La Corte conclude che gli elementi e le informazioni portati a Sua conoscenza non stabiliscono l’esistenza di alcun legame di sovranità tra il territorio del Sahara Occidentale e il Regno del Marocco

Corte Internazionale di Giustizia

L'Aia, 16 ottobre 1975

sabato 21 giugno 2008

Daddach menato di nuovo

Brutale percossa all'attivista Saharawi di diritti umani, SIDI MOHAMED DADDACH da parte di poliziotti marocchini in borghese in El Aaiun (Sahara Occidentale), per le sue attività di difensore dei diritti umani, e del diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi.




L'Osservatorio dei Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati di Badajoz è stato informato per la propria vittima di questo atroce atto. L'attivista saharawi, residente in El Aaiun Occupato, Sidi Mohamed Daddach, si dedica alla difesa dei Diritti Umani nel Sahara Occidentale, è Presidente del Comitato Saharawi di Appoggio all'Autodeterminazione nel Sahara Occidentale e Premio Rafto di Diritti dell'Uomo nel 2002. Dadach che è anche collaboratore e traduttore delle Missioni di Osservazione di questo Osservatorio, ha subito la mattina del martedì 17 Giugno, una brutale bastonata per strada, dopo essere uscito dal domicilio della famiglia saharawi Ahl Sbaai, in El Aaiun, dove si erano riuniti per ricevere l'attivista saharawi e difensore dei diritti umani Brahim Sabbar, alla sua liberazione per il Regime marocchino dopo compiere una condanna di due anni nel “Carcere Nero” di El Aaiun, come conseguenza delle sue attività nella difesa dei Diritti Umani.

Sidi Mohamed Daddach era uscito martedì scorso alle 7 del mattino per andare, come molti saharawi, al suddetto domicilio a salutare e congratulare all'attivista Brahim Sabbar per il suo ritorno in libertà. Alle ore 9 mentre usciva dalla casa, l'attendevano molti agenti di polizia marocchini, inviati dal noto torturatore El Bahri Hamid, e diretti dall'ufficiale Aziz Tuhima. Alla chiamata di uno degli agenti e mentre si girava, Daddach ha ricevuto un forte colpo nella testa che lo ha lasciato sdraiato per terra, dopodiché circa 15 agenti hanno cominciato ad aggredirlo con calci, pugni, e colpi di manganello in tutto il corpo, includendo il suo viso e la testa fino a fargli perdere la coscienza. Una volta recuperata la coscienza, dopo una ventina di minuti, hanno cominciato ad insultarlo, umiliarlo, e perquisirlo di forma vessatoria. Gli insulti che gli proferivano, e le urla che riceveva, si riferivano alla sua attività come traduttore negli ultimi processi celebrati a Rabat e Marrakech con le Missioni di Osservatori ai processi contro attivisti, minacciandolo affinché smettesse di accompagnare le Missioni ai processi e le sue attività per il rispetto dei Diritti Umani e la libertà nel Sahara Occidentale. Dopo è stato perseguitato da un altro agente di sicurezza marocchina che gli ha buttato una pietra sulla schiena mentre continuava ad insultarlo fino ad arrivare all’Avenida de Smara di El Aaiun (corso principale della città, NdT.). Era da lunedì scorso che le cosiddette forze dell’ordine marocchine, gli intimorivano e minacciavano che gli avrebbero dato una bastonata che non avrebbe mai dimenticato.


Lo scorso 3 Giugno, questo Osservatorio ha potuto costatare come nel corso dell'ultima sessione del processo contro Enaama Asfari (attivista e membro di CORELSO, Comitato per il Rispetto delle Libertà e dei diritti dell’uomo nel Sahara occidentale), l’imputato ha dovuto dichiarare in biancheria intima davanti al tribunale marocchino perché la polizia che lo custodiva gli ha obbligato a togliersi la Darraa saharawi e i pantaloni, mentre agenti in borghese intimorivano gli accompagnatori saharawi della Missione di Osservazione, dovendo intervenire a loro difesa i Giuristi che agivano come osservatori nel processo. Uno di quelli accompagnatori minacciati in sede giudiziale, era Daddach, che adesso è stato brutalmente picchiato.

