La Corte conclude che gli elementi e le informazioni portati a Sua conoscenza non stabiliscono l’esistenza di alcun legame di sovranità tra il territorio del Sahara Occidentale e il Regno del Marocco

Corte Internazionale di Giustizia

L'Aia, 16 ottobre 1975

giovedì 5 giugno 2008

OSSERVATORIO SUL MONDO ARABO




NO.14 – dal 21 al 31 maggio 2008
A CURA DI G.B.





[...]
MAROCCO
[...]

*Un fotografo spagnolo della REUTERS, che seguiva un corteo di studenti che chiedevano lavoro, a Rabat, è aggredito da sette poliziotti dei reparti ausiliari militari, che lo colpiscono a calci, pugni, bastonate, finché riesce a fuggire. Il fotografo, molto noto, ha esposto ripetutamente sue opere e tenuto conferenze, compresa una all’Università di Madrid. L’ufficio legale dell’Agenzia sta preparando una protesta formale con richiesta di danni, per i problemi fisici causati e per il sequestro di due macchine fotografiche. Il Ministero dell’Informazione nega che “in Marocco ci siano limitazioni alla libertà di movimento e di lavoro dei giornalisti”. (OBS*, REU*, SPS*, 26.05.)

*L’informazione marocchina ignora totalmente le critiche di Amnesty International, sulle violazioni dei diritti umani nel Regno e nel Sahara occupato, per dare risalto a supposte violazioni, senza prove, che accadrebbero proprio nei Campi profughi nella zona di Tinduf. (MAP*, 29.05.)

*Il Governo del Marocco, continuando nella sua ostinata negazione della realtà, denuncia la “provocazione” avvenuta a Tifariti (il Congresso del Polisario), continuando a voler considerare le zone del Sahara liberate come territorio marocchini, di cui si sarebbe volata la Sovranità, cosa che afferma di non accettare in alcun modo. (MAP* e altre testate marocchine, 30.05.)

[...]
SAHARA OCCIDENTALE

*Aperta a Tifariti, nei Territori Liberati, le celebrazioni del 35° Anniversario dell’inizio della Guerra di Liberazione. Le manifestazioni si sono aperte con un ampio discorso del Presidente della RASD, Mohamed Abdelaziz, che rifà la storia di questi decenni di lotta per il riconoscimento dei diritti del Popolo Saharawi e fa il punto della situazione attuale, quando i colloqui diretti, promossi dall’ONU, stentano ad assumere un ruolo reale, per l’ostinazione marocchina a rifiutare la sola soluzione capace di porre fine al conflitto, l’espressione della volontà popolare attraverso il Referendum per l’autodeterminazione, che da altrettanti anni il Marocco impedisce, nonostante decine di Risoluzioni ONU lo prevedano. Conclude Abdelaziz: ”Il popolo Saharawi non accetta di mercanteggiare sull’autodeterminazione” (SPS*, MOU*, 21/22.05.)

* Oltre quindici partiti politici d’Algeria, Mauritania, Senegal e Mali, presenti a Tifariti, rivolgono un appello perché sia riconosciuto il diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione e sia sostenuta la sua lotta legittima e conforme ai principi dei diritti dei popoli. Un appello analogo è firmato dai Rappresentanti degli storici movimenti di liberazione d’Algeria (FLN), Sud Africa (ANC), Angola (MPLA), Namibia (SWAPO), PAIGC (Guinea Bissau), Chama Cha (Tanzania) e Namibia, Nigeria, Palestina (SPS*, 22.05.)

*Come già in passato, il Comando dell’Esercito della RASD procede, sotto sorveglianza di una missione dell’ONU, alla distruzione di uno stock di mine anti uomo, eliminate dal terreno, secondo i principi della Convenzione di Ottawa, cui la RASD ha aderito. SPS*, BUE*, AFP*, 22.05.)

*Nuova, estemporanea uscita dell’inviato di Ban Ki-moon nel Sahara. L’ineffabile van Walsum, in un’intervista ad un giornale olandese, questa volta, sosterrebbe, secondo fonti marocchine, che Polisario ed Algeria si sforzano di far durare i negoziati il più possibile. Egli, poi, ribadisce di aver diritto di esprimere la sua opinione, secondo cui l’ipotesi dell’indipendenza è irrealistica, aggiungendo che per tutto l’anno passato si era sentito come se stessero abusando di lui. [un funzionario incaricato di portare a termine quanto stabilito da decine di Risoluzioni, se ritiene che ciò sia abusare di lui, ha il dovere morale e politico di fare una sola cosa: andarsene. G.B.] (MAP*, 27.05.)

*Il Rapporto annuale di Amnesty International sui diritti umani nel mondo prende ancora una volta in considerazione la situazione del Sahara. Il Rapporto parla degli arresti dei militanti durante le manifestazioni nei Territori occupati, le decine di loro denunce di casi di tortura e maltrattamenti. La stessa cosa vale per gli studenti saharawi nelle Università marocchine. Specificamente viene citato il caso di un giovane che ha perso un occhio per le percosse. Il Rapporto, poi, denuncia ancora le persecuzioni contro i propri attivisti che cercano di documentare le violazioni, tre dei quali sono stati condannati a pene detentive. Il Rapporto infine, denuncia le limitazioni alla libertà di stampa in Marocco e casi di repressione indiscriminata nella lotta contro il terrorismo e l’immigrazione clandestina. (SPS*, 29.05.)
[...]

AFP=A. France Presse
MAP=Maghreb Arabe Pr
REU=Agenzia Reuters

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mercoledì 4 giugno 2008


ER GRILLO ZOPPO

Ormai me reggo su ‘na cianca sola.
- diceva un Grillo –
Quella che me manca
m’arimase attaccata alla capriola.

Quanno m’accorsi d’esse prigioniero
col laccio ar piede, in mano a un ragazzino,
nun c’ebbi che un pensiero:
de rivolà in giardino.

Er dolore fu granne…,
ma la stilla de sangue che sortì dalla ferita
brillò ner sole come una favilla.

E forse un giorno Iddio benedirà
Ogni goccia di sangue ch’è servita
Pe’ scrive la parola libertà!


Carlo Alberto Saustri detto Trilussa

a cura di FreeSahara

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Marocco: Denunce di tortura e di processo ingiusto per un difensore dei diritti umani saharawi



Campagna di raccolta firme di Amnesty International - sezione Spagna per il caso di Ennaâma Asfari, attivista saharawi di diritti umani.

Compila i tuoi dati affinché possiamo inviare un messaggio nel tuo nome al Ministro della Giustizia del Marocco, Abdelwahed Radi, attraverso l'Ambasciata del Marocco in Spagna.

13 aprile 2008, agenti delle forze di sicurezza marocchine hanno fermato Ennaâma Asfari. Secondo le informazioni, gli agenti gli hanno bendato gli occhi e l'hanno condotto ammanettato fino ad un posto sconosciuto dove legato ad un albero, l'hanno menato mentre veniva interrogato sui suoi incontri con studenti saharawi in Marrakech. I capi d'imputazione a suo carico sarebbero: violenza contro la persona e possesso di armi bianche, accuse che lui nega.

Ai parenti non hanno notificato loro immediatamente la detenzione, come esige la legislazione marocchina. Hanno poturo visitarlo nel carcere solo il 22 aprile e, dietro la visita, hanno informato ad Amnesty International che Ennaâma Asfari aveva ematomi sotto agli occhi, marche nei polsi, segni di scottature di sigarette nelle braccia, raschiature nei gomiti, contusioni nelle cosce ed ematomi e gonfiore nei piedi.

Il 28 aprile Ennaâma Asfari fu condannato a due mesi di prigione, ad una multa di 1.700 dirhams ed a pagare un'indennità di 2.000 dirhams alla persona alla quale suppostamente attaccò.

Ennaâma Asfari è co-presidente del Comitato per il Rispetto delle Libertà ed i Diritti umani nel Sahara Occidentale, un'associazione con sede in Francia, paese nel quale Asfari risiede abitualmente.

Amnesty International chiede alle autorità marocchine che investighino in maniera immediata, esaustiva ed indipendente tutte le denunce di torture e maltrattamenti con l'intervento delle forze di sicurezza. Ugualmente chiede che rispettino il diritto delle persone a raccogliere e diffondere pacificamente informazione ed opinioni su questioni di diritti umani, comprese le relative al Sahara Occidentale.

Agisci!



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SAHARALIBRETORINO: PresentAzione



Il team di SAHARALIBRETORINO ha partecipato, partecipa e parteciperà ad azioni sul territorio nazionale, finalizzate allo scopo di dare visibilità alla causa che il blog stesso supporta: promuovere il diritto di autodeterminazione del popolo Saharawi
L'intento di queste partecipazioni vuol essere quello di comunicare alle persone quello che sappiamo, che abbiamo visto e le esperienze provate in prima persona: il contatto diretto non dà la possibilità di raggiungere un target potenzialmente alto come un blog, ma l'esperienza empatica di trasmettere quanto crediamo in questa causa, non ha prezzo!


Ad oggi non è stato possibile programmare un calendario delle attività da affrontare, però l'intenzione è quella di sostenere attivamente la nostra causa partecipando ad eventi, che consideriamo "affini". Può infatti avere un ritorno connsiderevole far conoscere la questione del Sahara Occidentale alle persone che già posseggano o stiano sviluppando una certa sensibilità nei confronti di certe problematiche, e/o non faccia parte del popolo "tenuto in coma farmacologico dai media" (ndr. B.Grillo!)

Lo stendardo della R.A.S.D Republica Araba Saharawi Democratica, è sventolato in due eventi di grossa portata per ciò che riguarda il territorio torinese: il V2Day del 25.4.2008 e nella manifestazione FreePalestine del 10.5.2008

V2-Day:
la manifestazione di Beppe Grillo poneva una questione a noi particolarmente cara: la disinformazione e la corruzione dei media che, pubblici o privati, forniscono alla popolazione un servizio incompleto e gestito dai "poteri forti" (... che però in Italia hanno la peculiarità di essere anche "padroni").

In effetti la questione del Sahara Occientale esiste, ha un valore enorme se confrontata con altre problematiche, ma è conosciuta da molte poche persone. E questo per due motivi fondamentali:
- la comunità internazionale non vuole che se ne parli per non dover scombinare quello status quo che permette a nazioni quali gli USA, la Francia e molte altre di beneficiare delle immense risorse localizzate proprio in questi territori.
- il governo marocchino dirige le sue milizie militari e paramilitari per impedire alla popolazione Saharawi ancora presente nei territori occupati, di far sentire la sua voce, ma anzi usando sistematicamente la violenza ed il terrore per sotterrare quel sentimento di libertà ancora vivo fra quelle persone.

FreePalestine:
la manifestazione del 10 maggio 2008, ponendosi contro la partecipazione dello stato di Israele come ospite d'onore alla Fiera del Libro 2008, sosteneva la causa del popolo palestinese, ad oggi esiliato dai territori natii, e sistematicamente oppresso dalle forze militari del governo israeliano.

Il Sahara Occidentale vive a tutti gli effetti una situazione molto simile a quella palestinese, differente solo per visibilità mediatica.
Negli ultimi anni è apparso un ulteriore elemento simbolico comune ai due territori: il MURO .
L'ultimo baluardo dell'oppressione dell'occidente ricco, che nel 1989 cadendo a Berlino riconsegnava alla comunità mondiale il contatto con l'est Europa, oggi è ancora presente sia nel Sahara, sia in Palestina, e nuovi di zecca!
Nel Sahara è lungo 2720 km, di recente costruzione (anni '80) e vanta il primato di zona a più alta concentrazione di mine del pianeta. Lungo tutto il suo profilo esterno sono distribuite circa 6 milioni di mine: se mai qualcuno provasse a comunicare col mondo, scavalcato il muro, salterebbe in aria dall'emozione ...
La presenza al corteo torinese, a cui hanno aderito più di 7000 persone, è stata molto importante per chiarire anche un altro elemento comune "problematico": le bandiere della Palestina e del RASD si differenziano solo per la presenza della mezzaluna rossa nella striscia bianca di quella sahariana!

È uno strano equivoco ma appare ancor più preoccupante che bandiere ove compaia la fatidica combinazione BIANCOROSSOVERDE richiamino elementi quali il regime, oppressione e violenze, nel cui occultamento partecipino sistematicamente i più importanti media nazionali ...

L'appuntamento è alla prossima puntata!
a cura di FreeSahara

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martedì 3 giugno 2008

Sahara occidentale: Le legittime ragioni del popolo saharawi

AUTORE: Luis PORTILLO PASQUAL DEL RIQUELME
Tradotto da Davide Bocchi, rete Tlaxcala

Questo articolo è la versione italiana attualizzata e completata di un precedente articolo, elaborato su richiesta di una rivista universitaria francese, che alla fine si è rifiutata di pubblicarlo, senza dare spiegazioni all’autore.

Sono già passati più di 32 anni da quando il Marocco ha espulso la Spagna dal Sahara Occidentale, sostituendosi ad essa, con sangue e fuoco, nel ruolo di potenza coloniale e paese occupante.

Questa manovra venne portata a termine con l’aiuto strategico e l'approvazione di Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato degli Stati Uniti, e si risolse nella tristemente celebre Marcha Verde, con la quale il Re del Marocco spinse 350.000 sudditi oltre la frontiera nord-occidentale del Sahara Spagnolo (novembre 1975). Simultaneamente, e senza pubblicità alcuna, le truppe militari marocchine penetravano nel territorio attraverso la frontiera nord-orientale [1].


Hassan II approfittò meschinamente del fatto che il dittatore spagnolo Francisco Franco stesse agonizzando (morirà il 20 novembre del 1975) ed suo fragile regime fosse estremamente debilitato dalla lunga lotta delle forze democratiche.

Davanti alla più che credibile ipotesi di un massacro di civili (i partecipanti alla Marcha Verde), e ad una minaccia certa di una guerra imminente con il Marocco, il governo spagnolo - paralizzato dall'agonia del dittatore Franco – scelse di ritirarsi ed aprire la strada alle truppe marocchine, abbandonando i saharawi (a quel tempo, cittadini spagnoli) alla loro sorte.

Dopo la Marcha Verde, l'invasione e l'occupazione del Sahara occidentale vennero formalizzate, il 14 di novembre 1975, attraverso gli illegali “Accordi Tripartiti di Madrid„ (the Madrid Agreement), in virtù dei quali la Spagna cedeva temporaneamente l’amministrazione (non la sovranità) della sua provincia africana al Marocco (i due terzi del territorio) ed alla Mauritania (il terzo rimanente, nel sud), impegnandosi ad abbandonare la sua provincia africana prima del 28 di febbraio 1976 [2].

A partire da quest’ultima data scoppierà la guerra di Marocco e Mauritania contro il Frente Polisario [3]. I militari marocchini, ebbri di delirio, perseguitarono e bombardarono la popolazione civile saharawi, tanto nei loro villaggi quanto durante la loro fuga disperata attraverso il deserto, perpetrando un orribile massacro allo scopo di eliminare un intero popolo, ed obbligando la popolazione superstite ad attraversare la frontiera con l'Algeria e rifugiarsi nella zona più arida del deserto (gli accampamenti di Tinduf), dove da allora sopravvive eroicamente la maggior parte della popolazione autoctona, che ha creato il proprio Stato in esilio: la Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) [4].

Da allora, l’ONU (tanto l'Assemblea Generale quanto il Consiglio di Sicurezza) ha adottato decine e decine di risoluzioni sul Sahara Occidentale, riconoscendo ripetutamente il diritto del Popolo saharawi alla propria auto-determinazione ed esortando il Marocco ad abbandonare un territorio che non gli appartiene e su cui non possiede alcun titolo di sovranità [5].

In Spagna, dopo la morte di Franco, i primi governi della fase della transizione alla democrazia, compresa la totalità dei partiti politici dell'opposizione, hanno sostenuto chiaramente e completamente il Popolo saharawi ed il Frente Polisario nella loro lotta contro l’invasore, appoggiando il referendum per l’auto-determinazione.

Nel 1991, dopo 16 anni di guerra, la mediazione di ONU e OUA ha ottenuto il cessate il fuoco, accordando come contropartita la celebrazione di un referendum per l’auto-determinazione, compromesso che è stato accettato dal Marocco. Ma a partire da quella data, in cui Spagna e Marocco hanno firmato un Trattato di Amicizia e Cooperazione [6], è iniziata il voltafaccia della posizione ufficiale spagnola, che continua ancora oggi e rimane inspiegabile per la maggior parte della società spagnola, ampiamente solidale con la causa saharawi [7].

Dopo vari tentativi di risolvere il conflitto, sempre affondati dalle élites governanti del Marocco [8], il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha finalmente adottato, il 30 di aprile 2007, la Risoluzione 1754, dando un ultimatum al Marocco ed al Frente POLISARIO per intavolare negoziati diretti volti ad ottenere una soluzione politica definitiva alla questione del Sahara Occidentale. Nel quadro di questa risoluzione, il Segretario Generale dell’ONU ha invitato le parti ad una tornata di trattative, nei giorni 18 e 19 giugno 2007, a Manhasset, vicino a New York. La seconda tornata ha avuto luogo il 10 e l’11 agosto. Un terzo incontro è avvenuto nel gennaio 2008. Questa volta si è parlato della possibilità di celebrarlo nella città europea di Ginevra, sede dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti dell'Uomo (ACNUDH) ed anche dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (ACNUR), gli organismi a cui tante volte hanno dovuto ricorrere i rappresentanti legittimi del popolo saharawi per denunciare i ripetuti oltraggi del regime marocchino [9]. Ma la celebrazione di queste trattative in una città europea come Ginevra avrebbe attratto l'attenzione di tutta l'Europa; e non si può scartare l’ipotesi che Rabat, Washington e Parigi abbiano esercitato pressioni affinché, alla fine, l’incontro venisse celebrato a New York, lontano dall’Europa e dall'Africa, in casa di quei potenti, influenti e multimilionari gruppi di pressione (lobbies) di cui parlano Frank Ruddy e Tomás Bárbulo nella bibliografia a cui ci si riferisce in questo articolo. Di fronte ai risultati quasi nulli di questi tre incontri, è prevista una nuova tornata per metà marzo 2008, di nuovo a Manhasset, New York.

Il lavoro attuale è nato dall’urgente necessità di confutare le argomentazioni di un articolo pubblicato dal giornale spagnolo EL PAIS, che ha confuso l'opinione pubblica spagnola ed ha fatto montare la rabbia dell’ampio movimento di solidarietà con il Popolo saharawi. Nelle righe che seguono sono confutate, punto per punto, le argomentazioni principali esposte in detto articolo, in cui si negano o si dimenticano, in maniera sibillina, i motivi legittimi della lunga lotta del popolo saharawi per liberarsi dall’oppressore e raggiungere l’indipendenza.

LA TESI MAROCCHINA

Proprio lo stesso giorno in cui il Consiglio di Sicurezza dell’ONU adottava la sua – fino ad allora - ultima risoluzione sul Sahara Occidentale (30 aprile 2007), è stato pubblicato, sulle pagine di opinione del quotidiano EL PAÍS, un articolo di Bernabé López García (BLG) intitolato “Aplazar la utopía, defender la dignidad” ("Bocciare l'utopia, difendere la dignità"), che, in sostanza, cercava di giustificare la posizione del Governo marocchino riguardo al futuro del Sahara Occidentale. L'autore argomentava che l'offerta [10] marocchina (il piano di “autonomía” presentato dal Marocco nell’aprile 2007) costituisce oggi un'opportunità storica unica affinchè il popolo saharawi ed il suo territorio del Sahara Occidentale si possano integrare al Marocco, in una regione ad autonomia limitata sotto sovranità marocchina. Per sostenere la sua argomentazione, il summenzionato autore equiparava le concessioni [11] che il PCE si trovò a fare all'inizio della nostra transizione democratica a quelle che, secondo la sua opinione, dovrebbe fare ora il Fronte Polisario, abbandonando così il proprio diritto all’autodeterminazione e all'indipendenza (perchè utopica, secondo il Sr. BLG). Secondo detto autore, se il Popolo saharawi e, in definitiva, la RASD, si piegassero ad accettare tali “concessioni”, ciò permetterebbe ai saharawi di porre fine alla diaspora, all'esilio, alle sofferenze, e di vivere con dignità. In caso contrario, concludeva BLG a mo’ di sottile e velata minaccia, il Popolo saharawi si vedrebbe obbligato a rimanere in esilio, un lungo e penoso esilio che dura da più di tre decadi.

Secondo me quest'affermazione, oltre ad essere una mera esposizione delle tesi marocchine, elude questioni fondamentali e riporta argomenti che non si adattano alla realtà, cambiandola totalmente come vado ad illustrare.

1. E' un'errore comparare la situazione della Spagna e del PCE, all'inizio della nostra transizione, con quella del Fronte Polisario e di un Marocco invasore che ha preteso annettersi de facto un territorio sul quale non possiede alcun titolo di sovranità [12]. Tra le altre differenze rilevanti (un Fronte di Liberazione Nazionale è molto più che un partito ed ha obiettivi più ampii), il PCE apparteneva alla nazione stessa, mentre il Marocco ha invaso ed occupato, illegalmente ed illegittimamente, un territorio altrui. Sono due situazioni che non hanno nulla in comune e la cui comparazione non è, pertanto, sostenibile.

2. La credibilità dei governanti marocchini nel contenzioso del Sahara è nulla [13]. L' Esercito marocchino ha mitragliato e bombardato con napalm, fosforo bianco e bombe di frammentazione (lanciate da caccia di fabbricazione francese di ultima generazione e Phantom F-15 [14]) i saharawi, obbligando la maggior parte della popolazione sopravvissuta al genocidio - ancora oggi impunito [15] - all'esodo ed al rifugio forzato nelle zone più dure ed inospitali del deserto algerino. Nell'allora provincia [16] spagnola, il Marocco ha imposto una seconda colonizzazione – nell'ultimo terzo del secolo XX! -, abortendo il processo decolonizzatore spagnolo, richiesto dall'ONU ormai negli anni ‘60. Fin dall’inizio, i dirigenti marocchini hanno sfidato costantemente la legalità internazionale ed hanno ostruito sistematicamente in maniera vile la soluzione internazionalmente riconosciuta per questi processi (il referendum di autodeterminazione [17]) ; e dopo una guerra di 16 anni contro il popolo saharawi, dopo avere rifiutato tutti i piani proposti dalle Nazioni Unite, il Majzén marocchino ora fa un'offerta unilaterale, al Fronte Polisario –rappresentante legittimo del popolo saharawi-, per negoziare un'autonomia limitata sulla base, non negoziabile, della marocchinità [18] del territorio saharawi, senza lasciare spazio, naturalmente, all'autodeterminazione, né all'independenza [19].

DIGNITA’..., O RESA DI FRONTE AI FATTI COMPIUTI? [20]

3. Dopo tanto tempo (32 anni), tanti impegni disattesi, tanti sgambetti al processo decolonizzatore, il Marocco continua a scommettere sulla sua politica di fatti scontati: una volta invaso ed occupato manu militari il Sahara Occidentale, e massacrata e derubata della terra la popolazione, ciò che si potrebbe negoziare tra le Parti sono, al massimo, alcune condizioni [21] della pretesa autonomia e del corrispondente processo; il popolo saharawi dovrebbe accettare e soffrire, per cominciare, la sottomissione e l'annessione al Marocco, il cui regime politico è stato recentemente rifiutato alle urne ed è oggetto di severe critiche anche in seno alla stessa famiglia alawita [22]. E' questo ciò che BLG chiama “difendere la dignità”? Non è forse stabilito nella Carta e nelle molteplici risoluzioni delle Nazioni Unite che la soluzione ai problemi della decolonizzazione è il referendum di autodeterminazione con tutte le opzioni aperte [23]?

4. Cosa faremmo noi spagnoli in un caso simile, cioè se "loro" (i saharawi) fossero gli spagnoli e “noi” (gli spagnoli) fossimo i saharawi e ci trovassimo nella loro situazione? Cosa facemmo quando ci invasero le truppe napoleoniche? Rinunciammo forse alla nostra indipendenza? Lasciammo che si calpestasse la nostra dignità? No; il popolo spagnolo si alzò, combattè ed espulse l'invasore [24], con le orribili conseguenze rese immortali dal geniale pittore Francisco de Goya ne Los fusilamientos del tres de mayo [1808] [25]. Oggi, alcuni tra quelle migliaia e migliaia di patrioti che si sollevarono contro l’invasore sono onorati come eroi nel cimitero La Florida, a Madrid.

LA RASD E IL REFERENDUM

5. Proprio perché il Marocco ha negato ai saharawi – dapprima con l'invasione e l'occupazione e, dopo, con la trasgressione sistematica della legalità internazionale - la realizzazione di ciò che ora Mr. BLG ed altri corifei del Majzén pretendono qualificare come utopia, il popolo saharawi non ha avuto altra via d'uscita - per difendere la propria dignità e sopravvivenza come popolo - che proclamarsi Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) in esilio, riconosciuta ormai da più di ottanta paesi e dall’ OUA, attuale UA, di cui la RASD è membro fondatore con pieno diritto [26]. E, dalla dichiarazione di cessate il fuoco del 1991, auspicata dall'ONU e dall’ OUA, la RASD ha scelto la soluzione pacifica per offrire al suo popolo un futuro legittimo e degno, che passa necessariamente per l'inalienabile diritto all'autodeterminazione.

6. Dunque, il referendum di autodeterminazione era la contropartita accordata in cambio del cessate il fuoco nel 1991. Se il Marocco non rispetta i propri impegni e la comunità internazionale non esercita fermamente pressione sui dirigenti marocchini per il loro effettivo compimento, dobbiamo aspettarci che il Frente Polisario ed il Popolo saharawi rimangano eternamente a braccia conserte, seduti sulla sabbia del deserto, contemplando impassibili come passano davanti ai loro occhi le ceneri della loro Repubblica ed i cadaveri di generazioni e generazioni di saharawi [27]? Inoltre, nel caso in cui non si ponesse rimedio all’ enorme ingiustizia perpetrata contro il Popolo saharawi, non solo ciò potrebbe arrecare grave danno alla massima istituzione internazionale per la salvaguardia della pace, ma anche seminare odio nella popolazione oltraggiata ed essere fonte di instabilità futura nel Magreb, ed in altre parti del mondo [28].

DUE PROGETTI MOLTO DIVERSI

7. Non “ci sono sul tavolo due progetti coerenti che riconoscono il diritto all'autogoverno del popolo saharawi”, come sostiene Mr. BLG. Il documento presentato nell’aprile 2007 dal Fronte Polisario al Segretario Generale dell'ONU, per essere discusso al Consiglio di Sicurezza, ha come titolo "Proposta del Fronte Polisario per una soluzione politica mutuamente accettabile che assicuri l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale" [29]. In cambio, il titolo di quello presentato dai dirigenti marocchini è ben diverso: "Iniziativa di autonomia per la regione del Sáhara" [30]. Ogni commento è superfluo. Nella proposta del Fronte Polisario si richiama e si difende la legalità internazionale, avallata dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, mentre il progetto del Marocco la nega o, quantomeno, la mutila considerevolmente. Già nell'aprile del 2006, nel suo Rapporto al Consiglio di Sicurezza, il Segretario Generale dell'ONU diceva testualmente (S/2006/249, punto 37) [31]: “Nelle consulte bilaterali tenute dal mio Inviato Speciale [...], il Fronte Polisario ha ribadito che in nessun caso avrebbe negoziato alcun tipo di autonomia sotto la sovranità del Marocco. Il mio Inviato Speciale ha chiarito che [...] si è parlato di negoziati senza condizioni previe, miranti a raggiungere una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettabile che permetta la libera determinazione della popolazione del Sahara Occidentale. Il Consiglio di Sicurezza non potrebbe invitare le parti a negoziare riguardo ad un'autonomia del Sahara Occidentale sotto la sovranità del Marocco, poichè ciò implica il riconoscimento della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale, fatto fuori da qualsiasi considerazione, dato che nessuno Stato Membro delle Nazioni Unite ha mai riconosciuto tale sovranità". E la già citata Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, del 30 aprile 2007 (S/RES/1754) [32], nuovamente si “esortano le parti ad intavolare negoziati in buona fede senza condizioni previe [...], miranti a raggiungere una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettabile che conduca alla libera determinazione della popolazione del Sahara Occidentale”. Ma bisogna aggiungere che il Marocco ha dettato delle condizioni previe (niente verrà negoziato al di fuori del suo “progetto di autonomia”, parole dello stesso Mohamed VI) e che non ha assolutamente agito in buona fede, al contrario, scatenando una feroce repressione contro la popolazione saharawi dei Territori Occupati del Sahara Occidentale e dello stesso Marocco [33].

LEGALITA’ INTERNAZIONALE, UTOPIA E LAISSEZ FAIRE

8. La legalità internazionale è – con tutte le sue mancanze - l'insieme di norme che ci siamo dati noi umani come misura di convivenza, per vivere in pace e risolvere i conflitti in maniera pacifica. Però è necessario rispettarla ed applicarla. Il Marocco non la rispetta (in conformità a quanto si dispone nel Capitolo VI della Carta delle Nazioni Unite) [34] e la comunità internazionale non esercita sufficiente pressione perchè venga applicata (in conformità al Capitolo VII). Come segnala lo stesso BLG correttamente, “la legalità internazionale è una misura per assicurare il rispetto dei diritti dei popoli". Ma si rispettano forse i legittimi diritti del popolo saharawi? E, al contrario, hanno forse violato i saharawi i diritti del popolo marocchino? Se la RASD avesse invaso ed occupato il Marocco, come avrebbe reagito la comunità internazionale? Il caso del Kuwait – oltre a quello di Timor [35] - è abbastanza vicino nel tempo. Rispetto a ciò le speculazioni sono superflue.

9. Se il Marocco ha sistematicamente fatto ostruzione contro un referendum trasparente e giusto è perchè i suoi governanti più recalcitranti hanno paura di perderlo [36]. Negano in questo modo, anticipatamente, sopprimendola dalla realtà, la pretesa utopía (la legalità internazionale e, in questo caso, l'independenza) della quale parla Mr. BLG, mantenendo allo stesso tempo il popolo saharawi nella più indegna delle condizioni di vita, nella privazione della terra e nella miseria (www.umdraiga.com). Sperano così di guadagnare tempo, stremare e demoralizzare i saharawi, alienare la memoria storica dalle giovani generazioni, vincere per estenuamento un intero popolo, con la vana speranza che, alla fine, soccomberanno ed accetterano ciò che gli verrà dato, sprofondati nelle contraddizioni generate da ostacoli ingiusti [37].

10. Il Marocco ha praticato per 30 anni non la politica dello struzzo, come sostiene il nostro autore, bensì la politica della terra bruciata, dei fatti scontati, violando impunemente la legalità internazionale già dalla tristemente celebre Marcha Verde (di una popolazione civile infiammata e manipolata, da un lato, e di carroarmati, aerei e truppe dall'altro), ordita sotto il patrocinio strategico di Henry Kissinger [38]. La Spagna e la comunità internazionale hanno lasciato fare, guardando dall'altra parte, assorte in affari più lucrosi e con una visione miope, di corto raggio, che dura già da troppo ed è divenuta insopportabile [39].

11. In accordo al Diritto Internazionale della decolonizzazione, l’autodeterminazione non significa altro che la possibilità per il popolo colonizzato di scegliere liberamente e democraticamente tra varie proposte: piena integrazione nella metropoli, libera associazione con la stessa, associazione con altro Stato o independenza [40]. E cioè, nonostante i timori e le arguzie dei dirigenti marocchini, il diritto all'autodeterminazione non presuppone, obbligatoriamente e necessariamente, l'independenza, a cui legittimamente aspirano i saharawi. Come riporta esplicitamente e testualmente il punto 8 della Proposta saharawi, con generosità e ampiezza di visioni: “Il Fronte Polisario si impegna inoltre ad accettare i risultati del referendum, quali che siano, ed a negoziare con il Regno del Marocco, secondo gli auspici delle Nazioni Unite, le garanzie che è disponibile ad offrire alla popolazione marocchina residente nel Sahara Occidentale da 10 anni, così come al Regno del Marocco per gli aspetti politici, economici e legati alla sicurezza, nel caso in cui il referendum di autodeterminazione culmini con l'independenza”.

12. Come segnalava recentemente CEAS-Sahara, “la lotta per far valere il proprio diritto su una terra che gli è stata sottratta nel 1975, la pazienza e la resistenza, la fede nella giustizia e la fiducia nella sua ragione, è ciò che ha fatto si che i saharawi, nonostante le promesse ripetutamente incompiute [41], siano stati capaci di vivere tutto questo tempo in una delle zone più inospitali del pianeta” [42]. Se ora, in questi momenti, soffiano venti nuovi, è perchè all'élite governante in Marocco sono venute a mancare le carte da giocare, perchè il popolo saharawi ha saputo resistere degnamente, una volta dopo l'altra, davanti a ogni sorta di umiliazione e penalizzazione, mantenendo il proprio deciso impegno nei confronti della legalità internazionale (altrochè utopía), tessendo una fitta rete di solidarietà tra tutti i popoli e portando la propria causa in ogni angolo del mondo. E perchè la società civile, in Spagna e in tutto il mondo - e non sempre i governanti - reclama, ogni volta di più, il rispetto e l'applicazione della legalità internazionale.

NOTE:

[1] Tomás BÁRBULO, La historia prohibida del Sáhara Español, Destino, Barcelona 2002.
Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), p. 151-179, http://www.gees.org/articulo/3237/ e http://web.usc.es/~ruizmi/

[2] Gli Accordi di Madrid, del 14 novembre 1975, non sono mai stati pubblicati nel Boletín Oficial del Estado (B.O.E.), e sono, quindi, illegali. Contengono una Dichiarazione di Principi ed una serie di acccordi di natura economica. Il testo venne firmato dal presidente del Governo, Carlos Arias Navarro, per la Spagna, dal Primo ministro, Ahmed Osman, per il Marocco, e dal ministro degli Esteri, Hamdi Ould Mouknass, per la Mauritania. ("Décolonisation", ONU, n° 17, octobre 1980, p. 77 - United Nations Treaty Series), http://www.arso.org/ac3madrid.htm - http://www.wsahara.net/maccords.html
The UN LEGAL AFFAIRS DEPARTMENT (S/2002/161) reaffirmed and confirmed the 1975 veredict of the INTERNATIONAL COURT OF JUSTICE on the Western Sahara issue:
1. "Spanish Sahara was included in 1963 in the list of Non-Self-Governing Territories under Chapter XI of the Charter (A/5514, Annex III)…. In a series of General Assembly resolutions on the Question of Spanish/Western Sahara, the applicability to the territory of the Declaration on the Granting of independence to Colonial Countries and Peoples (General Assembly resolution 1514 (XV) was reaffirmed". (§5)
2. "The Madrid Agreement [1975] did not transfer sovereignty over the territory, nor did it confer upon any of the signatories the status of an administering Power, a status which Spain alone could not have unilaterally transferred". (§6)
3. "The transfer of administrative authority over the territory to Morocco and Mauritania in 1975, did not affect the international status of Western Sahara as a Non-Self-Governing Territory".(§6) http://www.arso.org/FPUK020202.htm - http://www.arso.org/UNlegaladv.htm
Eduardo TRILLO DE MARTÍN-PINILLOS, Spain as Administering Power of Western Sahara, in Karin ARTS and P. PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, Prefacy by Frank RUDDY, International Platform of Jurists for East Timor, IPJET, Leiden - The Netherlands, 2007, (pp. 79-85). http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
AFAPREDESA, Conclusiones de la Jornada Jurídica Internacional sobre el Sáhara Occidental, Madrid, 24/09/2007. http://www.afapredesa.org/index2.php?option=com_content&task=view&id=71&pop=1&page=0&Itemid=2
Carlos RUIZ MIGUEL, Los Acuerdos de Madrid, inmorales, ilegales y políticamente suicidas. La Ilustración Liberal, Num. 26, Invierno 2005-2006, http://www.libertaddigital.com/ilustracion_liberal/articulo.php/647 , http://www.gees.org/articulo/2344/ http://www.umdraiga.com/documentos/analisis/Ruiz_Acuerdos_de_Madrid.htm

[3] La Mauritania firmò la pace con il Frente Polisario nel 1979 ed abbandonò il territorio occupato del Sahara Occidentale, che il Marocco si annesse immediatamente, venendo meno agli stessi "Accordi di Madrid", comunque illegali.
"There was a division of the territory between Mauritania and Morocco. Morocco today says that all of the Sahara is ours, we will never agree to any division or any partition." (James BAKER III, Interview by Mishal HUSAIN - PBS TV- WIDEANGLE - August 19, 2004),
http://www.pbs.org/wnet/wideangle/printable/transcript_sahara_print.html
http://arso.org.site.voila.fr/BakerPBSes.htm
Robert E. HANDLOFF (ed.), Mauritania: A Country Study. Washington: GPO for the Library of Congress, 1988. http://countrystudies.us/mauritania/

[4] Saharawi Arab Democratic Republic, SADR - http://www.arso.org/03-0.htm
Western Sahara political map - http://www.arso.org/SOMAP2.GIF
Proclamation of the Saharawi Arab Democratic Republic, SADR (27 February 1976),
http://www.arso.org/03-1.htm
Constitution de la RASD, http://www.arso.org/03-const.99.htm - http://www.arso.org/03-0.htm
Country recognitions of the SADR - http://www.arso.org/03-2.htm

[5] "This is the last de-colonization issue facing the United Nations. (...), when the Spanish pulled out they never determined -- there was never a determination of who would have sovereignty over what used to be Spanish Sahara. (...) The international court of justice has considered the matter and said that there's no basis on which to rule and that Morocco is entitled to sovereignty over the territory." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
All UN Resolutions & Reports concerning Western Sahara: http://www.arso.org/06-0.htm and http://www.wsahara.net/bibliography.html
Carlos RUIZ MIGUEL, An Essential Documentation to know the Western Sahara, Um Draiga, Amigos del Pueblo Saharaui en Aragón, 1st edition, mayo 2007 (updated, English, French, Spanish).
http://www.umdraiga.com/tienda/cdsahara/cdsaharaeng.htm
http://www.umdraiga.com/tienda/cdsahara/cdsahara.htm

[6] Nel Trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione tra Spagna e Marocco, firmato a Rabat il 4 luglio 1991, si stipula, nei Principi Generali: "1. Riguardo alla legalità internazionale: Le Parti si impegnano in buona fede a rispettare gli obblighi concordati nei confronti del Diritto Internazionale, tanto quelli derivanti dai principi e dalle norme del Diritto Internazionale riconosciuti generalmente reconocidos, tanto quelli che derivano dai trattati o dagli altri accordi, in conformità con il Diritto Internazionale, in cui sono vincolate". http://www.boe.es/g/es/bases_datos/doc.php?coleccion=iberlex&id=1993/5422&codmap

[7] Tomás BÁRBULO, op. cit.: "La solidarietà della società spagnola si scontra con l'atteggiamento ufficiale" (p. 34). "I diplomatici di Rabat sanno perfettamente che una delle cause fondamentali del fallimento delle loro manovre volte alla definitiva annessione del territorio è l'appoggio dell'opinione pubblica spagnola al Frente Polisario" (p. 29).
Felipe GONZÁLEZ (leader del PSOE e posteriormente presidente del Governo di Spagna), durante la sua visita agli accampamenti di rifugiati di Tindouf (Algeria), il 14 novembre del 1976, primo anniversario della firma degli Accordi Tripartiti di Madrid, disse testualmente ai saharawi: "Voglio che sappiate che la maggior parte del popolo spagnolo, la più nobile, la parte migliore, è solidale con la vostra lotta." http://www.kaosenlared.net/noticia/el-lobby-promarroqu-en-accin
http://www.umdraiga.com/lecturas_recomendadas/2008/ellobbypromarroquienaccion.htm
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=63756
Nella Nota 41 si riprende il discorso di Felipe GONZÁLEZ ai saharawi.

[8] "And I ended up being the personal envoy of the Secretary General for seven years. During that time I convened 14 formal meetings of the parties on three continents and on any number of informal meetings of one party or the other. We put a lot of plans on the table. Three or four different proposals including the settlement plan, which had been agreed to by the parties back in 1991 when Javier Perez de Cuellar was the U.N. Secretary General. (...)
I was talking about the old plan, the 1991 plan. Now, let me tell you about my plan, which is still on the table, called the Peace Plan for Self-Determination of the People of Western Sahara. That plan changed the settlement plan, which Morocco had decided they were no longer going to try and implement in this way. It broadened the electorate so that everyone in Western Sahara would have the right to vote on this issue of self-determination on the referendum and not just the people who were identified in the Spanish census of 1975 or 1976. And even under that arrangement, now that plan, by the way, was unanimously approved by the Security Council Resolution 1495, and the Moroccans concluded that they weren't even willing to risk a vote under those circumstances. (...)
They [the Saharawi people] were promised a referendum. The other side agreed to it right up to the very point of the referendum and then backed out. And then you had the plan I put on the table which got the unanimous support of the Security Council, 15 to nothing and it was then rejected by Morocco. So I'm sure the Sahrawi are going to say, wait a minute, what do we have to do here to get a shot at self-determination? What do we have to do? We've said we'll include -- well, they didn't say this, I did -- we'll include all of the people in Western Sahara as voters in the self-determination referendum. And the Moroccans are evidently even afraid of that. (...)
They [Morocco] did agree with Javier Perez de Cuellar, the former Secretary General of the United Nations, that they would implement the settlement plan that he put on the table. And for 10 or 11 years, even two or three years during my tenure we took steps to implement that plan. And when we got right up to having identified the people who were entitled to vote, the Moroccans then walked away from the plan. Why did they do that? You'll have to ask them but I would assume it was because they were worried that they wouldn't win the vote.
(...) Well I kept telling the king, particularly King Hassan, I said, Your Majesty, if you don't want the settlement plan don't say you want it because I think we're going to be able to deliver it. And they kept professing to want it, not just the king but all of his courtiers as well.
(...) For 10 or 11 years Morocco said publicly and privately that she wanted the settlement plan and wanted this referendum and then toward the very end, right after the voter list had been made, the voters had been identified, she said, Well, it's no longer applicable; we're not going to go forward with the settlement plan." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, Juneau - Anchorage (Alaska), Oct.-Nov. 2007,
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), pp. 151-179, http://web.usc.es/~ruizmi/sah.html - http://web.usc.es/~ruizmi/ http://documentos.fundacionfaes.info/document_file/filename/981/00065-08_-_sahara_occidental.pdf
John BOLTON, Surrender Is Not an Option. Threshold Editions, November 2007, Chapter 9, pp. 246-247, and Chapter 13, pp. 367-369. http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=282
Luis DE VEGA, Rabat sigue vetando las asociaciones del Sahara que piden la autodeterminación, ABC (14/03/2008), http://www.abc.es/20080313/internacional-africa/rabat-sigue-vetando-asociaciones_200803130250.html

[9] Cronologia dell'Intifada nei territori occupati del Sahara Occidentale:
http://www.wsahara.net/05/chronointifada05.html
Aminatou HAIDAR, A Testimony of Human Rights Violations Against Saharawis, in Karin ARTS and P. PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op. cit. pp. 347-349, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Simon CUNICH, Western Sahara: Morocco's repression continues, Green Left on Line, November 2006, http://www.greenleft.org.au/2006/691/35885
Brief WESTERN SAHARA, Repression increases in Western Sahara, Green Left on Line, January 2007, http://www.greenleft.org.au/2007/696/36157
Spanish PUNDIT, The repression grows in Morocco against Saharauis (May 2007),
http://vorzheva.wordpress.com/2007/05/15/the-repression-grows-in-morocco-against-saharauis/
ASVDH, Repression against ASVDH continues (August 2007), http://asvdh.net/english/?p=237
DPA, French trade union accuses Morocco of repression in Western Sahara (27.02.08),
http://news.trendaz.com/?show=news&newsid=1145135&lang=EN
Maria J. STEPHAN and Jacob MUNDY, A Battlefield Transformed: From Guerrilla Resistance To Mass Non-Violent Struggle In The Western Sahara, Journal of Military and Strategic Studies, Spring 2006, Vol. 8, Issue 3 - Centre for Military and Strategic Studies, Canadian Defence & Foreign Affairs Institute. http://www.sandblast-arts.org/web/documentation/ABATTLEFIELDTRANSFORMED.pdf
Jean-Paul LE MAREC, La répression est quotidienne au Sahara occidental,
http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2007-10-24%2008:45:58&log=invites
Donald MACDONALD, Torture in Morocco's Secret Prisons, (Extract from "The Sahara's Forgotten War", published NCU, United Kingdom, June 1993), http://www.btinternet.com/~donald.macdonald/torture.htm
WSO, Human Rights in Western Sahara, http://www.wsahara.net/wshr.html
Rashi KHILNANI, How Morocco's free media is silenced, Open Democracy (April 2006),
http://www.opendemocracy.net/globalization-protest/morocco_3460.jsp
Violations des Droits Humains dans le territoire du Sahara Occidental et au Maroc, http://www.arso.org/DHpris.htm
BIRDHSO, Human Rights Violations in Western Sahara, http://www.birdhso.org/
AMNESTY INTERNATIONAL, MOROCCO/WESTERN SAHARA: Human rights violations in Western Sahara (April 1996), http://asiapacific.amnesty.org/library/Index/ENGMDE290041996?open&of=ENG-376
AFAPREDESA, La ONU prepara una sesión sobre derechos humanos de Marruecos (07/03/2008),
http://www.afapredesa.org/index.php?option=com_content&task=view&id=121&Itemid=2
United Nations Human Rights - OHCHR, Universal Periodic Review - Morocco,
http://www.ohchr.org/EN/HRBodies/UPR/Pages/MASession1.aspx

[10] In virtù di quale legalità la potenza occupante si permette sfacciatemente di "offrire" un'autonomia sotto la sua sovranità ad un territorio occupato che non le appartiene? Si veda, al rispetto, il punto 7 del testo del presente articolo.

