionale è molto più che un partito ed ha obiettivi più ampii), il PCE apparteneva alla nazione stessa, mentre il Marocco ha invaso ed occupato, illegalmente ed illegittimamente, un territorio altrui. Sono due situazioni che non hanno nulla in comune e la cui comparazione non è, pertanto, sostenibile.

2. La credibilità dei governanti marocchini nel contenzioso del Sahara è nulla [13]. L' Esercito marocchino ha mitragliato e bombardato con napalm, fosforo bianco e bombe di frammentazione (lanciate da caccia di fabbricazione francese di ultima generazione e Phantom F-15 [14]) i saharawi, obbligando la maggior parte della popolazione sopravvissuta al genocidio - ancora oggi impunito [15] - all'esodo ed al rifugio forzato nelle zone più dure ed inospitali del deserto algerino. Nell'allora provincia [16] spagnola, il Marocco ha imposto una seconda colonizzazione – nell'ultimo terzo del secolo XX! -, abortendo il processo decolonizzatore spagnolo, richiesto dall'ONU ormai negli anni ‘60. Fin dall’inizio, i dirigenti marocchini hanno sfidato costantemente la legalità internazionale ed hanno ostruito sistematicamente in maniera vile la soluzione internazionalmente riconosciuta per questi processi (il referendum di autodeterminazione [17]) ; e dopo una guerra di 16 anni contro il popolo saharawi, dopo avere rifiutato tutti i piani proposti dalle Nazioni Unite, il Majzén marocchino ora fa un'offerta unilaterale, al Fronte Polisario –rappresentante legittimo del popolo saharawi-, per negoziare un'autonomia limitata sulla base, non negoziabile, della marocchinità [18] del territorio saharawi, senza lasciare spazio, naturalmente, all'autodeterminazione, né all'independenza [19].

DIGNITA’..., O RESA DI FRONTE AI FATTI COMPIUTI? [20]

3. Dopo tanto tempo (32 anni), tanti impegni disattesi, tanti sgambetti al processo decolonizzatore, il Marocco continua a scommettere sulla sua politica di fatti scontati: una volta invaso ed occupato manu militari il Sahara Occidentale, e massacrata e derubata della terra la popolazione, ciò che si potrebbe negoziare tra le Parti sono, al massimo, alcune condizioni [21] della pretesa autonomia e del corrispondente processo; il popolo saharawi dovrebbe accettare e soffrire, per cominciare, la sottomissione e l'annessione al Marocco, il cui regime politico è stato recentemente rifiutato alle urne ed è oggetto di severe critiche anche in seno alla stessa famiglia alawita [22]. E' questo ciò che BLG chiama “difendere la dignità”? Non è forse stabilito nella Carta e nelle molteplici risoluzioni delle Nazioni Unite che la soluzione ai problemi della decolonizzazione è il referendum di autodeterminazione con tutte le opzioni aperte [23]?

4. Cosa faremmo noi spagnoli in un caso simile, cioè se "loro" (i saharawi) fossero gli spagnoli e “noi” (gli spagnoli) fossimo i saharawi e ci trovassimo nella loro situazione? Cosa facemmo quando ci invasero le truppe napoleoniche? Rinunciammo forse alla nostra indipendenza? Lasciammo che si calpestasse la nostra dignità? No; il popolo spagnolo si alzò, combattè ed espulse l'invasore [24], con le orribili conseguenze rese immortali dal geniale pittore Francisco de Goya ne Los fusilamientos del tres de mayo [1808] [25]. Oggi, alcuni tra quelle migliaia e migliaia di patrioti che si sollevarono contro l’invasore sono onorati come eroi nel cimitero La Florida, a Madrid.

LA RASD E IL REFERENDUM

5. Proprio perché il Marocco ha negato ai saharawi – dapprima con l'invasione e l'occupazione e, dopo, con la trasgressione sistematica della legalità internazionale - la realizzazione di ciò che ora Mr. BLG ed altri corifei del Majzén pretendono qualificare come utopia, il popolo saharawi non ha avuto altra via d'uscita - per difendere la propria dignità e sopravvivenza come popolo - che proclamarsi Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) in esilio, riconosciuta ormai da più di ottanta paesi e dall’ OUA, attuale UA, di cui la RASD è membro fondatore con pieno diritto [26]. E, dalla dichiarazione di cessate il fuoco del 1991, auspicata dall'ONU e dall’ OUA, la RASD ha scelto la soluzione pacifica per offrire al suo popolo un futuro legittimo e degno, che passa necessariamente per l'inalienabile diritto all'autodeterminazione.

6. Dunque, il referendum di autodeterminazione era la contropartita accordata in cambio del cessate il fuoco nel 1991. Se il Marocco non rispetta i propri impegni e la comunità internazionale non esercita fermamente pressione sui dirigenti marocchini per il loro effettivo compimento, dobbiamo aspettarci che il Frente Polisario ed il Popolo saharawi rimangano eternamente a braccia conserte, seduti sulla sabbia del deserto, contemplando impassibili come passano davanti ai loro occhi le ceneri della loro Repubblica ed i cadaveri di generazioni e generazioni di saharawi [27]? Inoltre, nel caso in cui non si ponesse rimedio all’ enorme ingiustizia perpetrata contro il Popolo saharawi, non solo ciò potrebbe arrecare grave danno alla massima istituzione internazionale per la salvaguardia della pace, ma anche seminare odio nella popolazione oltraggiata ed essere fonte di instabilità futura nel Magreb, ed in altre parti del mondo [28].

DUE PROGETTI MOLTO DIVERSI

7. Non “ci sono sul tavolo due progetti coerenti che riconoscono il diritto all'autogoverno del popolo saharawi”, come sostiene Mr. BLG. Il documento presentato nell’aprile 2007 dal Fronte Polisario al Segretario Generale dell'ONU, per essere discusso al Consiglio di Sicurezza, ha come titolo "Proposta del Fronte Polisario per una soluzione politica mutuamente accettabile che assicuri l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale" [29]. In cambio, il titolo di quello presentato dai dirigenti marocchini è ben diverso: "Iniziativa di autonomia per la regione del Sáhara" [30]. Ogni commento è superfluo. Nella proposta del Fronte Polisario si richiama e si difende la legalità internazionale, avallata dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, mentre il progetto del Marocco la nega o, quantomeno, la mutila considerevolmente. Già nell'aprile del 2006, nel suo Rapporto al Consiglio di Sicurezza, il Segretario Generale dell'ONU diceva testualmente (S/2006/249, punto 37) [31]: “Nelle consulte bilaterali tenute dal mio Inviato Speciale [...], il Fronte Polisario ha ribadito che in nessun caso avrebbe negoziato alcun tipo di autonomia sotto la sovranità del Marocco. Il mio Inviato Speciale ha chiarito che [...] si è parlato di negoziati senza condizioni previe, miranti a raggiungere una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettabile che permetta la libera determinazione della popolazione del Sahara Occidentale. Il Consiglio di Sicurezza non potrebbe invitare le parti a negoziare riguardo ad un'autonomia del Sahara Occidentale sotto la sovranità del Marocco, poichè ciò implica il riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale, fatto fuori da qualsiasi considerazione, dato che nessuno Stato Membro delle Nazioni Unite ha mai riconosciuto tale sovranità". E la già citata Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, del 30 aprile 2007 (S/RES/1754) [32], nuovamente si “esortano le parti ad intavolare negoziati in buona fede senza condizioni previe [...], miranti a raggiungere una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettabile che conduca alla libera determinazione della popolazione del Sahara Occidentale”. Ma bisogna aggiungere che il Marocco ha dettato delle condizioni previe (niente verrà negoziato al di fuori del suo “progetto di autonomia”, parole dello stesso Mohamed VI) e che non ha assolutamente agito in buona fede, al contrario, scatenando una feroce repressione contro la popolazione saharawi dei Territori Occupati del Sahara Occidentale e dello stesso Marocco [33].

