Oujda è una fermata d'obbligo per i migranti subsahariani che vogliono raggiungere la Spagna. La maggioranza risiede nel campus dell'università, dove il rettore ha proibito l'accesso alla polizia marocchina. Senza cibo, acqua né mezzi di igiene, aspettano lì un'opportunità per saltare a Melilla.
Questo è quanto si leggeva oggi nel settimanale spagnolo Interviú e che forse ci dovrebbe far riflettere riguardo la situazione di ricatto che vive l'intera popolazione del regime Makhzeniano, come vediamo, senza esclusioni.
“Siete giornalisti? Spagnoli? Vi devo chiedere di accompagnarmi". L'interlocutore era il decano della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Oujda, Mehuimi Mohamed. Alle sue spalle, vari agenti della polizia politica marocchina davano carattere di arresto alle sue parole. La rete di spie nel ghetto di Oujda ha denunciato la presenza di due giornalisti spagnoli tra gli immigranti nascosti nell'università. Da mesi, il rettore dell'Università di Oujda sistema gli immigranti nel loro viaggio verso la Spagna. Nelle installazioni pubbliche aspettano l’opportunità per attraversare in barca o tentare il salto allo steccato di Melilla. Il decano ha proibito l'accesso della polizia al campus per questioni umanitarie. Il recinto era popolato per più di 200 subsahariani. È il gran segreto del Marocco nelle sue conversazioni con la Spagna. Gli immigranti si nascondono a scarsa distanza dal palazzo dove José Luis Rodríguez Zapatero si riunì due settimane fa col monarca Mohamed VI per rinforzare lacci di cooperazione. La volontà del Marocco di occultare quello che lì succede si è tradotto per i due giornalisti spagnoli in più di sei ore di arresto ed interrogatori e la pretesa di eliminare tutte le prove grafiche del reportage che furono recuperate posteriormente grazie all'informatica.
Questo è quanto si leggeva oggi nel settimanale spagnolo Interviú e che forse ci dovrebbe far riflettere riguardo la situazione di ricatto che vive l'intera popolazione del regime Makhzeniano, come vediamo, senza esclusioni.
“Siete giornalisti? Spagnoli? Vi devo chiedere di accompagnarmi". L'interlocutore era il decano della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Oujda, Mehuimi Mohamed. Alle sue spalle, vari agenti della polizia politica marocchina davano carattere di arresto alle sue parole. La rete di spie nel ghetto di Oujda ha denunciato la presenza di due giornalisti spagnoli tra gli immigranti nascosti nell'università. Da mesi, il rettore dell'Università di Oujda sistema gli immigranti nel loro viaggio verso la Spagna. Nelle installazioni pubbliche aspettano l’opportunità per attraversare in barca o tentare il salto allo steccato di Melilla. Il decano ha proibito l'accesso della polizia al campus per questioni umanitarie. Il recinto era popolato per più di 200 subsahariani. È il gran segreto del Marocco nelle sue conversazioni con la Spagna. Gli immigranti si nascondono a scarsa distanza dal palazzo dove José Luis Rodríguez Zapatero si riunì due settimane fa col monarca Mohamed VI per rinforzare lacci di cooperazione. La volontà del Marocco di occultare quello che lì succede si è tradotto per i due giornalisti spagnoli in più di sei ore di arresto ed interrogatori e la pretesa di eliminare tutte le prove grafiche del reportage che furono recuperate posteriormente grazie all'informatica.