[11] Durante il período successivo alla dittatura di Franco, i partiti di sinistra (in particolare il Partito Comunista di Spagna, PCE), per poter essere legalizzati ed accettati nel gioco della democrazia parlamentare, si videro obbligati a fare determinate concessioni, come accettare il ritorno della Monarchia e rinunciare al ristabilimento della Repubblica, legalmente costituita prima della Guerra Civil del 1936-1939.

[12] Tribunale Internazionale di Giustizia, "Caso relativo al Sahara Occidentale. Opinione consultiva del 16 ottobre 1975", http://www.icj-cij.org/icjwww/idecisions/isummaries/isasummary751016.htm - http://www.icj-cij.org - - Si veda anche la Nota 2.
"What we were seeking to do was to find a political solution if we could, that would provide for self-determination as the U.N. Security Council resolutions require and give these people at least a shot at self-determination. (...) Morocco has won the war. She's in possession. (...) Morocco is absolutely determined to hang on to it. Why should she agree to anything? And so she is disinclined to do so. Well, there's one very good reason why she should, because she will never receive the imprimatur of international legitimacy for her occupation of the territory unless she works out some arrangement that is blessed by the international community, blessed by the Security Council, or acceptable to the other party. (...) Well I think as long as the issue remains unresolved yes, I think there's hope. I think there's hope because I don't know of hardly any country in the world that as a matter of international law, international recognition, recognizes Morocco's claim to the Sahara. Morocco needs to have international legitimacy attached to its claim." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, Juneau - Anchorage (Alaska), Oct.-Nov. 2007,
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
John BOLTON, op. cit. http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=282

[13] Ne è testimone il reiterato incompimento, da parte del Governo del Marocco, delle risoluzioni ONU e dei piani di aggiustamento concordati, cosi come della celebrazione dello stesso referendum di autodeterminazione, di fronte alla passività e all'indifferenza della comunità internazionale. Tale mancanza di credibilità del Governo marocchino viene segnalata dalla maggior parte degli autori citati nel testo.

[14] Tomás BÁRBULO, op. cit., p. 284. La vendita di armi da parte di Stati Uniti, Francia e Spagna, al Governo del Marocco è proseguita fin dal 1975; così come i grandi affari da parte delle imprese di questi paesi, che, in questo modo, contribuiscono ad appoggiare e finanziare l'occupazione militare del territorio del Sahara Occidentale e la impune repressione contro il popolo saharawi:
Richard KNIGHT, Don't Sell Arms to Morocco, The Washington Post, (November 23, 1979),
http://richardknight.homestead.com/files/wsletters.htm
STØTTEKOMITEEN FOR VEST-SAHARA, USA sells 24 combat aircrafts to Morocco, http://www.vest-sahara.no/index.php?cat=49&art=760
REUTERS, Morocco arms move may hit Sahara talks-Polisario (02 Mar 2008),
http://www.alertnet.org/thenews/newsdesk/L02360004.htm
DEFENSE INDUSTRY DAILY, Morocco to Buy a French FREMM Frigate,
http://www.defenseindustrydaily.com/morocco-to-buy-a-french-fremm-frigate-04076/
WSO, Major Arms Sales to Morocco, http://www.wsahara.net/m_armssales.html
WAR ON WANT, The Arms to Morocco for Western Sahara Scandal,
http://www.rogerlovejoy.co.uk/news/w-sahara/waronwnt.htm
WESTERN SAHARA INFO, Spain arms Morocco (Feb 12, 2007),
http://w-sahara.blogspot.com/2007/02/spain-arms-morocco.html
I. CEMBRERO / M. GONZÁLEZ, España vende a Rabat 1.200 blindados como los usados en Afganistán (EL PAÍS, 06/02/2007),
http://www.elpais.com/articulo/espana/Espana/vende/Rabat/1200/blindados/usados/Afganistan/elpepunac/20070206elpepinac_14/Tes
SPS, SADR / SPAIN / MOROCCO /ARMAMENT, http://www.spsrasd.info/en/infos/2007/02/sps-e080207-b.html
Stephen J. SOLARZ, Arms for Morocco? - Foreign Affairs, Winter 1979/80,
http://www.foreignaffairs.org/19791201faessay8216/stephen-j-solarz/arms-for-morocco.html

[15] Carlos JIMÉNEZ VILLAREJO, "Genocidio en el Sáhara", El Periódico de Catalunya, 2/4/2007, http://www.rebelion.org/noticia.php?id=49253;
Tomás BÁRBULO, "La historia prohibida del Sáhara Español", op.cit.
Il 29 de ottobre del 2007, per la prima volta nella storia, la Giustizia spagnola, su richiesta di cittadini saharawi, ha ammesso a trámite -come nel caso Pinochet- una denuncia penale per presunto genocidio, assassinii, lesioni e torture contro tredici alti ufficiali della Gendarmería Real, dell'Esercito e della Sicurezza marocchina:
AP, IHT, EL PAÍS, and Others, Complaint against Morocco for genocide in Western Sahara (30.10.07),
http://saharaoccidental.blogspot.com/2007/10/genocidio-gnocide-genocide.html
IHT, Spanish judge to open inquest into suspected atrocities against North African Saharawi people,
http://www.iht.com/articles/ap/2007/10/30/europe/EU-GEN-Spain-Atrocity-Inquest.php
UPES, Saharawi jurists denounce the Moroccan "crimes in silence" in Western Sahara (03/03/2008)
http://www.upes.org/body1_eng.asp?field=sosio_eng&id=856
AFROL NEWS, Morocco accused of genocide, http://www.afrol.com/News2002/wsa011_mor_genocide.htm
SAHARA-WATCH, Spain to open genocide prosecution against Moroccan actions in Western Sahara, http://sahara-watch.blogspot.com/2007/03/spain-to-open-genocide-prosecution.html
ASVDH, Spanish Judge starts Genocide proceedings against Morocco's occupation of Western Sahara,
http://asvdh.net/english/?p=270

[16] Riguardo alla politica africana del regime di Franco si può consultare Anne DULPHY, La guerre d'Algèrie dans les relations Franco-espagnoles. Enjeux spécifiques et éléments de comparaison avec l'Italie, Cahiers de la Mediterranée, Vol. 71 - 2005 (Tome 2), e Tomás BÁRBULO (op. cit., p. 42): "Franco disattese i richiami dell'ONU (costanti a partire dal 1965) e ideò vari trucchi per tenersi afferrat oil territorio [del Sahara]. Nel 1961 convertì il Sahara in una provincia spagnola; nel 1967 creò la Yemaá o Asamblea General, un manipolato ed inutile parlamento saharawi, e nel 1973 ideò uno statuto di autonomia, che la Yemaá approvò nel luglio 1974 ma che non fu mai promulgato a causa delle pressioni di Hassan II."

[17] Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, op. cit., segnala parecchi casi di ostacolamento da parte del Marocco al referendum di autodeterminazione, http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
Frank RUDDY, Testimonies, Statements and Speeches, http://www.arso.org/06-0.htm#ANCREru
Joseph R. PITTS, Statement before the European Conference of Support to the Sahrawi People (2004)
http://www.house.gov/pitts/press/speeches/041128s-Wsahara-spain.htm
James BAKER III, Interview, op. cit.

[18] UN Legal Affairs Department (S/2002/161), Risoluzione citata nella Nota 2.
James BAKER III, Interview, op. cit.
Stephen ZUNES, The future of Western Sahara, Foreign Policy in Focus (FPIF), 20/07/2007,
http://www.fpif.org/fpiftxt/4410 - http://arso.org/Zunes200707s.htm
Stephen ZUNES, Morocco and Western Sahara, Foreign Policy In Focus, December 1998, Vol. 3, No. 42, http://www.btinternet.com/~donald.macdonald/sahn19.htm
Larosi HAIDAR, La imposible marroquinidad del Sáhara Occidental, Telde Actualidad, 19/08/2007, http://www.teldeactualidad.com/hemeroteca/hemeroteca_secciones.php?id=15&seccion=cartas
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=55378
Si veda anche il punto 7 del nostro articolo.

[19] La razionalità, legittimità ed i vantaggi dell'independenza sono stati oggetti di studio del cattedratico di Diritto Costituzionale Carlos RUIZ MIGUEL, "Sáhara Occidental: Independencia, paz y seguridad", op. cit. Una relazione più ampia del suo lavoro è disponibile qui http://web.usc.es/~ruizmi/.
Kamal FADEL, Forum for the Future: Good idea, wrong location,
http://sahara_opinions.site.voila.fr/KamalF251104.htm
Ian WILLIAMS, Save Freedonia, Guardian Unlimited (May 1, 2007),
http://commentisfree.guardian.co.uk/ian_williams/2007/05/save_freedonia_1.html
Stefan ARMBRUSTER, Oil: Western Sahara's future, BBC News (4 March, 2003), http://news.bbc.co.uk/1/hi/business/2758829.stm
BBC NEWS, Mbeki backs W Sahara independence, http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/3664064.stm
Angus REID, Thinking Outside the Box in Western Sahara, Angus Reid Global Monitor (June 17, 2007),
http://www.angus-reid.com/analysis/view/16152
Toby SHELLEY, Burden or benefit? Morocco in the Western Sahara, Middle East Studies Centre, Oxford University (February 18, 2005), http://www.arso.org/TSh180205.htm
"You cannot, you will not get the economic development in the Maghreb that you would get if there were a settlement of the Western Sahara issue." (James BAKER III, Interview, op. cit.)
Ignacio CEMBRERO, El Sáhara lastra a Marruecos: El control de la antigua colonia española impide el desarrollo del país magrebí, EL PAÍS, 11/03/2008, http://www.casaarabe-ieam.es/index.php?modulo=multimedia&idioma=es&id=50
Fouad ABDELMOUMNI and Hugh ROBERTS, "Sáhara Occidental: los costes del conflicto", Madrid 11 Febrero, 2008, http://www.casaarabe-ieam.es/index.php?modulo=multimedia&idioma=es&id=50 (conference) - http://www.casaarabe-ieam.es/index.php?modulo=multimedia&idioma=es&id=51 (debate).

[20] Precisamente, "resa" è l'espressione usata da John BOLTON, nel titolo del suo recente libro. "Morocco initially agreed to a referendum - that was, after all, what the "R" in MINURSO, the Spanish acronym for "Mission of the United Nations for the Referendum in Western Sahara," stood for -but consistently blocked taking the steps necessary to conduct it, such as voter identification and registration." (...) "Morocco is in possession of almost all of the Western Sahara, happy to keep it that way, and expecting that de facto control will morph into de jure control over time, giving it both territorial breadth consistent with its historical concept of the "proper" size of Morocco and access to possible natural resources and fishing rights. Morocco's alternative to a referendum was "autonomy" for the territory, which meant effectively keeping it under Moroccan control." (...) "Since it was clear that Morocco had no intention of ever allowing a referendum, there was no point in a UN mission to conduct one." (...) "I suggested terminating MINURSO and releasing the Sahrawis from the cease-fire they had agreed to in exchange for the promise of a referendum." (...) "...Morocco was never going to agree to a referendum where independence was a real option. " (...) "...I never believed that Morocco would tolerate "true" autonomy." (...) "In fact, in March 2007 Morocco promulgated yet another "autonomy" plan, with no provision for a referendum, and the Sahrawis rejected it yet again." (John BOLTON, Surrender Is Not an Option, op. cit., Chapter 13, pp. 367-369).
James BAKER III, Interview, op. cit.
Ignacio CEMBRERO, Bolton lamenta que EE UU no le ayudase a pacificar el Sáhara, EL PAÍS, Madrid, 22/11/2007.
http://www.elpais.com/articulo/internacional/Bolton/lamenta/EE/UU/le/ayudase/pacificar/Sahara/elpepuint/20071122elpepiint_14/Tes
Máximo RELTI, Bush no apoya el referéndum de autodeterminación del Sahara, Canarias Semanal (25.11.2007), http://www.rebelion.org/noticia.php?id=59458

[21] Frank RUDDY, op. cit., segnala, in particolare, l'articolo 6 del progetto di autonomia marocchino, che specifica le aree in cui non vi sarà autonomia; e conclude: "In other words, the Moroccans are offering autonomy, except in everything that counts".
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
James BAKER III, Interview, op. cit.
Carlos RUIZ MIGUEL, The 2007 Moroccan Autonomy Plan for Western Sahara: Too many Black Holes, http://web.usc.es/~ruizmi/
Carlos RUIZ MIGUEL, Legal Analysis of the Moroccan Autonomy Plan (12/01/2008),
http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=286
Kamal FADEL, The Moroccan magic formula for Western Sahara,
http://www.greenleft.org.au/2007/705/36599

[22] Secondo i dati ufficiali marocchini, nelle elezioni legislative celebrate il 7 settembre 2007, l'astensione fu del 63 per ceento, senza contare un 19 per cento di voti bianchi o nulli.
THE ECONOMIST, Morocco's poor show - The lowest electoral turnout in its history (Sep 11th 2007),
http://www.economist.com/agenda/displaystory.cfm?story_id=9788059
Anita BOSELLI, Morocco: the legislative elections in 2007, http://uk.equilibri.net/article/7686/Morocco__the_legislative_elections_in_2007
Abdellatif IMAD, Élections marocaines : Haj Moussa - Moussa Haj…, Bakchich.Info, samedi, 15 septembre 2007 - Tribune -http://www.bakchich.info/article1636.html
Ignacio CEMBRERO, Marruecos sigue sin facilitar los votos obtenidos por cada partido, EL PAÍS, 15/09/2007.
http://www.elpais.com/articulo/internacional/Marruecos/sigue/facilitar/votos/obtenidos/partido/elpepiint/20070915elpepiint_15/Tes
Moulay HICHAM, Las elecciones marroquíes, inicio de explicación, EL PAÍS, 11/10/2007
http://www.elpais.com/articulo/opinion/elecciones/marroquies/inicio/explicacion/elpporopi/20071011elpepiopi_6/Tes?print=1

[23] http://www.un.org/english/

[24] Il popolo spagnolo si sollevò spontaneamente contro le truppe invasore. Iniziato a Madrid il 2 maggio 1808, il processo rivoluzionario si estese a tutta la Spagna, in una guerra di guerriglia che durò 6 anni e con la quale si riuscì ad espellere l'invasore. Questo stesso episodio del 1808 è anche segnalato da Fernando GUIJARRO ARCAS, Carta abierta a Raimon OBIOLS, euro-parlamentario ante la Unión Europea, http://www.arso.org/guijarro2.htm
Riguardo ai fatti del 1808 ed alla Guerra d'Indipendenza (1808-1814) contro le truppe napoleoniche, si veda :
Benito PÉREZ GALDÓS: El 19 de marzo y el 2 de mayo; Bailén, S.A.P.E., Madrid 2005, et
Arturo PÉREZ-REVERTE, Un día de cólera, Alfaguara, Madrid 2007.
Benito PÉREZ GALDÓS, http://en.wikipedia.org/wiki/Benito_P%C3%A9rez_Gald%C3%B3s
The Peninsular War 1808 - 1814, http://www.peninsularwar.org/penwar_e.htm
Spain : Popular War, 1808-1813, http://www.zum.de/whkmla/military/napwars/popularwar.html

[25] Il famoso quadro di Francisco de Goya "Los fusilamientos del tres de mayo" [de 1808] è esposto nel Museo del Prado, Madrid.

[26] Thabo MBEKI, Presidente del Sudafrica e primo presidente dell'Unione Africana (UA), scrisse una lettera (datata 1 agosto 2004) -certamente dura, ma anche tanto sincera come nobile ed esemplare - al Re del Marocco, Mohamed VI, esponendo le ragioni per le quali si vedeva obbligato a riconoscere la RASD, di fronte all'incompimento degli impegni presi da parte del Marocco ed in applicazione della legalità internazionale. Tale lettera si può leggere qui http://arso.org.site.voila.fr/MBKs.htm - http://arso.org.site.voila.fr/MBK.htm http://arso.org.site.voila.fr/MBKfr.htm

[27] Sono sempre più numerosi e frequenti gli avvertimenti dei saharawi rispetto ad un possibile ritorno alle armi se il Marocco continua ostinatamente a non rispettare gli impegni presi nei confronti della legalità internazionale e se la comunità internazionale non fa pressione, economica e/o militare, sul Marocco:
REUTERS, Polisario extends W.Sahara policy meeting, (Editing by Charles Dick), 19 Dec 2007, http://africa.reuters.com/country/DZ/news/usnL19110073.html
Hamid OULD AHMED, W. Sahara Independence Movement to Review Strategy, Global Policy Forum (December 5, 2007),
http://www.globalpolicy.org/security/issues/wsahara/2007/1205scindec.htm
Tom C. VARGHESE, Polisario losing patience, Global Affairs, Issue 7 February-March 2008,
http://www.globalaffairs.es/Noticia-262.html
Agencia EFE, El Frente Polisario amenaza con librar una nueva guerra contra Marruecos, Libertad Digital (21-05-2005), http://www.libertaddigital.com:83/php3/noticia.php3?fecha_edi_on=2005-05-21&num_edi_on=1453&cpn=1276252017&seccion=MUN_D
Carlos SÁNCHEZ DE RODA, El pueblo saharaui, al límite de su paciencia, Diario ABC (Madrid, 13/03/2008).
Muhamad AREZKI HIMEUR, Polisario says ceasefire is void, BBC News (9 February, 2001),
http://news.bbc.co.uk/2/hi/world/africa/1162580.stm
Dall'altra parte, aumentano le sfacciate manovre delle lobby pro-Marocco volte ad ingannare la popolazione, facendo credere che il Fronte Polisario sia una "banda terrorista". Si veda l'interessante lavoro di Ana CAMACHO, Terror y Guerra en el Sáhara, GEES, Grupo de Estudios Estratégicos, Colaboraciones nº 2214 (14/03/2008), http://www.gees.org/articulo/5257/
Juan CRESPO, Víctimas del Sáhara, El País, 16/03/2008,
http://www.elpais.com/articulo/opinion/Victimas/Sahara/elpepuopi/20080316elpepiopi_8/Tes

[28] Carlos RUIZ MIGUEL, The 2007 Moroccan Autonomy Plan for Western Sahara: Too many Black Holes, Grupo de Estudios Estratégicos GEES, Análisis nº 196, 15/06/2007, http://web.usc.es/~ruizmi/
Carlos RUIZ MIGUEL, Legal Analysis of the Moroccan Autonomy Plan (12/01/2008),
http://www.upes.org/body2_eng.asp?field=articulos_eng&id=286
Kamal FADEL, The Moroccan magic formula for Western Sahara,
http://www.greenleft.org.au/2007/705/36599
Frank RUDDY, Western Sahara: Africa's Last Colony, Juneau - Anchorage (Alaska), Oct.-Nov. 2007,
http://arso.org/RuddyAlaskaspeech2007.htm
Stephen ZUNES, The Future of Western Sahara, op. cit., http://www.fpif.org/fpiftxt/4410 - http://arso.org/Zunes200707s.htm
Carlos RUIZ MIGUEL, El proyecto marroquí de "autonomía" para el Sáhara de 2003: Análisis y consecuencias para el futuro, Grupo de Estudios Estratégicos GEES, Análisis nº 146, 6 de Octubre de 2006 - http://web.usc.es/~ruizmi/
Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), p. 151-179, http://web.usc.es/~ruizmi/
James BAKER III, Interview, op. cit.

[29] PROPOSAL OF THE FRENTE POLISARIO for a mutually acceptable political solution that provides for the self-determination of THE PEOPLE OF WESTERN SAHARA [presented to UN Secretary General on April 10 2007], http://www.arso.org/PropositionFP100407.htm

[30] MOROCCAN INITIATIVE for negotiating an autonomy statute for the Sahara Region, http://www.maec.gov.ma/Initiative/En/Default.htm
Si vedano i commenti di Stephen ZUNES, Frank RUDDY, Carlos RUIZ MIGUEL, Kamal FADEL, e James BAKER III, Interview, op. cit. (Note 28).

[31] Report of the Secretary-General on the Situation Concerning Western Sahara (S/2006 /249), 19 April 2006 - http://www.arso.org/S-2006-e.htm

[32] Resolution 1754 (2007) adopted by the Security Council, 30 April 2007,
http://www.arso.org/S-RES-1754-2007e.pdf

[33] Si veda la bibliografia indicata alla Nota 9.

[34] L'ONU, gli Organismi Internazionali, la stessa Unione Europea e molti Parlamenti nazionali dispongono di strumenti sufficienti per imporre e far rispettare la legalità internazionale. Si ricordi, per esempio, come si fece pressione e si riuscì a farla finita con il regime dell' apartheid in Sudafrica.
Karin SCHEELE, Time for a New EU Policy on Western Sahara, in Karin ARTS and P. PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op. cit. pp. 351-352, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
"The Security Council has never been willing to impose a solution, that is, to move to Chapter 7 of the U.N. Charter from Chapter 6, which requires consensus of both parties. (...) But the real issue is whether or not no country on the Security Council is going to expend political chips on the issue of Western Sahara. (...) Well I think any dispute like this is solvable given goodwill on the part of both parties but you haven't had that. If you don't have that, if they're not willing to exercise the political will necessary to reach a solution and the Security Council is not willing to move from Chapter 6, that is consensus, to Chapter 7 where they can ask the parties, force the parties, one or both of them, to do something they don't want to do. Then I don't know where the solution comes from. (...) The 101st airborne isn't going to go in and require self-determination in the Western Sahara. (...) This issue is really not unlike the Arab-Israeli dispute: two different peoples claiming the same land. One is very strong, one has won the war, one is in occupation and the other is very weak." (James BAKER III, Interview, op. cit.)

[35] "Morocco's crime was contemporaneous with and as flagrant a crime as Indonesia's seizure of East Timor" (Frank RUDDY, op. cit., p. 23). Nel caso di East Timor, chiamata prima Portuguese Timor, i portoghesi realizzarono una decolonizzazione irregolare, molto simile a quella dell'ultimo Governo di Franco nel Sahara. L'ex colonia portoghese fu invasa nel 1975 dall'Indonesia, che la occupò fino al 1999. Venti anni dopo i portoghesi tornarono ed organizzarono un referendum di autodeterminazione, patrocinato dall' ONU, che aprì la strada alla formazione di un nuovo paese, l'attuale Democratic Republic of Timor-Leste, independente dal 20 maggio 2002 (Tomás BÁRBULO, op. cit., p. 23).
Stephen ZUNES, East Timor and Western Sahara: A Comparative Analysis on Prospects for Self-Determination, in:
Karin ARTS and Pedro PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op. cit., pp. 109-130, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Charles SCHEINER, Self-Determination Requires More than Political Independence: Recent Developments in Timor-Leste, Ibidem, pp. 133-146.
"I think with the U.N. what you get is the lowest common denominator because you have 15 countries on the Security Council -- and I would remind you that the United Nations has only functioned the way the founders intended one time and that was when it voted 12 to 3 to authorize the use of force to kick Iraq out of Kuwait (...). That's the only time it's ever done that. (...) If you're going to say that you have to resolve the conflict by consensus agreement between the parties then the parties have got to want to resolve it. And there really should be some outside action forcing events that lead them to that objective. If, on the other hand, you can persuade let's say, the Security Council as we did in the lead up to the Gulf War to use its Chapter 7 powers to impose upon one party or the other or ask one party or the other to do something they would not otherwise voluntarily agree to do, that's a little different. And it's easier to resolve a conflict when you have that power and that ability behind you." (James BAKER III, Interview, op. cit.).
EAST TIMOR: http://en.wikipedia.org/wiki/East_Timor

[36] Tomás BÁRBULO, op. cit., p. 220; Frank RUDDY op. cit.; e Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, Cuadernos de Pensamiento Político nº 12 (2006), p. 151-179, http://web.usc.es/~ruizmi/.
"...1991 under Javier Perez de Cuellar, the U.N. Secretary General. He put something on the table called the settlement plan to which both the Sahrawi's POLISARIO Front and Morocco agreed, which called for a vote based on a Spanish census of 1975 or 1976. The closer we got to implementing the settlement plan - and we got quite close, (...) we got the Houston accords agreed to. The closer we got, the more nervous I think the Moroccans got about whether they might not win that referendum." (James BAKER III, Interview, op. cit.).

