La Corte conclude che gli elementi e le informazioni portati a Sua conoscenza non stabiliscono l’esistenza di alcun legame di sovranità tra il territorio del Sahara Occidentale e il Regno del Marocco

Corte Internazionale di Giustizia

L'Aia, 16 ottobre 1975

lunedì 2 giugno 2008

La Situazione nei Territori Occupati militarmente dal Marocco


Colloquio con Omar Salek, responsabile Diritti Umani nei Territori Occupati del Ministero dei Territori Occupati della Repubblica Araba Saharawi Democratica.

Il Sahara Occidentale, occupato militarmente dal Marocco dal 1975, si trova a vivere una situazione particolarmente critica e, purtroppo, poco conosciuta. Qual è il quadro generale della situazione del rispetto dei diritti umani nei territori occupati e nelle carceri del Sahara Occidentale?
In primo luogo voglio segnalare che i territori occupati stanno vivendo una situazione allarmante per l’ingente dispiego di forze di polizia che attualmente il regime marocchino sta facendo nelle strade di El Aaiun, Smara, Dakla e nelle altre principali città del sud. ...
... I nostri concittadini nei territori sono perseguitati, osteggiati e in ogni momento, ci sono sequestri, interrogatori, torture. Dal 2005 a ora ci sono state molte manifestazioni pubbliche dove la resistenza pacifica, chiamata Intifada, si è affermata e consolidata nella popolazione. Finora ci sono stati due morti e decine di arresti politici di persone giudicate e sommariamente rinchiuse nelle carceri nei territori occupati come nel sud e nel resto del Marocco. Oggi i territori occupati sono isolati dal resto del mondo, è proibito l’accesso ai giornalisti e alle delegazioni parlamentari d’indagine. Dalla settimana scorsa 61 prigionieri politici nella Carcere Nera di El Aaiun, di Kenitra, di Ait Meloul, di Tiznit e di Sale, arrestati solamente perché rivendicavano la libera autodeterminazione del popolo saharawi manifestando pacificamente e come attivisti per i diritti umani, sono entrati in sciopero della fame e iniziano a stare molto male. Molte organizzazioni, inclusa l’associazione marocchina per i diritti umani, hanno lanciato un appello per salvare la vita ai prigionieri politici saharawi perché la situazione che stanno vivendo è tragica. Alcuni non hanno spazio per alzarsi in piedi nelle celle sovraffollate e la situazione sanitaria è atroce e senza alcun controllo.

Il mandato della Missione delle Nazioni Unite per il Referendum in Sahara Occidentale non prende minimamente in considerazione questa situazione. È possibile che questa Missione Onu ampli il suo mandato verso l’istituzione di una forza di Polizia Internazionale per vigilare sul rispetto dei diritti umani?
La Rasd e le Ong nei territori occupati hanno fatto questa proposta per andare oltre il mandato attuale della Minurso, che attualmente è solo di sorveglianza del cessate il fuoco tra le parti, e arrivare a proteggere i cittadini saharawi nei territori occupati e al Referendum di autodeterminazione. In seno al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, il Fronte Polisario ha richiesto la protezione dei cittadini saharawi da parte della Minurso, però finora non ci sono state risoluzioni in questo senso. I Caschi Blu che attualmente presidiano il territorio non possono fare nulla per fermare le torture e le violazioni dei diritti umani che avvengono davanti ai loro occhi.

A un livello più politico, che lettura può essere data alla denuncia di genocidio del popolo saharawi da parte del Marocco del giudice spagnolo Baltasar Garzón?

È molto importante, a prescindere dall’esito che questa potrà avere. Garzón ha evidenziato davanti all’opinione pubblica internazionale le atrocità a cui sono stati e sono sottoposti i cittadini saharawi che continuano ad abitare i territori occupati. Sono state trovate fosse comuni in cui decine di saharawi sono stati interrati vivi, ci sono ancora testimoni che conoscono i generali e i colonnelli responsabili di tutto questo. Dal 1975 ci sono stati più di 400 desaparecidos saharawi di cui non sono state ritrovate tracce, i famigliari chiedono ancora che venga fatta luce su tutto questo ma non hanno mai avuto alcuna notizia.

Riguardo l’ultimo round di trattative di Manhasset, è possibile nutrire ancora speranza per una soluzione pacifica della questione saharawi?
La prospettiva è molto chiara: ci potrà essere un’opzione di pace fintanto che si potrà porre fine a questa situazione che da 32 anni vede esuli saharawi rifugiati nei campi in Algeria e altri saharawi oppressi e maltrattati da un Regime non scelto, se di tutto questo non sarà possibile veder la fine i saharawi saranno costretti a imbracciare di nuovo le armi destabilizzando tutta la zona del Maghreb smettendo di curarsi del rispetto del diritto internazionale.

a cura di Giulia Norcini

Picture from Flickr user Saharauiak used under a Creative Commons license

Nessun commento: