Se da una parte i movimenti italiani di appoggio al sahrawi ci congratuliamo dal supporto che alcune delle nostre autorità locali offrono ad un popolo che soffre da 33 anni l'esilio più infame, dall'altra dobbiamo rammentare la nula copertura di altri tragici eventi --come gli accaduti un mese fa a Sidi Ifni, Morocco-- da parte dei nostri media.
Triste è notare che, al contrario di Le Monde, El País, ecc. Il Corriere, La Repubblica e La Stampa non si sono accorti di nulla.
Ci sono informazioni allarmanti riguardo l'attuazione della polizia durante la manifestazione che un migliaio di disoccupati di questa cittadina di 20.000 abitanti del sud del Marocco hanno indetto 30 giorni fa.
Il direttore di Al Jazeera a Rabat, Hassan Rachidi, ha visto annullato l'accreditamento di stampa per il suo canale, e si trova adesso sotto processo per aver detto quanto non si poteva dire: ci sono stati più morti, diverse donne hanno riportato episodi di violenze sessuali, e le solite detenzioni arbitrarie si sono saldate con centinaia di denunce di tortura. Sarà un segno che 50 avvocati si siano mossi per diffendere Rachidi dal regime Makhzeinano a titolo volontario?
La nostra stampa era come al solito troppo impegnata nella morbosa --e forse redditizia-- cronaca come per buttare un occhio sul mondo (fatto salvo Lloret de Mar e l'Eurocopa).
Per rimanere a casa non possiamo che notare che l'ultimo riferimento dal giornale torinese al regno incantato non si faceva eco del clima di repressione che Amnesty, OMCT, ed altre prestigiose organizzazioni internazionali denunciano proprio in questi giorni. Ecco cosa scrivevano (o semplicemente traducevano) gli omini di Giulio Anselmi in questo periodo. Sommersi tra tonno e buchi di golf si sono persi questo. Se non fosse da piangere ci verrebbe da ridere.
Nel nostro piccolo invieremo questo link alle redazioni per ricordargli il loro dovere.
Triste è notare che, al contrario di Le Monde, El País, ecc. Il Corriere, La Repubblica e La Stampa non si sono accorti di nulla.
Ci sono informazioni allarmanti riguardo l'attuazione della polizia durante la manifestazione che un migliaio di disoccupati di questa cittadina di 20.000 abitanti del sud del Marocco hanno indetto 30 giorni fa.
Il direttore di Al Jazeera a Rabat, Hassan Rachidi, ha visto annullato l'accreditamento di stampa per il suo canale, e si trova adesso sotto processo per aver detto quanto non si poteva dire: ci sono stati più morti, diverse donne hanno riportato episodi di violenze sessuali, e le solite detenzioni arbitrarie si sono saldate con centinaia di denunce di tortura. Sarà un segno che 50 avvocati si siano mossi per diffendere Rachidi dal regime Makhzeinano a titolo volontario?
La nostra stampa era come al solito troppo impegnata nella morbosa --e forse redditizia-- cronaca come per buttare un occhio sul mondo (fatto salvo Lloret de Mar e l'Eurocopa).
Per rimanere a casa non possiamo che notare che l'ultimo riferimento dal giornale torinese al regno incantato non si faceva eco del clima di repressione che Amnesty, OMCT, ed altre prestigiose organizzazioni internazionali denunciano proprio in questi giorni. Ecco cosa scrivevano (o semplicemente traducevano) gli omini di Giulio Anselmi in questo periodo. Sommersi tra tonno e buchi di golf si sono persi questo. Se non fosse da piangere ci verrebbe da ridere.
Nel nostro piccolo invieremo questo link alle redazioni per ricordargli il loro dovere.