LEGALITA’ INTERNAZIONALE, UTOPIA E LAISSEZ FAIRE

8. La legalità internazionale è – con tutte le sue mancanze - l'insieme di norme che ci siamo dati noi umani come misura di convivenza, per vivere in pace e risolvere i conflitti in maniera pacifica. Però è necessario rispettarla ed applicarla. Il Marocco non la rispetta (in conformità a quanto si dispone nel Capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite) [34] e la comunità internazionale non esercita sufficiente pressione perchè venga applicata (in conformità al Capitolo VII). Come segnala lo stesso BLG correttamente, “la legalità internazionale è una misura per assicurare il rispetto dei diritti dei popoli". Ma si rispettano forse i legittimi diritti del popolo saharawi? E, al contrario, hanno forse violato i saharawi i diritti del popolo marocchino? Se la RASD avesse invaso ed occupato il Marocco, come avrebbe reagito la comunità internazionale? Il caso del Kuwait – oltre a quello di Timor [35] - è abbastanza vicino nel tempo. Rispetto a ciò le speculazioni sono superflue.

9. Se il Marocco ha sistematicamente fatto ostruzione contro un referendum trasparente e giusto è perchè i suoi governanti più recalcitranti hanno paura di perderlo [36]. Negano in questo modo, anticipatamente, sopprimendola dalla realtà, la pretesa utopía (la legalità internazionale e, in questo caso, l'independenza) della quale parla Mr. BLG, mantenendo allo stesso tempo il popolo saharawi nella più indegna delle condizioni di vita, nella privazione della terra e nella miseria (www.umdraiga.com). Sperano così di guadagnare tempo, stremare e demoralizzare i saharawi, alienare la memoria storica dalle giovani generazioni, vincere per estenuamento un intero popolo, con la vana speranza che, alla fine, soccomberanno ed accetterano ciò che gli verrà dato, sprofondati nelle contraddizioni generate da ostacoli ingiusti [37].

10. Il Marocco ha praticato per 30 anni non la politica dello struzzo, come sostiene il nostro autore, bensì la politica della terra bruciata, dei fatti scontati, violando impunemente la legalità internazionale già dalla tristemente celebre Marcha Verde (di una popolazione civile infiammata e manipolata, da un lato, e di carroarmati, aerei e truppe dall'altro), ordita sotto il patrocinio strategico di Henry Kissinger [38]. La Spagna e la comunità internazionale hanno lasciato fare, guardando dall'altra parte, assorte in affari più lucrosi e con una visione miope, di corto raggio, che dura già da troppo ed è divenuta insopportabile [39].

11. In accordo al Diritto Internazionale della decolonizzazione, l’autodeterminazione non significa altro che la possibilità per il popolo colonizzato di scegliere liberamente e democraticamente tra varie proposte: piena integrazione nella metropoli, libera associazione con la stessa, associazione con altro Stato o independenza [40]. E cioè, nonostante i timori e le arguzie dei dirigenti marocchini, il diritto all'autodeterminazione non presuppone, obbligatoriamente e necessariamente, l'independenza, a cui legittimamente aspirano i saharawi. Come riporta esplicitamente e testualmente il punto 8 della Proposta saharawi, con generosità e ampiezza di visioni: “Il Fronte Polisario si impegna inoltre ad accettare i risultati del referendum, quali che siano, ed a negoziare con il Regno del Marocco, secondo gli auspici delle Nazioni Unite, le garanzie che è disponibile ad offrire alla popolazione marocchina residente nel Sahara Occidentale da 10 anni, così come al Regno del Marocco per gli aspetti politici, economici e legati alla sicurezza, nel caso in cui il referendum di autodeterminazione culmini con l'independenza”.

12. Come segnalava recentemente CEAS-Sahara, “la lotta per far valere il proprio diritto su una terra che gli è stata sottratta nel 1975, la pazienza e la resistenza, la fede nella giustizia e la fiducia nella sua ragione, è ciò che ha fatto si che i saharawi, nonostante le promesse ripetutamente incompiute [41], siano stati capaci di vivere tutto questo tempo in una delle zone più inospitali del pianeta” [42]. Se ora, in questi momenti, soffiano venti nuovi, è perchè all'élite governante in Marocco sono venute a mancare le carte da giocare, perchè il popolo saharawi ha saputo resistere degnamente, una volta dopo l'altra, davanti a ogni sorta di umiliazione e penalizzazione, mantenendo il proprio deciso impegno nei confronti della legalità internazionale (altrochè utopía), tessendo una fitta rete di solidarietà tra tutti i popoli e portando la propria causa in ogni angolo del mondo. E perchè la società civile, in Spagna e in tutto il mondo - e non sempre i governanti - reclama, ogni volta di più, il rispetto e l'applicazione della legalità internazionale.

NOTE:

[1] Tomás BÁRBULO, La historia prohibida del Sáhara Español, Destino, Barcelona 2002.
Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), p. 151-179, http://www.gees.org/articulo/3237/ e http://web.usc.es/~ruizmi/