[37] Qui non ci si riferisce solo ai diversi ostacoli di cui parlano Frank RUDDY e Carlos RUIZ MIGUEL, ma anche alle contraddizioni generate dalla lunga attesa nello stesso Fronte Polisario, nella popolazione saharawi e, particolarmente, nelle giovani generazioni che non hanno vissuto il massacro e l'orrore della fuga.

[38] Riguardo alla partecipazione di Henry KISSINGER nella preparazione della Marcia Verde e al finanziamento della stessa da parte di Kuwait e Arabia Saudita, si veda: Tomás BÁRBULO, op. cit. (pp. 212-234) e Jacob MUNDY, How the US and Morocco seized the Spanish Sahara, Le Monde Diplomatique, January 2006, http://mondediplo.com/2006/01/12asahara "Well they built the sand wall way back in '86, '87 sometime. I remember being the representative of the United States of America on the throne day, the celebration of the day that his majesty King Hassan took the throne. And as I was meeting with him prior to returning to the United States he asked me if I could help him with some intelligence involving the wall. And I came back to Washington and put the request in and we got some overhead intelligence to help Morocco with respect to the wall." (James BAKER III, Interview, op. cit.).

[39] Karin ARTS and Pedro PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op.cit., http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Nick BROOKS, Way smoothed for genocide in Western Sahara, SAND & DUST (2007/02/27),
http://nickbrooks.wordpress.com/2007/02/27/way-smoothed-for-genocide-in-western-sahara/
EUROPA PRESS, La Fedissah, preocupada por la abstención de España en la ONU respecto al Sáhara, LUKOR (26/10/04), http://www.lukor.com/not-esp/internacional/0410/26181136.htm
AFAPREDESA, History and Facts, http://www.afapredesa.org/index.php?Itemid=29&id=14&option=com_content&task=view&lang=en
CODESA, A Detailed Report on the Violations of Human Rights Perpetrated by the Moroccan state in the Western Sahara and against the Sahrawi Citizens in Morocco since the passing of the UN 1754 Resolution in April 2007, http://www.arso.org/CODESAreport2.htm
Afifa KARMOUS, Les ressources naturelles d'un territoire non autonome: le Sahara Occidental, Colloque des Juristes sur le Sahara Occidental, Paris le 28 avril 2001, http://www.arso.org/colljupa.karmous.htm
Alberto CARNERO and David SARIAS, The Western Sahara: Disloyalty, Negligence... or Responsability, Papeles FAES, Nº 46, 22/05/2007.
http://documentos.fundacionfaes.info/es/documents/show/00336-00
http://documentos.fundacionfaes.info/document_file/filename/975/00336-00_-papeles_46_ingles_sahara.pdf
Cate LEWIS, Stop phosphate trade with Morocco! (12 January 2007) http://www.greenleft.org.au/2007/694/36071
WESTERN SAHARA RESOURCE WATCH - WSRW, http://www.wsrw.org/index.php?dl=en
WESTERN SAHARA RESOURCE WATCH - WSRW, Phosphates, fish and oil: The Plundering of Western Sahara, http://www.tlaxcala.es/detail_artistes.asp?lg=es&reference=142

[40] Carlos RUIZ MIGUEL, Sáhara Occidental: independencia, paz y seguridad, op. cit., p. 151.
Catriona DREW, The Meaning of Self-Determination: "The Stealing of the Sahara" Redux?, in Karin ARTS and Pedro PINTO LEITE (Eds.), International Law and the Question of Western Sahara, op.cit., pp. 87-105, http://www.arso.org/Pedrosbook.htm
Thomas M. FRANCK, The Stealing of the Sahara, The American Journal of International Law, Vol. 70, No. 4 (Oct., 1976), pp. 694-721

[41] Riguardo alle promesse non mantenute della Spagna nei confronti del Popolo saharawi:
José VIDAL-BENEYTO, "El Sáhara y la MPC", EL PAÍS, 21/07/2007,
http://www.elpais.com/articulo/internacional/Sahara/MPC/elpepiint/20070721elpepiint_15/Tes http://www.rebelion.org/noticia.php?id=54247
Felipe GONZÁLEZ MÁRQUEZ (si veda alla Nota 7)
"...Abbiamo voluto essere qui oggi, 14 novembre 1976, per dimostrare con la nostra presenza il nostro sdegno ed il nostro rifiuto verso l'Accordo di Madrid del 1975...
"Il popolo saharawi vincerà la sua lotta. Vincerà, non solo perchè ha ragione, ma perchè ha la volontà di lottare per la propria libertà.
" Voglio che sappiate che la maggior parte del popolo spagnolo, la più nobile, la parte migliore, è solidale con la vostra lotta. Per noi, non si tratta più del diritto all'autodeterminazione, ma di accompagnarvi nella vostra lotta fino alla vittoria finale. (...)
"Come parte del popolo spagnolo, proviamo vergogna per come il Governo non solo abbia portato avanti una colonizzazione sbagliata, ma anche una peggiore decolonizzazione, consegnandovi nelle mani dei governi reazionari di Marocco e Mauritania. Ma dovete sapere che anche il notro popolo lotta con questo Governo. Nella misura in cui il nostro popolo si avvicina alla libertà, sarà maggiore e più efficace l'appoggio che potremo dare alla vostra lotta. (...)
"Sappiamo che avete ricevuto molte promesse mai compiute: io, quindi, non voglio promettervi niente, ma piuttosto impegnarmi davanti alla Storia: il nostro Partito starà con voi fino alla vittoria finale ".
Queste stesse parole di Felipe GONZÁLEZ (in spagnolo) sono raccolte, audio e video, su http://www.rasd-tv.com/, e si possono anche leggere qui:
Fernando GUIJARRO ARCAS, Carta abierta a Raimon OBIOLS, euro-parlamentario ante la Unión Europea, http://www.arso.org/guijarro2.htm
Luis PORTILLO PASQUAL DEL RIQUELME, El lobby promarroquí en acción (Febrero 2008):
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=63756
http://www.umdraiga.com/lecturas_recomendadas/2008/ellobbypromarroquienaccion.htm
http://www.kaosenlared.net/noticia/el-lobby-promarroqu-en-accin
Riguardo alle promesse non mantenute fatte al Sahara Occidentale, si può anche vedere:
Richard KNIGHT, Former colonial powers have enough wealth to alleviate African debt, (The Green Cross Optimist, Issue 5, 2005),
http://209.85.129.104/search?q=cache:-6YccJosUmIJ:www.theoptimistmag.org/gb/0003/article.php%3Fid%3D1135+promises+not+fulfilled+in+western+sahara&hl=es&ct=clnk&cd=2&gl=es
http://richardknight.homestead.com/articles.html

[42] CEAS-Sáhara: Coordinadora Estatal de Asociaciones de Amistad y Solidaridad con el Pueblo Saharaui, http://www.saharaindependiente.org/

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lunedì 2 giugno 2008

La Situazione nei Territori Occupati militarmente dal Marocco


Colloquio con Omar Salek, responsabile Diritti Umani nei Territori Occupati del Ministero dei Territori Occupati della Repubblica Araba Saharawi Democratica.

Il Sahara Occidentale, occupato militarmente dal Marocco dal 1975, si trova a vivere una situazione particolarmente critica e, purtroppo, poco conosciuta. Qual è il quadro generale della situazione del rispetto dei diritti umani nei territori occupati e nelle carceri del Sahara Occidentale?
In primo luogo voglio segnalare che i territori occupati stanno vivendo una situazione allarmante per l’ingente dispiego di forze di polizia che attualmente il regime marocchino sta facendo nelle strade di El Aaiun, Smara, Dakla e nelle altre principali città del sud. ...
... I nostri concittadini nei territori sono perseguitati, osteggiati e in ogni momento, ci sono sequestri, interrogatori, torture. Dal 2005 a ora ci sono state molte manifestazioni pubbliche dove la resistenza pacifica, chiamata Intifada, si è affermata e consolidata nella popolazione. Finora ci sono stati due morti e decine di arresti politici di persone giudicate e sommariamente rinchiuse nelle carceri nei territori occupati come nel sud e nel resto del Marocco. Oggi i territori occupati sono isolati dal resto del mondo, è proibito l’accesso ai giornalisti e alle delegazioni parlamentari d’indagine. Dalla settimana scorsa 61 prigionieri politici nella Carcere Nera di El Aaiun, di Kenitra, di Ait Meloul, di Tiznit e di Sale, arrestati solamente perché rivendicavano la libera autodeterminazione del popolo saharawi manifestando pacificamente e come attivisti per i diritti umani, sono entrati in sciopero della fame e iniziano a stare molto male. Molte organizzazioni, inclusa l’associazione marocchina per i diritti umani, hanno lanciato un appello per salvare la vita ai prigionieri politici saharawi perché la situazione che stanno vivendo è tragica. Alcuni non hanno spazio per alzarsi in piedi nelle celle sovraffollate e la situazione sanitaria è atroce e senza alcun controllo.

Il mandato della Missione delle Nazioni Unite per il Referendum in Sahara Occidentale non prende minimamente in considerazione questa situazione. È possibile che questa Missione Onu ampli il suo mandato verso l’istituzione di una forza di Polizia Internazionale per vigilare sul rispetto dei diritti umani?
La Rasd e le Ong nei territori occupati hanno fatto questa proposta per andare oltre il mandato attuale della Minurso, che attualmente è solo di sorveglianza del cessate il fuoco tra le parti, e arrivare a proteggere i cittadini saharawi nei territori occupati e al Referendum di autodeterminazione. In seno al Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, il Fronte Polisario ha richiesto la protezione dei cittadini saharawi da parte della Minurso, però finora non ci sono state risoluzioni in questo senso. I Caschi Blu che attualmente presidiano il territorio non possono fare nulla per fermare le torture e le violazioni dei diritti umani che avvengono davanti ai loro occhi.

A un livello più politico, che lettura può essere data alla denuncia di genocidio del popolo saharawi da parte del Marocco del giudice spagnolo Baltasar Garzón?

È molto importante, a prescindere dall’esito che questa potrà avere. Garzón ha evidenziato davanti all’opinione pubblica internazionale le atrocità a cui sono stati e sono sottoposti i cittadini saharawi che continuano ad abitare i territori occupati. Sono state trovate fosse comuni in cui decine di saharawi sono stati interrati vivi, ci sono ancora testimoni che conoscono i generali e i colonnelli responsabili di tutto questo. Dal 1975 ci sono stati più di 400 desaparecidos saharawi di cui non sono state ritrovate tracce, i famigliari chiedono ancora che venga fatta luce su tutto questo ma non hanno mai avuto alcuna notizia.