Questo Osservatorio dei Diritti Umani dell'Illustre Ordine degli Avvocati di Badajoz, condanna pertanto energicamente questo atto selvaggio di violazione dei diritti umani, la repressione esercitata sugli attivisti e il traduttore, collaboratore di questo Osservatorio, Sidi Mohamed Daddach, Presidente del Comitato Saharawi di Appoggio all'Autodeterminazione nel Sahara Occidentale, ed esigiamo alle Autorità Marocchine che investighino questa azione brutale, e perseguano i suoi autori, come rispetto dei numerosi Trattati Internazionali sottoscritti per il Regno del Marocco, e gli Accordi Internazionali che obbligano al rispetto della popolazione saharawi, ultimo territorio ancora a decolonizzare dell'Africa.

Esortiamo al governo Spagnolo, all'Unione Europea e le Nazioni Unite, affinché vigilino e difendano la popolazione civile saharawi, abbandonata a sua sorte nei Territori Occupati del Sahara Occidentale, dalle flagranti violazioni dei diritti umani commesse dagli occupatori, e che premano al regime di Rabat affinché permetta al popolo saharawi il legittimo esercizio del diritto all'autodeterminazione, la cui legittima richiesta è causa principale di queste violazioni da parte del Marocco.

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mercoledì 18 giugno 2008

Un responsabile marocchino riconosce crimini di guerra nel Sahara


Uld Errachid rivela crimini di guerra da parte di ufficiali dell'Esercito marocchino contro civili saharawi


ALI LMRABET. Corrispondente El Mundo

RABAT – “Ci sono delle persone […] si tratta di tre o quattro ufficiali dell'Esercito, che hanno commesso quelli che possono essere chiamati crimini di guerra contro prigionieri al di fuori dell'ambito della guerra" e "molti civili furono lanciati al vuoto da elicotteri o sepolti vivi" semplicemente per essere saharawi.
Chi rompe un tabù affermando che vari ufficiali marocchini hanno commesso gravi crimini di guerra nel Sahara Occidentale non è né un distaccato dirigente Polisario né un attivista saharawi pro indipendenza. Colui che accusa alte cariche dell’Esercito marocchino è Jalihenna Uld Errachid, l'attuale presidente del CORCAS (Consiglio Reale Consultivo per gli Affari del Sahara).

Uld Errachid è un'eminente saharawi chierato dalla parte marocchina --varie volte ministro nei governi di Hasan II-- ed uno dei negoziatori nelle recenti trattative con l'indipendentista Fronte Polisario a Manhasset, USA.
Jalihenna Uld Errachid non fece pubblicamente queste dichiarazioni, bensì a porte chiuse, all'interno delle sedute dell'Istanza per l'Equità e la Riconciliazione, un organismo creato dal re Mohamed VI per chiarire le gravi violazioni dei Diritti umani perpetrati durante il lungo regno di suo padre Hassan II.
La sua testimonianza, che fu registrata e trascritta nel 2005, non doveva essere messa a conoscenza del pubblico, ma un quotidiano di Casablanca, Allo Yarida All'Ula, decise di pubblicarlo integralmente, mentre annunciava contemporaneamente di possedere altre registrazioni dello stesso stampo di alte personalità marocchine che testimoniarono davanti alla stessa Istanza.
Queste gravi accuse riguardanti il conflitto del Sahara Occidentale, un tema sensibile in Marocco, non furono confermate, come abitudine, da organi di stampa affini al regime, ma anzi il presidente del Consiglio Consultivo dei Diritti umani (CCDH), un organismo ufficiale, si affrettò ad avviare richiesta per il divieto di pubblicazione del resto dei documenti al giornale Allo Yarida All'Ula.
Effettivemente la pubblicazione di questi documenti sia un vero colpo basso per il Marocco. Dal marzo 2007 l'Udienza Nazionale della Spagna ha chiesto al giudice Baltasar Garzón di indagare sulle accuse di "crimini internazionali" commessi per "32 dirigenti e militari marocchini" nel Sahara Occidentale dal 1975.
Queste accuse sono contenute in una denuncia presentata il 14 settembre 2006 da varie associazioni spagnole di Diritti umani davanti all'Udienza Nazionale, che stimano in 542 il numero di saharawi desaparecidos dal 1975.
Garzón, mediante una commissione rogatoria, ha promosso il quesito alle autorità giudiziarie marocchine per sapere se quei fatti sono stati indagati o se esiste qualche procedimento penale in corso contro i denunciati: per il momento non ha ricevuto nessuna risposta.
A Rabat, si teme che vari dei nomi citati nella querela --molti di loro continuano ad occupare alte cariche nell'Esercito-- siano gli stessi dei quali parla Jalihenna Uld Errachid. Del resto, Ali Anouzla, il direttore di Allo Yarida All'Ula, ha annunciato che il suo quotidiano continuerà a pubblicare le trascrizioni.

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Lettera del Presidente del Sud Africa

Una settimana fa pubblicavo una tanto bella quanto rara notizia: il presidente dell'Algeria poneva 3 conditio sine qua non all'ingresso del suo paese nel progetto di Unione Mediterranea auspicato da Sarkozy et al. Avevo allora in mente di pubblicare un altro esercizio di onestà politica, e dunque mi sembra oggi doveroso dare il giusto rilievo ad una delle più sincere lettere mai viste in ambito diplomatico. Godetevela!

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Presidente della Repubblica del Sud Africa 1 agosto 2004

Sua Maestà Re Mohamed VI
Rabat
Regno del Marocco.

Vostra Maestà,

Ho l'onore di trasmettervi i saluti del nostro governo e i miei personali, ben certi dei nostri punti di vista a proposito del conflitto del Sahara Occidental.

La vostra maestà si ricorderà che alcuni anni fà il nostro presidente di allora, Nelson Mandela, aveva annunciato la decisione del nostro governo di riconoscere e stabilire relazioni diplomatiche con la Repubblica Araba Sahrawi Democratica (RASD) in conformità con le decisioni dell'OUA .

Il vostro defunto padre, sua maestà Re Hassan II, aveva chiesto al Presidente Mandela di non dar seguito a questa decisione. Il Segretario generale delle Nazioni Unite di allora, Botrus Botrus Ghali, e altri leader mondiali avevano fatto giungere una richiesta simile al presidente Mandela.

Questo punto di vista ci è stato comunicato anche quando siamo saliti alla presidenza del nostro paese. Le argomentazioni avanzate erano che bisognava dare una possibilità di riuscita ai negoziati in corso sotto gli auspici del Consiglio sicurezza dell'ONU e del Segretario generale dell'ONU. Si c'è detto che il nostro riconoscimento della RASD avrebbe minato seriamente i negoziati in corso.

Abbiamo rispettato e stimato i punti di viste espressi dal re e dal governo del Marocco, dai capi di altri paesi con cui intratteniamo relazioni amichevoli e le Nazioni Unite.

In conseguenza a queste richieste dopo 10 anni dalla nostra liberazione non abbiamo riconosciuto la RASD, resistendo alle pressioni del Fronte Polisario e di alcuni Stati membri dell'OUA, ora UA, che ci chiedevano di rispettare la decisione dell'OUA e dell'UA di riconoscere il RASD.

Durante questo periodo, abbiamo cercato senza tregua di convincere il Fronte Polisario di fare il massimo per contribuire alla conclusione dei negoziati condotti dall'ONU, conformemente alle decisioni dell'ONU, ivi compreso il "Piano di pace per l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale."

Abbiamo regolarmente informato la direzione del Fronte Polisario della nostra determinazione ad ascoltare con attenzione i pareri e le domande dei capi di stato, di cui abbiamo apprezzato i pareri. Non abbiamo nascosto il fatto che questi si erano espressi contro lil riconoscimento della RASD.

Abbiamo detto al Fronte Polisario che eravamo convinti che il rispetto di questa consegna era il migliore contributo che potevamo dare al successo del piano di pace e di altre proposte che portassero ad un referendum che desse al popolo del Sahara Occidentale la possibilità di esercitare il suo diritto all'autodeterminazione.

Ci siamo dunque molto turbati leggendo il rapporto del 23 aprile 2004 del Segretario generale dell'ONU M. Kofi Annan sul Sahara Occidental che afferma:

"a mio avviso e del mio Inviato personale, la risposta finale del Marocco al Piano di pace esigerebbe che le parti interessate accettino di trattare un regolamento della questione del Sahara Occidentale, fondata sull'autonomia nel quadro della sovranità marocchina ". Il problema della sovranità è, con tutta evidenza, il problema fondamentale che ha diviso le parti durante tutti questi anni . Il Marocco non accetta il Piano di regolamentazione che aveva sottoscritto per numerosi anni. Bisogna ricordare che se il Marocco aveva accettato il progetto di accordo-quadro, rifiuta l'esame di ogni proposta che tenda a dividere il Territorio e non accetta adesso nemmeno gli elementi essenziali del Piano di pace".

Naturalmente, a questo riguardo, abbiamo appreso della risposta del 09 aprile 2004 data dal regno del Marocco alla proposta dell'inviato personale del Segretario generale dell'ONU di allora, M. James Baker, intitolata "Piano di pace per l'autodeterminazione del Sahara Occidentale", come comunicato dal vostro ministro degli Esteri e della cooperazione, M. Mohamed Benaissa.

Come vostra maestà sa, questa risposta contiene le seguenti affermazioni categoriche:

"per quanto riguarda il Regno del Marocco la soluzione è quella dell'autonomia, e non è negoziabile," "Il Marocco si rifiuta di negoziare con chiunque metta in discussione la sua sovranita e integrità territoriale e quindi il Marocco non inizierà negoziati con chiunque metta in discussione la sua sovranità e l'integrità del suo territorio."

Maestà, vi rendete conto del fatto che quando il SG dell'ONU Kofi Annan nei suoi commenti alla risposta del vostro governo dice che "Ora, se la risposta finale del Marocco al Piano di pace denota una volontà di proseguire l'azione per giungere ad una soluzione politico del conflitto, denota anche senza equivoci che la "soluzione politica dell'autonomia non può che essere definitiva ", ciò ha delle incidenze nefaste sull'autodeterminazione, come prevista nella risoluzione 1429 (2002) ".

Siete certo informati della risoluzione 1541 (2004) del Consiglio di sicurezza dell'ONU che è stata adottata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza, in seguito alla discussione sul rapporto del SG dell'ONU del 23 aprile 2004.

In questa risoluzione, il Consiglio di sicurezza ha reiterato il suo impegno ad aiutare "a giungere ad un regolamentazione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile che permetta l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale nel quadro di soluzioni conformi agli scopi e ai principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite."

Siamo interamente d'accordo col Consiglio di sicurezza che la questione del Sahara Occidentale deve essere risolta sulla base di questo impegno.

Dal 1985, quando il segretario generale delle Nazioni Unite, in cooperazione con l'organizzazione dell'unità africana (OUA), ha deciso una missione di mediazione per giungere "alle proposte di regolamentazione" che sono state approvate dal Consiglio di sicurezza nel1990, l'Africa ed il resto della comunità internazionale hanno cercato una soluzione che dia al popolo del Sahara Occidentale la possibilità di scegliere liberamente tra l'indipendenza e l'integrazioni al Marocco.

Di conseguenza, quando abbiamo rimandato il riconoscimento della RASD era nella convinzione che tutti due, il Marocco ed il Fronte Polisario, lavorerassero col SG dell'ONU ed il Consiglio di sicurezza per mettersi di accordo sulle modalità di un processo che permetteresse al popolo del Sahara Occidentale di esercitare il suo diritto all'autodeterminazione, confermemente ai principi ed agli scopi della Carta delle Nazioni Unite e ai relativi documenti dell'OUA e dell'UA.

Tuttavia, la risposta al piano di pace dell'ONU del governo del Marocco del 9 aprile cerca senza equivoci di privare il popolo del Sahara Occidentale del suo diritto all'autodeterminazione, in contraddizione col diritto internazionale fondamentale ed inviolabile e degli impegni precenti presi solennemente dal governo del Marocco.

Per quanto che riguarda questa ultima considerazione, sono convinto che il SG dell'ONU ed il suo Inviato personale abbiano raggiunto la certezza che il Marocco non accetta il piano di regolamentazione al quale aveva aderito numerosi anni fà , e ugualmente ora non accetta gli elementi essenziali del piano di pace.

La risposta del 9 Aprile del vostro governo propone una idea di "autodeterminazione" del Sahara Occidentaleche che dovrebbe essere esercitata dal popolo secondo parametri fissati dal governo del Marocco. Il vostro governo definisce allora questi parametri come una soluzione di autonomia che escude a priori che l'opzione dell'indipendenza sia sottoposta alla popolazione del Sahara Occidentale.

Dovete convenire, Maestà che questo costituisce un chiaro tentativo di negare il diritto all'autodeterminazione che l'ONU e la sua Carta è tenuto a difendere e fare applicare, e che da due decenni cerca di fare applicare per il popolo saharawi.

Abbiamo espresso nel passato la nostra profonda e chiara riconoscenza per l'importante contributo che il Marocco ha dato alla nostra lotta per l'autodeterminazione, nel contesto specifico della lotta contro l'apartheid nel nostro paese. Questo ha creato una base solida per lo sviluppo delle relazioni di amicizia e di solidarietà che i nostri due paesi hanno cercato di stabilire con successo dopo la nostra liberazione nel 1994.

A questo riguardo, c'è dispiaciuto il fatto che, a causa della questione non risolta del Sahara Occidental, il Marocco non è in grado di giocare il ruolo che gli spetta per il rinnovamento del nostro continente in quanto membro attivo dell'OUA e dell'UA.

Ugualmente, per quanto riguarda una questione simile, non risolta ed importante della Palestina, abbiamo lavorato insieme sulla base che i nostri due paesi sono uniti nella loro determinazione di fare tutto ciò che è nel loro potere per garantire al popolo palestinese l'esercizio del suo diritto all'autodeterminazione ivi compreso l'indipendenza.

Queste conclusioni sono il frutto dell'esperienza che ci ha confortati durante i periodi più difficili della nostra storia, quando il Re Mohamed V e Hassan II, il governo ed il popolo del Marocco hanno preso una posizione di principio secondo cui noi ed il nostro popolo dovevamo essere sostenuti nell'esercizio del nostro diritto all'autodeterminazione.

Eravamo convinti profondamente che anche per ciò che riguarda il problema del Sahara Occidentale, indipendentemente della storia della colonizzazione di questa parte dell'Africa, il Marocco sarebbe rimasto fedele alla sua tradizione di rispetto del principio di autodeterminazione per tutti i popoli.

Abbiamo pensato che il Marocco avesse come obiettivo centrale nei negoziati condotti dall'ONU di assicurare al popolo del Sahara Occidentale il suo diritto all'autodeterminazione, rallegrandoci della possibilta che decidesse liberamente di diventare una regione del Marocco.

Con nostro dispiacere , la risposta del 9 aprile del governo del Marocco all'inviato personale del SG dell'ONU ci ha convinti che ci siamo sbagliati. Sembra chiaro adesso che il Marocco non ha assolutamente l'intenzione di rispettare il diritto del popolo del Sahara Occidentale a scegliere il suo destino.

Ha invece deciso unilateralmente, senza riferimento al popolo del Sahara Occidentale né rispetto alle risoluzioni dell'ONU e dell'UA, che tutti sono obbligati ad accettare, per una soluzione che "consiste in un'autonomia nel quadro della sovranità del Marocco."

Per chiarire questo punto, il vostro governo è andato oltre indicando che "il carattere definitivo della soluzione di autonomia non è negoziabile". Il Marocco non è disposto ad impegnarsi con nessuno in negoziati sulla sua sovranità e la sua integrità territoriale.

Ma, come sulla Palestina, il problema del Sahara Occidentale comporta ineluttabilmente il problema del territorio e della sovranità su questo territorio. Insistere affinché questi aspetti non siano parti integranti di una soluzione , significa pretendere che nessuna soluzione giusta deve essere ricercata.

I recenti sviluppi nati delle decisioni del vostro governo non ci permettono più di sperare che il risultato del nostra riconoscimento della RASD sia un elemento a favore di ciò che il Consiglio di sicurezza chiama una soluzione politica, giusta, duratura e reciprocamente accettabile che permetta l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale.

Il vicolo cieco provocato dalle posizioni del governo del Marocco ha creato una situazione tale che ritardare ancora il nostro riconoscimento della RASD avrebbe significato un abbandono del nostro sostegno al diritto del popolo del Sahara Occidentale all'autodeterminazione.

Per noi, non riconoscere la RASD in questa situazione è diventare un complice della negazione del diritto all'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidental. Ciò costituirebbe un tradimento grave ed inaccettabile della nostra stessa lotta, della solidarietà che il Marocco ci ha dato, e del nostro impegno a rispettare la Carta delle Nazioni Unite e l'atto costitutivo dell'Unione africana.

Ciò suggerirebbe che ciò che ho appena detto siano solo parole, senza obbligo per noi di rispettare solenni accordi internazionali.

Vostra maestà si rende anche conto del fatto che la recente Assemblea dell'Unione Africana ha deciso che il nostro paese ospiterà il Parlamento Panafricano. Il popolo del Sahara Occidental sarà chiamato a mandare i suoi delegati eletti in questo parlamento, come rappresentanti del popolo della RASD.

Sarebbe chiaramente insopportabile rifiutare a questi delegati l'ingresso nel nostro paese perché non li riconosciamo quali rappresentanti legittimi di un Stato africano riconosciuto dall'UA e che partecipa ai suoi lavori come Stato membro.

Nella sua risoluzione 1541 (2004), il Consiglio di sicurezza ha deciso "di prolungare il mandato della Missione delle Nazioni Unite per il referendum al Sahara occidentale (MINURSO) fino al 31 ottobre 2004". sarebbe una grande soddisfazione per noi se la tregua che dà questo rinvio potesse servire finalmente a concludere i negoziati sul Sahara Occidentale, in accordo con le precedenti decisioni internazionali che ci hanno dato la speranza che una pace giusta fosse possibile.

Alla luce degli sviluppi ai quali mi sono riferito, abbiamo cominciato delle discussioni col Fronte Polisario per concordare le modalità dell'apertura dell'ambasciata della Repubblica Araba Saharawi Democratica nel nostro paese.

Devo informare anche Vostra Maestà che continueremo a sostenere l'ONU e gli sforzi dell'UA per permettere al popolo del Sahara Occidentale di esercitare il suo diritto all'autodeterminazione, utilizzando tutti i mezzi possibili e legittimi a nostra disposizione.