[2] Gli Accordi di Madrid, del 14 novembre 1975, non sono mai stati pubblicati nel Boletín Oficial del Estado (B.O.E.), e sono, quindi, illegali. Contengono una Dichiarazione di Principi ed una serie di acccordi di natura economica. Il testo venne firmato dal presidente del Governo, Carlos Arias Navarro, per la Spagna, dal Primo ministro, Ahmed Osman, per il Marocco, e dal ministro degli Esteri, Hamdi Ould Mouknass, per la Mauritania. ("Décolonisation", ONU, n° 17, octobre 1980, p. 77 - United Nations Treaty Series), http://www.arso.org/ac3madrid.htm - http://www.wsahara.net/maccords.html
The UN LEGAL AFFAIRS DEPARTMENT (S/2002/161) reaffirmed and confirmed the 1975 veredict of the INTERNATIONAL COURT OF JUSTICE on the Western Sahara issue:
1. "Spanish Sahara was included in 1963 in the list of Non-Self-Governing Territories under Chapter XI of the Charter (A/5514, Annex III)…. In a series of General Assembly resolutions on the Question of Spanish/Western Sahara, the applicability to the territory of the Declaration on the Granting of independence to Colonial Countries and Peoples (General Assembly resolution 1514 (XV) was reaffirmed". (§5)
2. "The Madrid Agreement [1975] did not transfer sovereignty over the territory, nor did it confer upon any of the signatories the status of an administering Power, a status which Spain alone could not have unilaterally transferred". (§6)
3. "The transfer of administrative authority over the territory to Morocco and Mauritania in 1975, did not affect the international status of Western Sahara as a Non-Self-Governing Territory".(§6) http://www.arso.org/FPUK020202.htm - http://www.arso.org/UNlegaladv.htm
Eduardo TRILLO DE MARTÍN-PINILLOS, Spain as Administering Power of Western Sahara, in Karin ARTS and P. PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, Prefacy by Frank RUDDY, International Platform of Jurists for East Timor, IPJET, Leiden - The Netherlands, 2007, (pp. 79-85). http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
AFAPREDESA, Conclusiones de la Jornada Jurídica Internacional sobre el Sáhara Occidental, Madrid, 24/09/2007. http://www.afapredesa.org/index2.php?option=com_content&task=view&id=71&pop=1&page=0&Itemid=2
Carlos RUIZ MIGUEL, Los Acuerdos de Madrid, inmorales, ilegales y políticamente suicidas. La Ilustración Liberal, Num. 26, Invierno 2005-2006, http://www.libertaddigital.com/ilustracion_liberal/articulo.php/647 , http://www.gees.org/articulo/2344/ http://www.umdraiga.com/documentos/analisis/Ruiz_Acuerdos_de_Madrid.htm

[3] La Mauritania firmò la pace con il Frente Polisario nel 1979 ed abbandonò il territorio occupato del Sahara Occidentale, che il Marocco si annesse immediatamente, venendo meno agli stessi "Accordi di Madrid", comunque illegali.
"There was a division of the territory between Mauritania and Morocco. Morocco today says that all of the Sahara is ours, we will never agree to any division or any partition." (James BAKER III, Interview by Mishal HUSAIN - PBS TV- WIDEANGLE - August 19, 2004),
http://www.pbs.org/wnet/wideangle/printable/transcript_sahara_print.html
http://arso.org.site.voila.fr/BakerPBSes.htm
Robert E. HANDLOFF (ed.), Mauritania: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1988. http://countrystudies.us/mauritania/

[4] Saharawi Arab Democratic Republic, SADR - http://www.arso.org/03-0.htm
Western Sahara political map - http://www.arso.org/SOMAP2.GIF
Proclamation of the Saharawi Arab Democratic Republic, SADR (27 February 1976),
http://www.arso.org/03-1.htm
Constitution de la RASD, http://www.arso.org/03-const.99.htm - http://www.arso.org/03-0.htm
Country recognitions of the SADR - http://www.arso.org/03-2.htm

[5] "This is the last de-colonization issue facing the United Nations. (...), when the Spanish pulled out they never determined -- there was never a determination of who would have sovereignty over what used to be Spanish Sahara. (...) The international court of justice has considered the matter and said that there's no basis on which to rule and that Morocco is entitled to sovereignty over the territory." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
All UN Resolutions & Reports concerning Western Sahara: http://www.arso.org/06-0.htm and http://www.wsahara.net/bibliography.html
Carlos RUIZ MIGUEL, An Essential Documentation to know the Western Sahara, Um Draiga, Amigos del Pueblo Saharaui en Aragón, 1st edition, mayo 2007 (updated, English, French, Spanish).
http://www.umdraiga.com/tienda/cdsahara/cdsaharaeng.htm
http://www.umdraiga.com/tienda/cdsahara/cdsahara.htm

[6] Nel Trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra Spagna e Marocco, firmato a Rabat il 4 luglio 1991, si stipula, nei Principi Generali: "1. Riguardo alla legalità internazionale: Le Parti si impegnano in buona fede a rispettare gli obblighi concordati nei confronti del Diritto Internazionale, tanto quelli derivanti dai principi e dalle norme del Diritto Internazionale riconosciuti generalmente reconocidos, tanto quelli che derivano dai trattati o dagli altri accordi, in conformità con il Diritto Internazionale, in cui sono vincolate". http://www.boe.es/g/es/bases_datos/doc.php?coleccion=iberlex&id=1993/5422&codmap

[7] Tomás BÁRBULO, op. cit.: "La solidarietà della società spagnola si scontra con l'atteggiamento ufficiale" (p. 34). "I diplomatici di Rabat sanno perfettamente che una delle cause fondamentali del fallimento delle loro manovre volte alla definitiva annessione del territorio è l'appoggio dell'opinione pubblica spagnola al Frente Polisario" (p. 29).
Felipe GONZÁLEZ (leader del PSOE e posteriormente presidente del Governo di Spagna), durante la sua visita agli accampamenti di rifugiati di Tindouf (Algeria), il 14 novembre del 1976, primo anniversario della firma degli Accordi Tripartiti di Madrid, disse testualmente ai saharawi: "Voglio che sappiate che la maggior parte del popolo spagnolo, la più nobile, la parte migliore, è solidale con la vostra lotta." http://www.kaosenlared.net/noticia/el-lobby-promarroqu-en-accin
http://www.umdraiga.com/lecturas_recomendadas/2008/ellobbypromarroquienaccion.htm
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=63756
Nella Nota 41 si riprende il discorso di Felipe GONZÁLEZ ai saharawi.

[8] "And I ended up being the personal envoy of the Secretary General for seven years. During that time I convened 14 formal meetings of the parties on three continents and on any number of informal meetings of one party or the other. We put a lot of plans on the table. Three or four different proposals including the settlement plan, which had been agreed to by the parties back in 1991 when Javier Perez de Cuellar was the U.N. Secretary General. (...)
I was talking about the old plan, the 1991 plan. Now, let me tell you about my plan, which is still on the table, called the Peace Plan for Self-Determination of the People of Western Sahara. That plan changed the settlement plan, which Morocco had decided they were no longer going to try and implement in this way. It broadened the electorate so that everyone in Western Sahara would have the right to vote on this issue of self-determination on the referendum and not just the people who were identified in the Spanish census of 1975 or 1976. And even under that arrangement, now that plan, by the way, was unanimously approved by the Security Council Resolution 1495, and the Moroccans concluded that they weren't even willing to risk a vote under those circumstances. (...)
They [the Saharawi people] were promised a referendum. The other side agreed to it right up to the very point of the referendum and then backed out. And then you had the plan I put on the table which got the unanimous support of the Security Council, 15 to nothing and it was then rejected by Morocco. So I'm sure the Sahrawi are going to say, wait a minute, what do we have to do here to get a shot at self-determination? What do we have to do? We've said we'll include -- well, they didn't say this, I did -- we'll include all of the people in Western Sahara as voters in the self-determination referendum. And the Moroccans are evidently even afraid of that. (...)
They [Morocco] did agree with Javier Perez de Cuellar, the former Secretary General of the United Nations, that they would implement the settlement plan that he put on the table. And for 10 or 11 years, even two or three years during my tenure we took steps to implement that plan. And when we got right up to having identified the people who were entitled to vote, the Moroccans then walked away from the plan. Why did they do that? You'll have to ask them but I would assume it was because they were worried that they wouldn't win the vote.
(...) Well I kept telling the king, particularly King Hassan, I said, Your Majesty, if you don't want the settlement plan don't say you want it because I think we're going to be able to deliver it. And they kept professing to want it, not just the king but all of his courtiers as well.
(...) For 10 or 11 years Morocco said publicly and privately that she wanted the settlement plan and wanted this referendum and then toward the very end, right after the voter list had been made, the voters had been identified, she said, Well, it's no longer applicable; we're not going to go forward with the settlement plan." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, Juneau - Anchorage (Alaska), Oct.-Nov. 2007,
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), pp. 151-179, http://web.usc.es/~ruizmi/sah.html - http://web.usc.es/~ruizmi/ http://documentos.fundacionfaes.info/document_file/filename/981/00065-08_-_sahara_occidental.pdf
John BOLTON, Surrender Is Not an Option. Threshold Editions, November 2007, Chapter 9, pp. 246-247, and Chapter 13, pp. 367-369. http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=282
Luis DE VEGA, Rabat sigue vetando las asociaciones del Sahara que piden la autodeterminación, ABC (14/03/2008), http://www.abc.es/20080313/internacional-africa/rabat-sigue-vetando-asociaciones_200803130250.html