Riguardo l’ultimo round di trattative di Manhasset, è possibile nutrire ancora speranza per una soluzione pacifica della questione saharawi?
La prospettiva è molto chiara: ci potrà essere un’opzione di pace fintanto che si potrà porre fine a questa situazione che da 32 anni vede esuli saharawi rifugiati nei campi in Algeria e altri saharawi oppressi e maltrattati da un Regime non scelto, se di tutto questo non sarà possibile veder la fine i saharawi saranno costretti a imbracciare di nuovo le armi destabilizzando tutta la zona del Maghreb smettendo di curarsi del rispetto del diritto internazionale.

a cura di Giulia Norcini

Picture from Flickr user Saharauiak used under a Creative Commons license

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domenica 1 giugno 2008

SAHARA OCCIDENTALE: Le ragioni di una lotta.

opera di Fadel Jalifa, pittore Saharawi.

Il Sahara Occidentale, un territorio grande quasi come l’Italia, è stato riconosciuto come “territorio non autonomo” dall'ONU nel 1965. In quel anno fu deciso che la Spagna, amministratore de jure del territorio, dovesse cooperare con la comunità internazionale per favorire un processo di decolonizzazione, promosso dal Consiglio di Sicurezza e dall‘Assemblea Generale ONU. Nei seguenti 10 anni, la Mauritania, l’Algeria ed il Marocco premono sul governo di Franco perché abbandoni il territorio, appoggiando l’azione armata del Frente POLISARIO[1] contro l’esercito spagnolo ed allo stesso tempo promuovendo diverse risoluzioni delle Nazioni Unite per il rispetto del diritto di autodeterminazione delle colonie. Paradossalmente era proprio il popolo Saharawi, con la lotta dei suoi uomini, a favorire la fine dell’occupazione francese e spagnola del Marocco nel 1956.


Nel 1974 la Spagna poneva fine all’occupazione, durata 90 anni – ormai logora per l’azione del crescente movimento di indipendenza, alla cui testa era il Frente POLISARIO – accettando la proposta delle Nazioni Unite di referendum per l’autodeterminazione e preparando un censimento degli aventi diritto al voto.

Hassan II, Re del Marocco, padre dell’attuale tiranno Mohammed VI, contesta la decisione e, onde evitare quel referendum scontato che avrebbe dato l’indipendenza al Popolo Saharawi, chiede un parere alla Corte Internazionale di Giustizia villantando un presunto titolo di sovranità sul territorio del Sahara Occidentale. Il referendum si posticipa automaticamente sine die.

Nel 1975, la Corte di Giustizia Internazionale rifiuta per “non avente titolo” la richiesta di sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale, ammettendo solo che prima dell’occupazione Spagnola esistevano dei rapporti tra le tribù saharawi e il Sultano del Marocco. Questo servirà al regime per propangadare alla popolazione marocchina l’invasione di quei territori, peraltro in un momento di crisi per la monarchia nazionale. Così promuove pubblicamente la "Marcia Verde", un’invasione di 350.000 civili scortati da 25.000 soldati finalizzata a colonnizzare il territorio del Sahara Occidentale, mentre il popolo Saharawi, costretto alla fuga, viene bombardato dall’aviazione con bombe al Napalm e Fosforo bianco. La propaganda mediatica descrisse gli eventi come la crociata da una nazione oppressa contro il governo di Franco, tacendo però le dimostrazioni di migliaia di Saharawi, contro l’invasione Marocchino–Mauritana e il loro conseguente sterminio. L’importante contingente inviato dal governo franchista per proteggere le frontiere, sarà sopraffatto dalla invasione di civili marocchini inermi. Peraltro in quei giorni Franco giace esanime nel letto di morte: il piccolo e sanguinario dittatore spagnolo decede il 20 novembre dello stesso anno. La codarda risposta spagnola è quella di negoziare col Marocco e la Mauritania la spartizione della colonia. I tre governi firmano un accordo tripartito, segreto ed illegale – gli Accordi di Madrid, 14 novembre 1975 – che prevede il ritiro unilaterale dell’esercito spagnolo, e la conseguente destinazione dei territori: i 2/3 settentrionali al Marocco e l’1/3 meridionale alla Mauritania. La contropartita viene misurata nella possibilità di mantenere una posizione privilegiata nello sfruttamento delle immense risorse naturali del Sahara Occidentale. Questo atto illecito è ben visto dalla Francia e dagli Stati Uniti, ma fermamente condannato dall'ONU in più di 70 risoluzioni.

Il regno del Marocco, una delle ultime monarchie assolutiste nel mondo, ma de facto un importante protettorato francese ed americano, ha rifiutato finora, nella più assoluta impunità, tutte la decisioni dell’ONU e la possibile soluzione di pace volto a risolvere l'ultimo caso di decolonizzazione in Africa.

Il Frente POLISARIO, costituito nel 1973 per lottare contro la presenza coloniale spagnola, intraprende una lotta di guerriglia durata 16 anni, con soli 15.000 combattenti per la libertà contro i più di 200,000 militari marocchini armati dai francesi e gli americani. Il POLISARIO, alla fine anni ‘70, riesce coi pochi mezzi a disposizione ad agire sui tre quarti del territorio, ottenendo il ritiro definitivo della Mauritania nel 1979 e soprattutto autoproclamando la Repubblica Araba Sahrawi Democratica nel 1976[2]. Solo l’appoggio finanziario e politico francese, statunitense e saudita sovverte quest’ordine ed all’inizio anni ‘80 il POLISARIO si ritrova confinato nella sottile striscia orientale, che ad oggi è riconosciuta come territorio liberato. L’amministrazione Reagan progetta e finanzia la costruzione del Muro della Vergogna lungo 2.720 km. ed alto 6 metri, per impedire agli uomini del Frente, agli anziani, alle donne e ai bambini, il legittimo ritorno nei territori. Ad oggi i saharawi rimangono segregati nei campi profughi di Tindouf, nel sud del deserto dell’Algeria, definita come una delle zone più inospitali del pianeta. Nelle vicinanze del muro si calcola siano distribuite circa 6 Milioni di mine antipersona, facendo di quest'area la zona più minata al mondo. Nuovamente i soldi dei contribuenti statunitensi materializzano il triste primato.

Nel 1991 i negoziati mediati dall’ONU e l’OUA – oggi Unione Africana – conducono alla firma del cessate il fuoco tra Marocco e Frente POLISARIO e presuppone l’imminente celebrazione del referendum, concepito affinchè sia il popolo a decidere se esercitare il diritto di autodeterminazione. Il Marocco procede imperterrito al genocidio dei saharawi, avvelenando i pozzi d’acqua e mandando nuovi contingenti di coloni civili, un totale di circa 150.000 saranno inviati negli anni seguenti. Contemporaneamente le Nazioni Unite concordano l’invio di una missione – MINURSO[3] – per vigilare sul rispetto del cessate il fuoco nonché il corretto svolgimento del referendum, per cui si stabilisce una data, prevista per il gennaio del 1992. Il Marocco richiede l’inclusione di 180.000 nomi nelle liste elettorali, del tutto estranei al territorio.

Nel 2005, nella zona dei territori occupati controllata dal Marocco, in tutte le città e villaggi si diffonde una fragorosa contestazione popolare Saharawi, nota come Seconda Intifada. Questa popolazione organizza quotidianamente dimostrazioni pacifiche e sit-in, affrontando a viso aperto il tremendo apparato militare, paramilitare e dei corpi di sicurezza marocchini. Numerose Organizzazioni Internazionali riportano le continue violazioni dei diritti umani commesse dalle forze marocchine contro i civili Saharawi, verso cui la MINURSO sembra sorda e cieca. Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha ignorato, in accordo con gli USA e la Francia, questa realtà, nonostante l'Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite renda pubblico nel 2006 un rapporto, confermando questi abusi.

Appare dunque lampante come il Marocco abbia tradito sia l’appoggio anti-imperialista concesso in passato dal popolo Saharawi e sia la propria memoria di popolo oppresso, promuovendo invece i deliri di grandezza di una monarchia assolutista travestita da pseudo-democrazia abilmente sostenuta con la più bieca propaganda. Meno comprensibili appaiono le ragioni per cui le potenze economiche mondiali non assumono ferme posizioni davanti a tali soprusi.

Il Marocco depreda sistematicamente le risorse naturali del Sahara Occidentale dal 1975[4] sfruttando i diversi appoggi internazionali. In quell’anno fa sua la più importante miniera di fosfati al mondo, nella regione di Bou Craa, dove parte il nastro portante tutt’ora più lungo del pianeta –100km. ca.– destinato al porto di El Aayoun, capitale del Sahara Occidentale; fa anche sue le acque territoriali del Sahara Occidentale (note come le più ricche in risorse ittiche dell'intero Oceano Atlantico), e inizia lo sfruttamento delle enormi quantità di sabbia minerale delle dune (insostituibile per le spiagge artificiali europee e la costruzione). Ancora sconosciuta è invece la presenza di riserve offshore di gas e petrolio.

Così il popolo del Sahara Occidentale aspetta la fine di un processo di decolonizzazione che sarebbe potuto finire nel 1975 e invece nulla sembra cambiare, complice l’intransigenza marocchina, l’inoperatività dell’ONU e l'appoggio dei grandi potenti, che vedono nella dittatura del Marocco un servile alleato ed un regime obbediente.

Accanto alla Francia, agli USA e alle Organizzazioni Internazionali a loro facenti capo, sono ampiamente implicate nello sfruttamento delle risorse naturali di questa terra anche la Spagna e l'Unione Europea, nonostante la forte opposizione della società civile spagnola e dell’opinione pubblica europea a conoscenza dei fatti. Il governo di Zapatero (e prima quello di Aznar, così come di Felipe González) hanno sempre lavorato negli interessi dei pescherecci spagnoli dimenticando l’enorme responsabilità nella truffa al popolo Saharawi. L’Unione Europea negozia le quote di pesca nel territorio sahariano direttamente col governo di Mohammed VI, violando il Diritto Internazionale e Comunitario. La credibilità della MINURSO è compromessa non solo dalla sua cronica incapacità, ma anche dei torbidi rapporti del proprio personale con le autorità marocchine portando a termine lucrose attività di contrabbando. Sono anche constatati casi di violenza sessuale sulle giovani ragazze saharawi da parte dei cosiddetti peacekeepers, tutti opportunamente archiviati dalla Francia e dagli USA in quanto membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU. La Corte Internazionale di Giustizia, la Carta delle Nazioni Unite, le risoluzioni ONU ed il Diritto Internazionale confermano il diritto del popolo Saharawi all’autodeterminazione. Nessun corpo internazionale o paese riconosce la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale. Ad oggi solo la Francia e gli Stati Uniti sostengono l’ultima truffa marocchina, ovvero la proposta di “autonomia provinciale all’interno del Regno del Marocco” per le province sahariane, a tutti gli effetti un territorio che il Marocco tenta di annettere con l'uso della forza, contravvenendo alla normativa internazionale, o implementando quella legge della giungla che i grandi poteri sembrano essere disposti a imporre.

[1] Frente POLISARIO: Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro (rispettivamente regione nord e regione sud del Sahara Occidentale).

[2] La Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD) è uno Stato riconosciuto da oltre 80 nazioni (latino americani ed africani nella maggioranza) così come dall’Organizzazione per L’Unità Africana (OUA) e l'Unione Africana (UA)

[3] MINURSO: Misión de las Naciones Unidas para el Referéndum en el Sahara Occidental.

[4] Nel 2002 l'ONU si pronunciò sull’illegittimità di questo sfruttamento. L’organizzazione Western Sahara Resource Watch (www.wsrw.org) lavora da anni per organizzare campagne internazionali contro il capitale generato dallo sfruttamento di questa situazione. Grazie a loro, petrolieri di tutto il mondo hanno dovuto abbandonare lavori di esplorazione nel mare sahariano.

a cura di AX

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