Aspettando, accorderemo al Fronte Polisario tutti i diritti e privilegi che sono dovuti a tutti gli Stati membri dell'UA per adempiere i nostri obblighi verso l'UA ed i popoli dell'Africa e fornire una sede al Parlamento Panafricano.

Permettetemi, Maestà, di approfittare di questa comunicazione per ringraziarvi sinceramente del vostro messaggio di congratulazioni dopo la decisione del comitato direttore della FIFA di accettare la nostra offerta di accoglire i campionati del mondo di calcio 2010, così è nostra convinzione che il Marocco avrà la stessa opportunità in futuro.

Vogliate gradire, Maestà, l'assicurazione della nostra più alta considerazione.

Thabo Mbeki

Presidente della Repubblica de Sud Africa

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SOS Informazione Libera


SaharaLibreTorino promuove l'iniziativa "Arrestateci tutti. Disobbedire per informare".
Il governo italiano si allinea alla politica di repressione e controllo dell'informazione,
già implementata dal governo marocchino nel Marocco e nel Sahara Occidentale
Clicca sull'immagine per aderire

Sono giorni di fuoco per l'informazione!

Sentimenti comuni di amarezza e sgomento pervadono tutti coloro che sognano la libertà.

Sahariani, Palestinesi, Italiani che siano.

Pochi giorni fa in un'azzardata tesi sottolineavo come sotto il vessillo ove compaia la fatidica combinazione BIANCOROSSOVERDE sia diventato troppo facile accostare l'idea di repressione, violenza, abbandono, potere ai forti e debolezza per i deboli.

In Italia succede in queste ore che quella situazione in cui la maggior parte degli organi di informazione lavorano al servizio dei potenti, ebbene saranno ancora più assoggettati a questa prassi per un mero vincolo legale: a questo porteranno le leggi che verranno approvate nei prossimi giorni dal nuovo governo Berlusconi.

Non siamo giornalisti, per carità, ma cerchiamo di promuovere una causa che, stranamente in Italia viene taciuta da anni. Non posso quindi che sentirmi solidale con chi si batte giornalmente per un'infomazione libera, e quanto più possibile sana.

Solidarietà a Mostapha Hurmatallah del periodico Al Watan Al, Rachid Nini direttore del giornale Al-Massae, Karim Selmaoui fotógrafo del giornale Al-Massae, Hassan Rachid direttore dell'emittente araba Al-Jazira, tutti i giornalisti marocchini, condannati o prossimi a esserlo in scontati processi, per aver pubblicato notizie o immagini scomode, non funzionali all'informazione regia.

Solidarietà a Carlos Gonzalez, regista e direttore di fotografia, simbolo di tutti quei giornalisti, fotografi e persone comuni sensibili alla repressione militare nel Sahara Occidentale, a tal punto da voler toccar con mano ciò che succede, finendo per essere puntualmente espulsi da quei territori non dopo essere stati interrogati, intimati, minacciati e quant'altro.

Solidarietà ad Antonino Monteleone, giornalista reggino il cui blog, www.antoninomonteleone.it è stato messo sotto sequestro per aver riportato notizie vere e scomode alla casta politica italiana.

Solidarietà a Marco Travaglio
Riporto un passaggio dell'articolo che questo GIORNALISTA pubblica sul suo blog voglioscendere.it

"Disobbedire se resterà l’ultima strada. Se il futuro che ci aspetta sancirà le nuove leggi del terzo governo Berlusconi, che è uguale al primo e al secondo, con buona pace di chi (non noi) si aspettava la stagione dello statista da consegnare alla Storia. Come se un miliardario di 72 anni potesse cambiare qualcosa, una virgola o un capello, delle proprie ossessioni e privilegi e prepotenze.

Dunque niente intercettazioni e niente notizie. Magistrati nella rete. Giornalisti in galera. Politici schermati dalla legge. Periferie presidiate. Campi nomadi circondati. Clandestini passibili di arresto. Carceri sempre più piene di soli poveracci: tossici, extracomunitari, gli ultimi dell’ultimo girone.

Mai più un banchiere molestato da indagini. Mai più un primario, né una clinica. Mai più un fabbricante di strade e di ponteggi pericolanti. Mai più i trafficanti di calciatori, di bond argentini e di sub prime. Mai più scalatori di banche e di assicurazioni.

Giornali e giornalisti obbligati al silenzio. Editori passibili di immediati ricatti, con perigliose battaglie legali, ritorsioni economiche, guerriglie normative senza fine. Oppure gentilmente blanditi dalle dolcezze del quieto vivere. E dal veleno di dossier (veri o falsi) ma ugualmente clandestini e clandestinamente compilati per allestire ricatti ideati da tutti gli spioni disponibili nei sottofondi della repubblica.

Chiedo venia per aver privato di un piccolo spazio o forse promosso, la causa del nostro popolo Saharawi.
Credete, mi sento sempre più solidale con quei problemi di repressione, di violenze e sotterfugi, studiati a tavolino per cancellare l'informazione libera.

a cura di FreeSahara

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domenica 15 giugno 2008

Il Marocco ed il credito ...


Se facendo credito
ho degli amici
e li perdo per riscuotere,
per evitare i nemici
la cosa migliore è non far credito!

Questo curioso accostamento foto/mattonella era proposto in un ristorante del porto di El Aaiún.
Mohammed VI applica alla lettera questa massima nella gestione della politica estera. Sembra incredibile che lo faccia in maniera libera, agli occhi di tutto il mondo, agli occhi di istituzioni complici che permettono che succedano questi due fenomeni, paralleli e collegati:
- il Marocco non fa credito: gli accordi commerciali stipulati negli anni, hanno il guadagno come unico peso e misura.
Mohammed VI non fà sconti e se concede esplorazioni petrolifere, commercio di sabbia, installazioni militari USA (in territori che nn sono Marocco nè di diritto nè di fatto!) e via dicendo, lo fa sicuro di continuare a tenere sotto scacco la comunità internazionale
- il Marocco non sa cosa siano gli amici: Mohammed VI ha definitamente abbandonato l'idea di avere amici.
In definitiva ha capito che i nemici vanno benissimo, basta sia possibile tenerli a bada con la forza, poco importa se violando diritti umani e principi a cui nessuno crede più. I Saharawi ne sanno qualcosa, peccato non abbiano fatto nulla per meritarsi questo trattamento, anzi avendo una tradizione storica pacifica e collaborativa col Marocco.
Soprattutto Mohammed VI è forte di un'intuizione alla base di tutte le politiche diplomatiche mondiali: i falsi amici servono, e più hanno paura, più reggeranno il "buon viso a cattivo gioco".
Re Juan Carlos I di Spagna e J.L. Zapatero ne sono un esempio: un paese direttamente responsabile della tragedia del popolo Saharawi, con un ottima reputazione internazionale, che bisogno ha di perpetrare nel suo errore?
E l'Italia? L'ultima affermazione sul tema sahariano risale al 17 aprile 2007 quando l'ex Ministro degli Esteri Massimo D'Alema, in un incontro con il primo ministro algerino Abdelaziz Beljadem, si proclamava a favore del referendum di autodeterminazione, in accordo con l'azione dell'ONU.

Morale della favola: in un anno è caduto il governo da D'Alema e il Frente Polisario ha "inibito" Peter Van Walsum dalle sue funzioni di osservatore speciale del conflitto Marocco-Sahara Occidentale, quale inviato personale del Segretario Generale dell'ONU , che dichiara senza alcun pudore in data 19 maggio 2008 "Ho sentito la necessità di ribadire che l'indipendenza dell'Sahara occidentale non è un obiettivo realizzabile"

... Chi proverà a considerare il credito del popolo Saharawi ha nei confronti della comunità mondiale?

a cura di FreeSahara

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