[9] Cronologia dell'Intifada nei territori occupati del Sahara Occidentale:
http://www.wsahara.net/05/chronointifada05.html
Aminatou HAIDAR, A Testimony of Human Rights Violations Against Saharawis, in Karin ARTS and P. PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op. cit. pp. 347-349, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Simon CUNICH, Western Sahara: Morocco's repression continues, Green Left on Line, November 2006, http://www.greenleft.org.au/2006/691/35885
Brief WESTERN SAHARA, Repression increases in Western Sahara, Green Left on Line, January 2007, http://www.greenleft.org.au/2007/696/36157
Spanish PUNDIT, The repression grows in Morocco against Saharauis (May 2007),
http://vorzheva.wordpress.com/2007/05/15/the-repression-grows-in-morocco-against-saharauis/
ASVDH, Repression against ASVDH continues (August 2007), http://asvdh.net/english/?p=237
DPA, French trade union accuses Morocco of repression in Western Sahara (27.02.08),
http://news.trendaz.com/?show=news&newsid=1145135&lang=EN
Maria J. STEPHAN and Jacob MUNDY, A Battlefield Transformed: From Guerrilla Resistance To Mass Non-Violent Struggle In The Western Sahara, Journal of Military and Strategic Studies, Spring 2006, Vol. 8, Issue 3 - Centre for Military and Strategic Studies, Canadian Defence & Foreign Affairs Institute. http://www.sandblast-arts.org/web/documentation/ABATTLEFIELDTRANSFORMED.pdf
Jean-Paul LE MAREC, La répression est quotidienne au Sahara occidental,
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2007-10-24%2008:45:58&log=invites
Donald MACDONALD, Torture in Morocco's Secret Prisons, (Extract from "The Sahara's Forgotten War", published NCU, United Kingdom, June 1993), http://www.btinternet.com/~donald.macdonald/torture.htm
WSO, Human Rights in Western Sahara, http://www.wsahara.net/wshr.html
Rashi KHILNANI, How Morocco's free media is silenced, Open Democracy (April 2006),
http://www.opendemocracy.net/globalization-protest/morocco_3460.jsp
Violations des Droits Humains dans le territoire du Sahara Occidental et au Maroc, http://www.arso.org/DHpris.htm
BIRDHSO, Human Rights Violations in Western Sahara, http://www.birdhso.org/
AMNESTY INTERNATIONAL, MOROCCO/WESTERN SAHARA: Human rights violations in Western Sahara (April 1996), http://asiapacific.amnesty.org/library/Index/ENGMDE290041996?open&of=ENG-376
AFAPREDESA, La ONU prepara una sesión sobre derechos humanos de Marruecos (07/03/2008),
http://www.afapredesa.org/index.php?option=com_content&task=view&id=121&Itemid=2
United Nations Human Rights - OHCHR, Universal Periodic Review - Morocco,
http://www.ohchr.org/EN/HRBodies/UPR/Pages/MASession1.aspx

[10] In virtù di quale legalità la potenza occupante si permette sfacciatemente di "offrire" un'autonomia sotto la sua sovranità ad un territorio occupato che non le appartiene? Si veda, al rispetto, il punto 7 del testo del presente articolo.

[11] Durante il período successivo alla dittatura di Franco, i partiti di sinistra (in particolare il Partito Comunista di Spagna, PCE), per poter essere legalizzati ed accettati nel gioco della democrazia parlamentare, si videro obbligati a fare determinate concessioni, come accettare il ritorno della Monarchia e rinunciare al ristabilimento della Repubblica, legalmente costituita prima della Guerra Civil del 1936-1939.

[12] Tribunale Internazionale di Giustizia, "Caso relativo al Sahara Occidentale. Opinione consultiva del 16 ottobre 1975", http://www.icj-cij.org/icjwww/idecisions/isummaries/isasummary751016.htm - http://www.icj-cij.org - - Si veda anche la Nota 2.
"What we were seeking to do was to find a political solution if we could, that would provide for self-determination as the U.N. Security Council resolutions require and give these people at least a shot at self-determination. (...) Morocco has won the war. She's in possession. (...) Morocco is absolutely determined to hang on to it. Why should she agree to anything? And so she is disinclined to do so. Well, there's one very good reason why she should, because she will never receive the imprimatur of international legitimacy for her occupation of the territory unless she works out some arrangement that is blessed by the international community, blessed by the Security Council, or acceptable to the other party. (...) Well I think as long as the issue remains unresolved yes, I think there's hope. I think there's hope because I don't know of hardly any country in the world that as a matter of international law, international recognition, recognizes Morocco's claim to the Sahara. Morocco needs to have international legitimacy attached to its claim." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, Juneau - Anchorage (Alaska), Oct.-Nov. 2007,
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
John BOLTON, op. cit. http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=282

[13] Ne è testimone il reiterato incompimento, da parte del Governo del Marocco, delle risoluzioni ONU e dei piani di aggiustamento concordati, cosi come della celebrazione dello stesso referendum di autodeterminazione, di fronte alla passività e all'indifferenza della comunità internazionale. Tale mancanza di credibilità del Governo marocchino viene segnalata dalla maggior parte degli autori citati nel testo.

[14] Tomás BÁRBULO, op. cit., p. 284. La vendita di armi da parte di Stati Uniti, Francia e Spagna, al Governo del Marocco è proseguita fin dal 1975; così come i grandi affari da parte delle imprese di questi paesi, che, in questo modo, contribuiscono ad appoggiare e finanziare l'occupazione militare del territorio del Sahara Occidentale e la impune repressione contro il popolo saharawi:
Richard KNIGHT, Don't Sell Arms to Morocco, The Washington Post, (November 23, 1979),
http://richardknight.homestead.com/files/wsletters.htm
STØTTEKOMITEEN FOR VEST-SAHARA, USA sells 24 combat aircrafts to Morocco, http://www.vest-sahara.no/index.php?cat=49&art=760
REUTERS, Morocco arms move may hit Sahara talks-Polisario (02 Mar 2008),
http://www.alertnet.org/thenews/newsdesk/L02360004.htm
DEFENSE INDUSTRY DAILY, Morocco to Buy a French FREMM Frigate,
http://www.defenseindustrydaily.com/morocco-to-buy-a-french-fremm-frigate-04076/
WSO, Major Arms Sales to Morocco, http://www.wsahara.net/m_armssales.html
WAR ON WANT, The Arms to Morocco for Western Sahara Scandal,
http://www.rogerlovejoy.co.uk/news/w-sahara/waronwnt.htm
WESTERN SAHARA INFO, Spain arms Morocco (Feb 12, 2007),
http://w-sahara.blogspot.com/2007/02/spain-arms-morocco.html
I. CEMBRERO / M. GONZÁLEZ, España vende a Rabat 1.200 blindados como los usados en Afganistán (EL PAÍS, 06/02/2007),
http://www.elpais.com/articulo/espana/Espana/vende/Rabat/1200/blindados/usados/Afganistan/elpepunac/20070206elpepinac_14/Tes
SPS, SADR / SPAIN / MOROCCO /ARMAMENT, http://www.spsrasd.info/en/infos/2007/02/sps-e080207-b.html
Stephen J. SOLARZ, Arms for Morocco? - Foreign Affairs, Winter 1979/80,
http://www.foreignaffairs.org/19791201faessay8216/stephen-j-solarz/arms-for-morocco.html

[15] Carlos JIMÉNEZ VILLAREJO, "Genocidio en el Sáhara", El Periódico de Catalunya, 2/4/2007, http://www.rebelion.org/noticia.php?id=49253;
Tomás BÁRBULO, "La historia prohibida del Sáhara Español", op.cit.
Il 29 de ottobre del 2007, per la prima volta nella storia, la Giustizia spagnola, su richiesta di cittadini saharawi, ha ammesso a trámite -come nel caso Pinochet- una denuncia penale per presunto genocidio, assassinii, lesioni e torture contro tredici alti ufficiali della Gendarmería Real, dell'Esercito e della Sicurezza marocchina:
AP, IHT, EL PAÍS, and Others, Complaint against Morocco for genocide in Western Sahara (30.10.07),
http://saharaoccidental.blogspot.com/2007/10/genocidio-gnocide-genocide.html
IHT, Spanish judge to open inquest into suspected atrocities against North African Saharawi people,
http://www.iht.com/articles/ap/2007/10/30/europe/EU-GEN-Spain-Atrocity-Inquest.php
UPES, Saharawi jurists denounce the Moroccan "crimes in silence" in Western Sahara (03/03/2008)
http://www.upes.org/body1_eng.asp?field=sosio_eng&id=856
AFROL NEWS, Morocco accused of genocide, http://www.afrol.com/News2002/wsa011_mor_genocide.htm
SAHARA-WATCH, Spain to open genocide prosecution against Moroccan actions in Western Sahara, http://sahara-watch.blogspot.com/2007/03/spain-to-open-genocide-prosecution.html
ASVDH, Spanish Judge starts Genocide proceedings against Morocco's occupation of Western Sahara,
http://asvdh.net/english/?p=270

[16] Riguardo alla politica africana del regime di Franco si può consultare Anne DULPHY, La guerre d'Algèrie dans les relations Franco-espagnoles. Enjeux spécifiques et éléments de comparaison avec l'Italie, Cahiers de la Mediterranée, Vol. 71 - 2005 (Tome 2), e Tomás BÁRBULO (op. cit., p. 42): "Franco disattese i richiami dell'ONU (costanti a partire dal 1965) e ideò vari trucchi per tenersi afferrat oil territorio [del Sahara]. Nel 1961 convertì il Sahara in una provincia spagnola; nel 1967 creò la Yemaá o Asamblea General, un manipolato ed inutile parlamento saharawi, e nel 1973 ideò uno statuto di autonomia, che la Yemaá approvò nel luglio 1974 ma che non fu mai promulgato a causa delle pressioni di Hassan II."

[17] Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, op. cit., segnala parecchi casi di ostacolamento da parte del Marocco al referendum di autodeterminazione, http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
Frank RUDDY, Testimonies, Statements and Speeches, http://www.arso.org/06-0.htm#ANCREru
Joseph R. PITTS, Statement before the European Conference of Support to the Sahrawi People (2004)
http://www.house.gov/pitts/press/speeches/041128s-Wsahara-spain.htm
James BAKER III, Interview, op. cit.

[18] UN Legal Affairs Department (S/2002/161), Risoluzione citata nella Nota 2.
James BAKER III, Interview, op. cit.
Stephen ZUNES, The future of Western Sahara, Foreign Policy in Focus (FPIF), 20/07/2007,
http://www.fpif.org/fpiftxt/4410 - http://arso.org/Zunes200707s.htm
Stephen ZUNES, Morocco and Western Sahara, Foreign Policy In Focus, December 1998, Vol. 3, No. 42, http://www.btinternet.com/~donald.macdonald/sahn19.htm
Larosi HAIDAR, La imposible marroquinidad del Sáhara Occidental, Telde Actualidad, 19/08/2007, http://www.teldeactualidad.com/hemeroteca/hemeroteca_secciones.php?id=15&seccion=cartas
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=55378
Si veda anche il punto 7 del nostro articolo.

[19] La razionalità, legittimità ed i vantaggi dell'independenza sono stati oggetti di studio del cattedratico di Diritto Costituzionale Carlos RUIZ MIGUEL, "Sáhara Occidental: Independencia, paz y seguridad", op. cit. Una relazione più ampia del suo lavoro è disponibile qui http://web.usc.es/~ruizmi/.
Kamal FADEL, Forum for the Future: Good idea, wrong location,
http://sahara_opinions.site.voila.fr/KamalF251104.htm
Ian WILLIAMS, Save Freedonia, Guardian Unlimited (May 1, 2007),
http://commentisfree.guardian.co.uk/ian_williams/2007/05/save_freedonia_1.html
Stefan ARMBRUSTER, Oil: Western Sahara's future, BBC News (4 March, 2003), http://news.bbc.co.uk/1/hi/business/2758829.stm
BBC NEWS, Mbeki backs W Sahara independence, http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3664064.stm
Angus REID, Thinking Outside the Box in Western Sahara, Angus Reid Global Monitor (June 17, 2007),
http://www.angus-reid.com/analysis/view/16152
Toby SHELLEY, Burden or benefit? Morocco in the Western Sahara, Middle East Studies Centre, Oxford University (February 18, 2005), http://www.arso.org/TSh180205.htm
"You cannot, you will not get the economic development in the Maghreb that you would get if there were a settlement of the Western Sahara issue." (James BAKER III, Interview, op. cit.)
Ignacio CEMBRERO, El Sáhara lastra a Marruecos: El control de la antigua colonia española impide el desarrollo del país magrebí, EL PAÍS, 11/03/2008, http://www.casaarabe-ieam.es/index.php?modulo=multimedia&idioma=es&id=50
Fouad ABDELMOUMNI and Hugh ROBERTS, "Sáhara Occidental: los costes del conflicto", Madrid 11 Febrero, 2008, http://www.casaarabe-ieam.es/index.php?modulo=multimedia&idioma=es&id=50 (conference) - http://www.casaarabe-ieam.es/index.php?modulo=multimedia&idioma=es&id=51 (debate).

[20] Precisamente, "resa" è l'espressione usata da John BOLTON, nel titolo del suo recente libro. "Morocco initially agreed to a referendum - that was, after all, what the "R" in MINURSO, the Spanish acronym for "Mission of the United Nations for the Referendum in Western Sahara," stood for -but consistently blocked taking the steps necessary to conduct it, such as voter identification and registration." (...) "Morocco is in possession of almost all of the Western Sahara, happy to keep it that way, and expecting that de facto control will morph into de jure control over time, giving it both territorial breadth consistent with its historical concept of the "proper" size of Morocco and access to possible natural resources and fishing rights. Morocco's alternative to a referendum was "autonomy" for the territory, which meant effectively keeping it under Moroccan control." (...) "Since it was clear that Morocco had no intention of ever allowing a referendum, there was no point in a UN mission to conduct one." (...) "I suggested terminating MINURSO and releasing the Sahrawis from the cease-fire they had agreed to in exchange for the promise of a referendum." (...) "...Morocco was never going to agree to a referendum where independence was a real option. " (...) "...I never believed that Morocco would tolerate "true" autonomy." (...) "In fact, in March 2007 Morocco promulgated yet another "autonomy" plan, with no provision for a referendum, and the Sahrawis rejected it yet again." (John BOLTON, Surrender Is Not an Option, op. cit., Chapter 13, pp. 367-369).
James BAKER III, Interview, op. cit.
Ignacio CEMBRERO, Bolton lamenta que EE UU no le ayudase a pacificar el Sáhara, EL PAÍS, Madrid, 22/11/2007.
http://www.elpais.com/articulo/internacional/Bolton/lamenta/EE/UU/le/ayudase/pacificar/Sahara/elpepuint/20071122elpepiint_14/Tes
Máximo RELTI, Bush no apoya el referéndum de autodeterminación del Sahara, Canarias Semanal (25.11.2007), http://www.rebelion.org/noticia.php?id=59458

[21] Frank RUDDY, op. cit., segnala, in particolare, l'articolo 6 del progetto di autonomia marocchino, che specifica le aree in cui non vi sarà autonomia; e conclude: "In other words, the Moroccans are offering autonomy, except in everything that counts".
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
James BAKER III, Interview, op. cit.
Carlos RUIZ MIGUEL, The 2007 Moroccan Autonomy Plan for Western Sahara: Too many Black Holes, http://web.usc.es/~ruizmi/
Carlos RUIZ MIGUEL, Legal Analysis of the Moroccan Autonomy Plan (12/01/2008),
http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=286
Kamal FADEL, The Moroccan magic formula for Western Sahara,
http://www.greenleft.org.au/2007/705/36599

[22] Secondo i dati ufficiali marocchini, nelle elezioni legislative celebrate il 7 settembre 2007, l'astensione fu del 63 per ceento, senza contare un 19 per cento di voti bianchi o nulli.
THE ECONOMIST, Morocco's poor show - The lowest electoral turnout in its history (Sep 11th 2007),
http://www.economist.com/agenda/displaystory.cfm?story_id=9788059
Anita BOSELLI, Morocco: the legislative elections in 2007, http://uk.equilibri.net/article/7686/Morocco__the_legislative_elections_in_2007
Abdellatif IMAD, Élections marocaines : Haj Moussa - Moussa Haj…, Bakchich.Info, samedi, 15 septembre 2007 - Tribune -http://www.bakchich.info/article1636.html
Ignacio CEMBRERO, Marruecos sigue sin facilitar los votos obtenidos por cada partido, EL PAÍS, 15/09/2007.
http://www.elpais.com/articulo/internacional/Marruecos/sigue/facilitar/votos/obtenidos/partido/elpepiint/20070915elpepiint_15/Tes
Moulay HICHAM, Las elecciones marroquíes, inicio de explicación, EL PAÍS, 11/10/2007
http://www.elpais.com/articulo/opinion/elecciones/marroquies/inicio/explicacion/elpporopi/20071011elpepiopi_6/Tes?print=1

[23] http://www.un.org/english/

[24] Il popolo spagnolo si sollevò spontaneamente contro le truppe invasore. Iniziato a Madrid il 2 maggio 1808, il processo rivoluzionario si estese a tutta la Spagna, in una guerra di guerriglia che durò 6 anni e con la quale si riuscì ad espellere l'invasore. Questo stesso episodio del 1808 è anche segnalato da Fernando GUIJARRO ARCAS, Carta abierta a Raimon OBIOLS, euro-parlamentario ante la Unión Europea, http://www.arso.org/guijarro2.htm
Riguardo ai fatti del 1808 ed alla Guerra d'Indipendenza (1808-1814) contro le truppe napoleoniche, si veda :
Benito PÉREZ GALDÓS: El 19 de marzo y el 2 de mayo; Bailén, S.A.P.E., Madrid 2005, et
Arturo PÉREZ-REVERTE, Un día de cólera, Alfaguara, Madrid 2007.
Benito PÉREZ GALDÓS, http://en.wikipedia.org/wiki/Benito_P%C3%A9rez_Gald%C3%B3s
The Peninsular War 1808 - 1814, http://www.peninsularwar.org/penwar_e.htm
Spain : Popular War, 1808-1813, http://www.zum.de/whkmla/military/napwars/popularwar.html

[25] Il famoso quadro di Francisco de Goya "Los fusilamientos del tres de mayo" [de 1808] è esposto nel Museo del Prado, Madrid.

[26] Thabo MBEKI, Presidente del Sudafrica e primo presidente dell'Unione Africana (UA), scrisse una lettera (datata 1 agosto 2004) -certamente dura, ma anche tanto sincera come nobile ed esemplare - al Re del Marocco, Mohamed VI, esponendo le ragioni per le quali si vedeva obbligato a riconoscere la RASD, di fronte all'incompimento degli impegni presi da parte del Marocco ed in applicazione della legalità internazionale. Tale lettera si può leggere qui http://arso.org.site.voila.fr/MBKs.htm - http://arso.org.site.voila.fr/MBK.htm http://arso.org.site.voila.fr/MBKfr.htm

[27] Sono sempre più numerosi e frequenti gli avvertimenti dei saharawi rispetto ad un possibile ritorno alle armi se il Marocco continua ostinatamente a non rispettare gli impegni presi nei confronti della legalità internazionale e se la comunità internazionale non fa pressione, economica e/o militare, sul Marocco:
REUTERS, Polisario extends W.Sahara policy meeting, (Editing by Charles Dick), 19 Dec 2007, http://africa.reuters.com/country/DZ/news/usnL19110073.html
Hamid OULD AHMED, W. Sahara Independence Movement to Review Strategy, Global Policy Forum (December 5, 2007),
http://www.globalpolicy.org/security/issues/wsahara/2007/1205scindec.htm
Tom C. VARGHESE, Polisario losing patience, Global Affairs, Issue 7 February-March 2008,
http://www.globalaffairs.es/Noticia-262.html
Agencia EFE, El Frente Polisario amenaza con librar una nueva guerra contra Marruecos, Libertad Digital (21-05-2005), http://www.libertaddigital.com:83/php3/noticia.php3?fecha_edi_on=2005-05-21&num_edi_on=1453&cpn=1276252017&seccion=MUN_D
Carlos SÁNCHEZ DE RODA, El pueblo saharaui, al límite de su paciencia, Diario ABC (Madrid, 13/03/2008).
Muhamad AREZKI HIMEUR, Polisario says ceasefire is void, BBC News (9 February, 2001),
http://news.bbc.co.uk/2/hi/world/africa/1162580.stm
Dall'altra parte, aumentano le sfacciate manovre delle lobby pro-Marocco volte ad ingannare la popolazione, facendo credere che il Fronte Polisario sia una "banda terrorista". Si veda l'interessante lavoro di Ana CAMACHO, Terror y Guerra en el Sáhara, GEES, Grupo de Estudios Estratégicos, Colaboraciones nº 2214 (14/03/2008), http://www.gees.org/articulo/5257/
Juan CRESPO, Víctimas del Sáhara, El País, 16/03/2008,
http://www.elpais.com/articulo/opinion/Victimas/Sahara/elpepuopi/20080316elpepiopi_8/Tes

[28] Carlos RUIZ MIGUEL, The 2007 Moroccan Autonomy Plan for Western Sahara: Too many Black Holes, Grupo de Estudios Estratégicos GEES, Análisis nº 196, 15/06/2007, http://web.usc.es/~ruizmi/
Carlos RUIZ MIGUEL, Legal Analysis of the Moroccan Autonomy Plan (12/01/2008),
http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=286
Kamal FADEL, The Moroccan magic formula for Western Sahara,
http://www.greenleft.org.au/2007/705/36599
Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, Juneau - Anchorage (Alaska), Oct.-Nov. 2007,
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
Stephen ZUNES, The Future of Western Sahara, op. cit., http://www.fpif.org/fpiftxt/4410 - http://arso.org/Zunes200707s.htm
Carlos RUIZ MIGUEL, El proyecto marroquí de "autonomía" para el Sáhara de 2003: Análisis y consecuencias para el futuro, Grupo de Estudios Estratégicos GEES, Análisis nº 146, 6 de Octubre de 2006 - http://web.usc.es/~ruizmi/
Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), p. 151-179, http://web.usc.es/~ruizmi/
James BAKER III, Interview, op. cit.

[29] PROPOSAL OF THE FRENTE POLISARIO for a mutually acceptable political solution that provides for the self-determination of THE PEOPLE OF WESTERN SAHARA [presented to UN Secretary General on April 10 2007], http://www.arso.org/PropositionFP100407.htm

[30] MOROCCAN INITIATIVE for negotiating an autonomy statute for the Sahara Region, http://www.maec.gov.ma/Initiative/En/Default.htm
Si vedano i commenti di Stephen ZUNES, Frank RUDDY, Carlos RUIZ MIGUEL, Kamal FADEL, e James BAKER III, Interview, op. cit. (Note 28).

[31] Report of the Secretary-General on the Situation Concerning Western Sahara (S/2006 /249), 19 April 2006 - http://www.arso.org/S-2006-e.htm

[32] Resolution 1754 (2007) adopted by the Security Council, 30 April 2007,
http://www.arso.org/S-RES-1754-2007e.pdf

[33] Si veda la bibliografia indicata alla Nota 9.

[34] L'ONU, gli Organismi Internazionali, la stessa Unione Europea e molti Parlamenti nazionali dispongono di strumenti sufficienti per imporre e far rispettare la legalità internazionale. Si ricordi, per esempio, come si fece pressione e si riuscì a farla finita con il regime dell' apartheid in Sudafrica.
Karin SCHEELE, Time for a New EU Policy on Western Sahara, in Karin ARTS and P. PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op. cit. pp. 351-352, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
"The Security Council has never been willing to impose a solution, that is, to move to Chapter 7 of the U.N. Charter from Chapter 6, which requires consensus of both parties. (...) But the real issue is whether or not no country on the Security Council is going to expend political chips on the issue of Western Sahara. (...) Well I think any dispute like this is solvable given goodwill on the part of both parties but you haven't had that. If you don't have that, if they're not willing to exercise the political will necessary to reach a solution and the Security Council is not willing to move from Chapter 6, that is consensus, to Chapter 7 where they can ask the parties, force the parties, one or both of them, to do something they don't want to do. Then I don't know where the solution comes from. (...) The 101st airborne isn't going to go in and require self-determination in the Western Sahara. (...) This issue is really not unlike the Arab-Israeli dispute: two different peoples claiming the same land. One is very strong, one has won the war, one is in occupation and the other is very weak." (James BAKER III, Interview, op. cit.)

[35] "Morocco's crime was contemporaneous with and as flagrant a crime as Indonesia's seizure of East Timor" (Frank RUDDY, op. cit., p. 23). Nel caso di East Timor, chiamata prima Portuguese Timor, i portoghesi realizzarono una decolonizzazione irregolare, molto simile a quella dell'ultimo Governo di Franco nel Sahara. L'ex colonia portoghese fu invasa nel 1975 dall'Indonesia, che la occupò fino al 1999. Venti anni dopo i portoghesi tornarono ed organizzarono un referendum di autodeterminazione, patrocinato dall' ONU, che aprì la strada alla formazione di un nuovo paese, l'attuale Democratic Republic of Timor-Leste, independente dal 20 maggio 2002 (Tomás BÁRBULO, op. cit., p. 23).
Stephen ZUNES, East Timor and Western Sahara: A Comparative Analysis on Prospects for Self-Determination, in:
Karin ARTS and Pedro PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op. cit., pp. 109-130, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Charles SCHEINER, Self-Determination Requires More than Political Independence: Recent Developments in Timor-Leste, Ibidem, pp. 133-146.
"I think with the U.N. what you get is the lowest common denominator because you have 15 countries on the Security Council -- and I would remind you that the United Nations has only functioned the way the founders intended one time and that was when it voted 12 to 3 to authorize the use of force to kick Iraq out of Kuwait (...). That's the only time it's ever done that. (...) If you're going to say that you have to resolve the conflict by consensus agreement between the parties then the parties have got to want to resolve it. And there really should be some outside action forcing events that lead them to that objective. If, on the other hand, you can persuade let's say, the Security Council as we did in the lead up to the Gulf War to use its Chapter 7 powers to impose upon one party or the other or ask one party or the other to do something they would not otherwise voluntarily agree to do, that's a little different. And it's easier to resolve a conflict when you have that power and that ability behind you." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
EAST TIMOR: http://en.wikipedia.org/wiki/East_Timor

[36] Tomás BÁRBULO, op. cit., p. 220; Frank RUDDY op. cit.; e Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), p. 151-179, http://web.usc.es/~ruizmi/.
"...1991 under Javier Perez de Cuellar, the U.N. Secretary General. He put something on the table called the settlement plan to which both the Sahrawi's POLISARIO Front and Morocco agreed, which called for a vote based on a Spanish census of 1975 or 1976. The closer we got to implementing the settlement plan - and we got quite close, (...) we got the Houston accords agreed to. The closer we got, the more nervous I think the Moroccans got about whether they might not win that referendum." (James BAKER III, Interview, op. cit.).

[37] Qui non ci si riferisce solo ai diversi ostacoli di cui parlano Frank RUDDY e Carlos RUIZ MIGUEL, ma anche alle contraddizioni generate dalla lunga attesa nello stesso Fronte Polisario, nella popolazione saharawi e, particolarmente, nelle giovani generazioni che non hanno vissuto il massacro e l'orrore della fuga.

[38] Riguardo alla partecipazione di Henry KISSINGER nella preparazione della Marcia Verde e al finanziamento della stessa da parte di Kuwait e Arabia Saudita, si veda: Tomás BÁRBULO, op. cit. (pp. 212-234) e Jacob MUNDY, How the US and Morocco seized the Spanish Sahara, Le Monde Diplomatique, January 2006, http://mondediplo.com/2006/01/12asahara "Well they built the sand wall way back in '86, '87 sometime. I remember being the representative of the United States of America on the throne day, the celebration of the day that his majesty King Hassan took the throne. And as I was meeting with him prior to returning to the United States he asked me if I could help him with some intelligence involving the wall. And I came back to Washington and put the request in and we got some overhead intelligence to help Morocco with respect to the wall." (James BAKER III, Interview, op. cit.).

[39] Karin ARTS and Pedro PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op.cit., http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Nick BROOKS, Way smoothed for genocide in Western Sahara, SAND & DUST (2007/02/27),
http://nickbrooks.wordpress.com/2007/02/27/way-smoothed-for-genocide-in-western-sahara/
EUROPA PRESS, La Fedissah, preocupada por la abstención de España en la ONU respecto al Sáhara, LUKOR (26/10/04), http://www.lukor.com/not-esp/internacional/0410/26181136.htm
AFAPREDESA, History and Facts, http://www.afapredesa.org/index.php?Itemid=29&id=14&option=com_content&task=view&lang=en
CODESA, A Detailed Report on the Violations of Human Rights Perpetrated by the Moroccan state in the Western Sahara and against the Sahrawi Citizens in Morocco since the passing of the UN 1754 Resolution in April 2007, http://www.arso.org/CODESAreport2.htm
Afifa KARMOUS, Les ressources naturelles d'un territoire non autonome: le Sahara Occidental, Colloque des Juristes sur le Sahara Occidental, Paris le 28 avril 2001, http://www.arso.org/colljupa.karmous.htm
Alberto CARNERO and David SARIAS, The Western Sahara: Disloyalty, Negligence... or Responsability, Papeles FAES, Nº 46, 22/05/2007.
http://documentos.fundacionfaes.info/es/documents/show/00336-00
http://documentos.fundacionfaes.info/document_file/filename/975/00336-00_-papeles_46_ingles_sahara.pdf
Cate LEWIS, Stop phosphate trade with Morocco! (12 January 2007) http://www.greenleft.org.au/2007/694/36071
WESTERN SAHARA RESOURCE WATCH - WSRW, http://www.wsrw.org/index.php?dl=en
WESTERN SAHARA RESOURCE WATCH - WSRW, Phosphates, fish and oil: The Plundering of Western Sahara, http://www.tlaxcala.es/detail_artistes.asp?lg=es&reference=142

[40] Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, op. cit., p. 151.
Catriona DREW, The Meaning of Self-Determination: "The Stealing of the Sahara" Redux?, in Karin ARTS and Pedro PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op.cit., pp. 87-105, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Thomas M. FRANCK, The Stealing of the Sahara, The American Journal of International Law, Vol. 70, No. 4 (Oct., 1976), pp. 694-721

[41] Riguardo alle promesse non mantenute della Spagna nei confronti del Popolo saharawi:
José VIDAL-BENEYTO, "El Sáhara y la MPC", EL PAÍS, 21/07/2007,
http://www.elpais.com/articulo/internacional/Sahara/MPC/elpepiint/20070721elpepiint_15/Tes http://www.rebelion.org/noticia.php?id=54247
Felipe GONZÁLEZ MÁRQUEZ (si veda alla Nota 7)
"...Abbiamo voluto essere qui oggi, 14 novembre 1976, per dimostrare con la nostra presenza il nostro sdegno ed il nostro rifiuto verso l'Accordo di Madrid del 1975...
"Il popolo saharawi vincerà la sua lotta. Vincerà, non solo perchè ha ragione, ma perchè ha la volontà di lottare per la propria libertà.
" Voglio che sappiate che la maggior parte del popolo spagnolo, la più nobile, la parte migliore, è solidale con la vostra lotta. Per noi, non si tratta più del diritto all'autodeterminazione, ma di accompagnarvi nella vostra lotta fino alla vittoria finale. (...)
"Come parte del popolo spagnolo, proviamo vergogna per come il Governo non solo abbia portato avanti una colonizzazione sbagliata, ma anche una peggiore decolonizzazione, consegnandovi nelle mani dei governi reazionari di Marocco e Mauritania. Ma dovete sapere che anche il notro popolo lotta con questo Governo. Nella misura in cui il nostro popolo si avvicina alla libertà, sarà maggiore e più efficace l'appoggio che potremo dare alla vostra lotta. (...)
"Sappiamo che avete ricevuto molte promesse mai compiute: io, quindi, non voglio promettervi niente, ma piuttosto impegnarmi davanti alla Storia: il nostro Partito starà con voi fino alla vittoria finale ".
Queste stesse parole di Felipe GONZÁLEZ (in spagnolo) sono raccolte, audio e video, su http://www.rasd-tv.com/, e si possono anche leggere qui:
Fernando GUIJARRO ARCAS, Carta abierta a Raimon OBIOLS, euro-parlamentario ante la Unión Europea, http://www.arso.org/guijarro2.htm
Luis PORTILLO PASQUAL DEL RIQUELME, El lobby promarroquí en acción (Febrero 2008):
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=63756
http://www.umdraiga.com/lecturas_recomendadas/2008/ellobbypromarroquienaccion.htm
http://www.kaosenlared.net/noticia/el-lobby-promarroqu-en-accin
Riguardo alle promesse non mantenute fatte al Sahara Occidentale, si può anche vedere:
Richard KNIGHT, Former colonial powers have enough wealth to alleviate African debt, (The Green Cross Optimist, Issue 5, 2005),
http://209.85.129.104/search?q=cache:-6YccJosUmIJ:www.theoptimistmag.org/gb/0003/article.php%3Fid%3D1135+promises+not+fulfilled+in+western+sahara&hl=es&ct=clnk&cd=2&gl=es
http://richardknight.homestead.com/articles.html

[42] CEAS-Sáhara: Coordinadora Estatal de Asociaciones de Amistad y Solidaridad con el Pueblo Saharaui, http://www.saharaindependiente.org/

Espandi...